(Vincenzo Ferro)Tra sabato 11 e domenica 12 aprile 2015 ho partecipato ai Campionati Mondiali ed Europe di 24ore a Torino. Gli altri siciliani presenti alla partenza erano Michele D'Errico, Inge Poidomani e Alberto Bertuccio. Ognuno aveva preparato la gara in modo diverso e voleva portare a casa un risultato importante visto anche il carattere internazionale dell'evento. Personalmente si trattava di consolidare un risultato acquisito nella prima gara analoga portata a termine alla fine dell'anno 2014 presso Putignano ma sicuramente l'obiettivo era senz'altro quello di andare oltre i 151km e mezzo li conseguiti. Arrivato nel primo pomeriggio di venerdì ho avuto la possibilità e la fortuna di assistere alla presentazione ufficiale delle squadre partecipanti presso lo Stadio Nebiolo all'interno del Parco Ruffini, un bellissimo polmone verde dentro una città apparsa poco caotica e con un sistema viario ampio e poco congestionato dovuto anche alla completa chiusura di negozi e alimentari che invece dalle nostre parti “vive” esageratamente nelle ore del week-end.
Al ritiro pettorale si respirava già un’aria insolita dovuta alla presenza di numerosissimi stranieri venuti anche d’oltreoceano.. addirittura è stato difficile trovare altri italiani!!!
Algeria, Australia, Austria….. incominciavano a sfilare le rappresentative con tutti gli atleti felici e sorridenti ed infine, a chiudere lo show, l’Italia capitanata da Nerino Paoletti grandissimo atleta che ho avuto la fortuna di conoscere in varie ultramaratone così come la fortissima e umilissima Luisa Zecchino. Dopo i saluti di rito del Comitato Organizzatore ci siamo ritrovati tutti in piedi per il saluto alla nostra Bandiera e vi confesso che un brivido di commozione ha attraversato tutto il mio corpo quando insieme ai presenti ho intonato l’Inno di Mameli.
La mattina seguente arriviamo insieme a Michele al Parco e ci ritroviamo con Inge. Bisognava prepararsi alla gara soprattutto dal punto di vista logistico! Nonostante non mi reputi un veterano della strada (due anni e mezzo di gare e solamente 20 tra ultramaratone e maratone al mio attivo fino a quel momento) ho acquisito una certa esperienza nella gestione di questa tipologia di gara avendo partecipato a diverse 6Ore, una 50km, due volte il Passatore, due Ultratrail, una 12 Ore, una 24Ore e soprattutto una sfida in trekking in autosufficienza di 78km da Capo d’Orlando a Randazzo in Linearetta insieme alla mia “sorella” runner SuperElena Cifali.
Una endurance da 24 Ore si progetta e si programma non solo con l’allenamento ma soprattutto dalla logistica. E vi posso assicurare che avere la fortuna di essere seguiti in gara, nei cambi e nei ristori è sicuramente e senza ombra di dubbio un grande vantaggio. Detto questo io, come del resto anche i miei amici siciliani di gran lunga più esperienti dello scrivente, ho dovuto arrangiarmi da solo!! Poiché abbiamo la “fortuna” di partire sempre da molto lontano non puoi portarti dietro tante cose specialmente quando devi prendere l’aereo. Pertanto bisogna scegliere bene cosa mettere in borsa per gestire al meglio diverse situazioni che possono venirsi a creare durante la competizione. I team delle nazionali partecipanti al Campionato del Mondo ed Europeo sono stati collocati con i loro gazebi all’interno dello stadio lungo il rettilineo opposto al gonfiabile con la postazione di rilevazione cronometrica. Agli accompagnatori dei partecipanti alla gara Open, invece è stato concessa la sistemazione lungo il rettilineo all’esterno dello stadio che coincideva con l’area di Partenza della manifestazione. In tanti hanno incominciato a sistemare i propri gazebi e noi appena arrivati abbiamo segnato e delimitato con un bastone sul fondo sterrato la nostra area di neutralizzazione. Dopodichè siamo riusciti a procurare dei tavoli e delle sedie, mentre la carissima ultraranner Marinella Satta metteva a disposizione delle brandine da campeggio con coperte. Ognuno ha preparato con cura il proprio spazio non tralasciando nulla al caso; tra poco meno di un’ora avrebbe avuto inizio l’avventura e per le lunghissime 24 ore seguenti quello spazio sarebbe stato il nostro punto base. Come da previsioni meteo l’aria era primaverile ma ci sarebbe stato molto caldo nelle ore centrali (si è arrivati a 26°C) mentre la notte era previsto un repentino abbassamento delle temperature (minima registrata 8°C nelle ore notturne). I giudici di gara ci avevano informati che anche la gara Open sarebbe stata assoggettata alle regole del Campionato Mondiale pertanto solo maglie delle rispettive società e niente sponsor!! Pertanto ho scelto (!) di partire con la mia unica canotta della Atletica Sicilia e pantaloncini corti; sul tavolo nelle mie sacche avevo preparato: 2 maglie a manica corta, 1 maglia termica manica lunga, guanti, gilet, manicotti, calze, pantaloncini corti, pantaloni aderenti lunghi, 2 bandane, giacca k-way e crema. Considerata la caratteristica di endurance della gara durante gli allenamenti di preparazione ho evitato di fare uso di ogni tipo di integratore, barrette, gel o quant’altro e pertanto non avevo previsto alcun supporto alimentare ad eccezione di una bottiglietta da ½ litro di acqua naturale che è servita durante le soste notturne. Infatti in una 24Ore l’organizzazione deve essere molto attenta e non può e non deve fare mancare nulla agli atleti in gara… all’unico posto ristoro ufficiale ubicato sul rettilineo subito dopo la stazione di cronometraggio si poteva trovare di tutto già dai primi chilometri: acqua, coca cola, the freddo, sali minerali, biscotti, torta, crostate, marmellata, burro, formaggi, prosciutto, miele, pane, arance, mele, frutta secca e dopo le prime ore di gara the caldo, caffè, patate bollite, pasta e riso. Nonostante questo dovete immaginare che anche all’interno dei gazebi o delle tende dei supporter dei runner della gara Open si cucinava sul posto e vi assicuro che intorno alle 14:00 il profumo che avrebbe avvolto l’intero circuito era davvero invitante!!!
Prima della partenza insieme a Inge abbiamo fatto un giro del circuito lungo esattamente 2,00 km; dal rettilineo del nostro punto base si entrava all’interno dello stadio con una curva a dx oltre 90° e una discesa molto ripida di circa 40m, conclusa con una cunetta insidiosa, ci portava in pista. All’uscita ritrovavamo il tratto precedente in salita e con un’altra curva a dx 90° ritrovavamo un rettilineo di circa 200m. altra curva a dx 90° e davanti a noi un lungo rettilineo alberato di circa 400m. Nuova curva a dx meno 90° e nuovo rettilineo di 300m. In quel punto curva a sx 90° e tratto in leggera pendenza positiva con finale curva a gomito 180° dove era presente un altro punto di controllo chip. Stesso tratto in leggera pendenza negativa e nuova curva a dx 90° con curva a sx che ci riportava al rettilineo d’inizio. Ci eravamo incrociati con Alberto che aveva fatto la stessa cosa. Lo start è avvenuto alle 10:00 del sabato; 100 metri separavano la linea di partenza dei nazionali partecipante ai Mondiali dagli Open. Durante le prime ore di gara il ritmo è stato abbastanza tranquillo ed in linea con gli allenamenti. Dopo meno di quattro ore avevo percorso 20 giri e avevo meritato il primo piatto di pasta. Alle sei ore di gara completo il 28 giro insieme Michele; Alberto ci precede di due giri mentre Inge si trova 2 giri dietro. A mio parere due indicatori importanti per controllare e fare delle prime previsioni sul risultato finale raggiungibile sono il passaggio alle 12 ore ed il raggiungimento dei 100km! Quest’ultimo lo considero più di un traguardo intermedio… è una vera conquista e mi riporta alla mitica gara del Passatore che però non può essere messa sulla stessa bilancia. Precedentemente dopo 12ore avevo percorso 85km mentre avevo raggiunto i 100km in 14:20. Ebbene fino a quel momento le gambe giravano a meraviglia, nessun fastidio niente fiatone, alimentazione sotto controllo. Ad ogni giro non mancava qualcuno che mi incitava ed anche io ricambiavo alle atlete e atleti stranieri ma soprattutto con i nostri Nazionali. Tra i volti noti non potrei fare a meno di parlare di Ivan Cudin! Del suo valore meramente sportivo neanche mi soffermo tante le sue vittorie e record; avevo letto che era una persona semplice e umile e lo ha dimostrato anche in gara sempre sorridente e pronto a ricambiare tutti gli incitamenti. Addirittura è sembrato ai miei occhi ancora più “umano” quando per problemi al ginocchio ha dovuto fermarsi e poi ha completato la gara camminando. Già! Per ottenere un grande risultato non bisogna fermarsi, se non per pochissimo tempo, ma non tutti riescono a mantenere il ritmo fino alla fine. A tal proposito, consapevole delle mie possibilità, avevo programmato di effettuare una unica sosta lunga per riposare subito dopo il raggiungimento dei 100km. Alle prime 12 ore di gara avevo percorso ben 94km ed il traguardo dei 100km è arrivato dopo 13:06; dunque ricco rifornimento con the caldo cioccolato e riso in bianco e guadagno una sosta di 2h. Quando rientro in gara sono le 2:00 della Domenica, l’aria è abbastanza fredda e umida ed un fastidioso venticello impatta su di noi lungo il tunnel in discesa d’ingresso allo stadio. In quel momento sono al 54giro, Michele sta completando il 61°, Inge il 56° mentre Alberto sembra volare e si accinge a completare il 66° giro. Riposato ed effettuato il cambio completo con pantaloni lunghi, maglia + gilet, manicotti, guanti e bandana, ritrovo la freschezza della mattinata; non sento alcun fastidio per la temperatura (in tanti correvano o per lo più camminavano coperti in malo modo con addosso coperte termiche o piumini) penso agli allenamenti di qualche giorno prima fatti ai Monti Rossi con le stesse condizioni meteo, Tre, quattro cinque giri, 10km in meno di un’ora, recupero posizioni il mio ritmo è addirittura più veloce dei migliori nazionali… però al 60° giro avverto all’improvviso un fastidioso dolore al ginocchi dx; in tanti avevano già avvertito quel dolore come Michele… come il campione Cudin!! Allo stesso momento cala il buio su tutto l’impianto sportivo e le luci spot illuminano a presepe lo stadio e gli stand sembrano vere e proprie bancarelle alimentari. Senza il tabellone illuminato che rappresenta il punto di riferimento entro nello sconforto e perdo il senso della distanza,,,, fare un giro nelle condizioni di quel momento diventava sempre più difficile. Altri due giri e controvoglia ma necessariamente dovevo guadagnare nuovamente la brandina. Resto fermo per un ora abbondante al riparo nel pistino indoor sotto la tribuna. Al risveglio scorgo dei soccorritori della croce rossa che armeggiando flebo, massaggiano e curano un runner disteso su una brandina qualche fila davanti a me. Rientro in gara alla 20°ora, l’illuminazione era stata ripristinata ma sono ancora al 64° giro; contemporaneamente la gara dei miei amici non aveva visto sosta , Michele anche se dolorante aveva concluso il suo 67°giro, Inge col suo passo leggero ma costante aveva superato i 65 giri mentre Alberto continuava a macinare kilometri giungendo ai 77 giri. Una delle caratteristiche affascinanti di una gara di 24Ore, ma nello stesso momento logoranti dal punto di vista mentale, è il fatto che ti ritrovi sempre con le stesse persone che girano insieme a te, chi più lento chi più veloce,.. ma il bello è che tutti iniziano e finiscono allo stesso tempo e , si può dire, nello stesso posto! Quando si è costretti a camminare ci si guarda intorno e si scoprono personaggi e interpreti della gara ognuno a suo modo; il padre con la figlia, le signore avanti con l’età ma con la freschezza mentale di una ragazzina, un cinese che aveva tutte e due le braccia ingessate!! i norvegesi solo in canotta anche durante la notte, la cinese che vomitava sempre nello stessa grata, ed in particolare i tifosi che incitavano ad ogni giro per tutto il tempo tra i più casinisti i francesi, tedeschi e inglesi, anche i cinesi non erano da meno ma con garbo e quell’eleganza semplice che li contraddistingue. Gli stand dei nazionali sembravano tanti supermercati per la quantità e la varietà di roba presente in tanti contenitori colorati e che i coach fornivano ad ogni giro ai propri atleti, proprio di tutto e di più!! Le prime luci del mattino rincuoravano tutti e annunciavano a breve la fine delle fatiche. Mancano due ore e sono ancora a 142km per un momento avverto la paura di non riuscire a portare a casa il risultato sperato, eppure mancano solamente altri 10km… certo normalmente senza pretese basterebbero meno di 55min ma dopo 22ore ogni giro sembra non terminare mai. Incomincio a riprendere ad alternare corsa e camminata e nonostante il dolore che nel frattempo si era fatto più insistente mi ritrovo a meno di un’ora dalla fine al 150°km. Era fatta!! Le fasi finali di una 24ore sono una sorta di passarella per tutti gli atleti; oramai sono le 9:00 del mattino e il pubblico è di nuovo tanto e tutti sorridono, applaudono, incitano coscienti che quando la sera precedente erano ritornati a casa ed erano andate nel proprio letto, i runner invece erano rimasti li a continuare a correre per tutta la notte, e per questo ai loro occhi noi apparivamo come Eroi. Si devo proprio ammettere che l’ultima ora è la più bella e ti da una carica tale da fare passare in secondo piano tutta la fatica. Risultato finale 156,2 km nuovo PB; bravissimi anche i miei amici siciliani, Michele ha effettuato circa 150km, Inge oltre 152 ed uno strepitoso Alberto alla prima esperienza ben oltre 191km
Un ringraziamento è d’obbligo verso chi ha preso, a pochi giorni dall’evento, le redini della manifestazione sobbarcandosi di un impegno immenso ma portato a termine direi in modo molto soddisfacente, visto soprattutto che c’è stato anche il rischio di annullamento che avrebbe rappresentato un’altra magra figura dell’Italia nei confronti di tutto il Mondo e per smentire le lamentele di qualcuno ho ricevuto proprio in questi giorni una mail che avvusava dell’invio di una medaglia ricordo a giusto riconoscimento dell’impegno messo da ognuno di noi. Ma vorrei concludere ringraziando Salvatore Calandriello, un caro amico runner che ho conosciuto l’anno scorso e che rappresenta un esempio di grande forza di volontà e di coraggio. Infatti Salvo una vita da maratoneta, è rimasto fermo sulla sedia a rotelle per parecchi anni a seguito di una malattia. I dottori gli avevano diagnosticato la impossibilità di ritornare a camminare. Ma la sua forza interiore e la sua grande fede hanno fatto sì che non solo ha ripreso a camminare ma è ritornato alle corse, e proprio questo Mondiale ha coinciso con il suo 5° anniversario della rinascita. La sua tenacia, la voglia ed il desiderio di partecipare alle ultra rappresentano la passione e la necessità fisiologica di ogni essere umano: sentirsi libero. Per questo motivo correre senza alcuna velleità ma solo per “essere” devono fare tanto riflettere e comprendere esistono tante situazioni difficili e noi siamo immensamente fortunati a poter fare tutto questo! Grazie Salvo
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