La meritevole ed interessante collana "Piccola filosofia di viaggio" (Ediciclo) ha invitato Franco Michieli, geografo ed esploratore, giornalista-scrittore e camminatore, oltre che Guida di Cammini, da alcuni definito come "L'esploratore senza bussola", a raccontare come perdersi e imboccare una strada imprevista sia un buon modo per rinnovarsi. Tutto cambia se si impara a leggere la natura. Non solo si recupera le capacità di orientamento, ma si trova anche quella dimensione spirituale che scaturisce da questa straordinaria esperienza.
E quello che è sintetizzato in queste poche righe si potrà leggere nel piccolo volume edito da Ediciclo, La vocazione di perdersi. Piccolo saggio su come le vie trovano i viandanti.
La vocazione di perdersi. Franco Michieli accompagna cammini per la Compagnia dei Cammini, con lo stile che lo ha reso unico: insegnando a perdersi. Da 20 anni a questa parte, Michieli ha elaborato una filosofia dell’andare in montagna, basata sul valore di non usare strumenti come mappe, bussole, gps, orologi, per ritrovare quello spirito interiore atavico di orientamento, fatto di intuizioni e di capacità di lettura del paesaggio, del sole, degli astri, ecc.
Se ci appoggiamo sempre a mappe e strumenti elettronici, non guardiamo con attenzione la realtà: questo Michieli lo imparò da giovane, quando a venti anni con un amico attraversò la Sardegna a piedi da costa a costa, seguendo una descrizione imprecisa tratta da una nota rivista.
Dopo essersi persi varie volte, furono costretti a osservare il paesaggio fatto di valli parallele, dorsali, e trovando una geometria in un andamento apparentemente casuale.
Da quel momento Michieli ha affinato la tecnica, ha attraversato le grandi tundre nordiche, come l'Islanda o la Lapponia, con questo stile.
Nel libretto pubblicato da Ediciclo, Michieli riesce a costruire un piccolo saggio su come le vie trovano i viandanti, su come perdersi, sul piacere di perdersi per imparare, metafora anche della vita e della crescita personale. E lo fa con un racconto leggero, fatto di considerazioni profonde alternate a racconti di esperienze vissute, come quella in Sardegna o quella di quando in Lapponia dovevano trovare un villaggio dopo giorni e giorni di cammino fuori sentiero nel grande vuoto, e alla fine come per magia il villaggio era proprio lì, dietro una collina, nella notte con tutte le luci illuminate, quasi ci fosse una capacità sconosciuta a guidare gli uomini verso la loro meta. La nostra società ci ha trasmesso la paura di perderci, e ci riempie di strumenti per evitare anche il minimo spaesamento, Franco Michieli invece ci insegna che in cammino come nella vita perdersi è l’unico modo vero per crescere, per imparare, perché la natura vera, non addomesticata, come la vita vera, piena di imprevisti, sono la strada che i viandanti come noi devono percorrere. Come disse Robert Frost, “...due strade trovai nel bosco e io, io scelsi quella meno battuta ed è per questo che sono diverso”.
(presentazione del volume nel sito web Ediciclo) Cosa accade quando si lascia temporaneamente il mondo organizzato dall’uomo per affidarsi ai
suggerimenti, visibili e invisibili, offerti dalla natura stessa?
La riflessione e i racconti di un esperto che nelle sue avventure ha cercato la via in territori selvaggi e solitari.
Franco Michieli è geografo, esploratore di montagne, guida e giornalista-scrittore. Ha imparato a muoversi sulla terra orientandosi senza tecnologie, come gli animali migratori.
Perdersi, o deviare rispetto a un percorso sperimentato,è la tecnica utilizzata dalla natura per evolversi. Anche in campo culturale molte novità e scoperte avvengono perché deviando da una tradizione ci si imbatte per caso in qualcosa di nuovo che si rivela interessante. Cristoforo
Colombo ha trovato l’America mentre cercava l’Asia. Fin dalle sue prime traversate in montagna, Franco Michieli ha scoperto che accettare un mondo in cui ci si può perdere e dove si può finire su una strada imprevista e sconosciuta è un buon modo per rinnovarsi. Andare in natura è il modo più universale, a portata di mano, per distogliersi saltuariamente da troppe false sicurezze e vie prestabilite e mettere alla prova di persona il comportamento del mondo. In realtà, finché seguiamo itinerari preconfezionati o ben segnalati, non abbiamo modo di sapere cosa accadrebbe se la via la cercassimo leggendo la sola natura. Tutto cambia se teniamo la rotta interpretando le forme del territorio così come ci si presentano, osservando i movimenti apparenti del sole e della luna, decifrando il reticolo fluviale, navigando nella nebbia secondo la direzione del vento, e molto altro. Questo piccolo saggio non indaga solo come recuperare le capacità naturali di orientamento dei nostri antenati, ma anche la dimensione spirituale che nasce da questa straordinaria e dimenticata esperienza.
Perdersi per ritrovare se stessi, riappropriandosi di un corpo di conoscenze perdute ma che in un certo senso sono ataviche, quasi scritte nel nostro DNA di uomini un tempo nomadi: è il messaggio che Franco Michieli ci ha portato con la presentazione del suo ultimo libro, "La vocazione di perdersi" (Ediciclo, 2015), al 63° Trento Film Festival. Intervista di Andrea BianchiRiprese e montaggio: Andrea Monticelli.
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