Altri tre giorni di tribolazioni e di gioie per Emanuela Pagan, ormai a metà circa della sua fatica.
Se uno li sa cogliere il Cammino di Santiago sa dispensare infiniti doni e la gioia è nelle piccole cose e nelle pieghe inattese, negli interstizi.
14^ tappa: Burgos - Hornillos del Camino. Hanno finito il loro viaggio. Non vengono a Santiago. Non lo meritano. Le mie scarpe trail se ne tornano in Italia. Responsabili di una vescica che mi sta martirizzando da due giorni, le inserisco in una borsa insieme al carica batterie per la macchina fotografica e alla coperta termica. Mi piacerebbe vedere il volto dell'addetto quando verrà a prendere la consegna.
Il mio zaino ora è di circa 4kg, compresa l'acqua.
Lascio Burgos ancora dolorante per via della vescica. Incontro una coppia di irlandesi. Si avvia una conversazione in stretto e veloce inglese. A una deviazione per lavori stradali appare una spagnola in bicicletta. Vuole sapere la nostra nazionalità. Sembra che abbia girato il mondo, perché asserisce di essere stata in tutte le città da cui veniamo. Le avrà viste negli occhi dei pellegrini. Lei è nata in un piccolo paese sorto come insediamento romano. Ci indica un'altra strada. Più corta. È quella originale, indicata sulle guide. La seguiamo, mentre lei ci accompagna per un tratto in bicicletta. Ha creato delle frecce con dei sassi affinché i pellegrini non si perdano.
A Tardajos saluto gli irlandesi. Non posso fermarmi, altrimenti ripartire è doloroso. Incontro la mia amica italiana in un bar lungo la strada. Decidiamo di fermarci dopo circa 20 km di camminata a Hornillos del Camino. Un paese di undici anime. D'estate circa trenta. Non hanno neanche un wifi funzionante.
Il vento inizia a soffiare forte e oltre le nuvole reca cupi presagi. Penso alle mie gambe. Sono una delle pellegrine messa meglio. Essere atleta non facilita il cammino. La percezione del mio corpo è più elevata. Ogni dolore diviene una cascata di presagi negativi. Provo a dormire. Dall'Italia mi è arrivato un pacco che mi ha rincorso per mezza Spagna.
C'è dentro una storia. Chiudo la finestra. Le stelle sono ancora lì. Aspettano.
15^ tappa: Hornillos del Camino - Castrojeriz. Non ho mai amato le cose semplici. Mi piacciono le salite. Secondo me, chi si accontenta gode, ma vive in pianura. L'anno scorso, fermata da uno strappo al diaframma, ho iniziato a fissare la montagna davanti alla mia finestra. Due giorni dopo ero in cima.
A volte mi dispero, ma non mollo mai. Rifiato e arrivo in fondo, sempre.
Andare a Santiago non è una semplice passeggiata.
Negli ostelli i pellegrini si alzano all'alba. Hanno paura del sole. Da quando ho iniziato ad allenarmi con i triatleti, ho imparato che basta dire:"Non fa caldo" e una corrente refrigerante attraversa il cervello. Inoltre bisogna partire idratati e con un capellino in testa.
Per questo parto come ultima peregrina. Sfrutto il bagno libero e faccio stretching in pace.
Da Burgos sono iniziate le mesetas. Chilometri in mezzo a campi di grano e sassi spostati dai contadini. Sterminati spazi aperti. Mi sento come i miei erbivori preferiti, i cavalli. Soffro di leggera claustrofobia. Qui respiro.
Castrojeriz è un vecchio insediamento romano. Si fanno i chilometri lungo vie ciotolate e case color ocra.
Dopo cena entra la musica dalla piazza nella camera. Qualcuno festeggia. L'indomani scoprirò che si in trattava di una festa di matrimonio. Troppo stanca solo per pensare di andare a vedere.
437 km a Santiago.
Ci posso arrivare.
16^ tappa: Castrojeritz - Fromista. Lo spettacolo dalla cima del Teso de Mostelares corrisponde alla descrizione della guida. La salita invece è sopravvalutata. Non è difficile, basta prenderla con calma.
Ammirando la vista delle Terre de Campos, sento la voce di mia zia Santina. Era dentro il vento. È morta da tantissimi anni, ma mi è rimasto nelle orecchie il suo incitamento. Non lo sentivo da tanto tempo. Sono pochi minuti, ma qui sono veramente felice. L'ultima volta lo ero stata in Groenlandia dopo essermi arrampicata su una piccola altura della valle dei fiori a Tasiilaq.
Passo a salutare i connazionali che gestiscono l'ostello di San Nicolas. Gentili. Mi offrono anche un caffè che non prendo.
A due chilometri da Itero de la Vega ordino a voce alta un bocadillo con tortilla. Il desiderio è stato ovviamente recepito quando mi sono seduta al bar del paese.
Ancora 13 km oggi. Tutti sotto il sole. Non mi lamento. Il vento porta via il sudore.
Sul campanile della chiesa di Boadilla del Camino hanno fatto i loro nidi le cicogne. Me le fanno notare due italiani incontrati qualche passo prima. Al nostro passaggio si sollevano a salutarci. Fromista arriva dopo aver costeggiato il Canal de Castilla.
L'albergue è a fianco di una stazione in cui non passano treni. Sembra di essere nel Far West, ma questo paese è dotato di una piscina. Nuoto, mi rilasso.
La mia amica arriva.
Poco più di 400 km a Santiago. Dall'Italia tifano per noi.
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