Ci si chiede perché in Italia l'uso della bici non soltanto come mezzo e strumento della pratica sportiva, ma anche - e soprattutto - come mezzo di trasporto sostenibile stenti a decollare.
Tant'è che persino coloro che usano la bici come mezzo sportivo, quando finiscono di allenarsi, posano la bici e vanno al lavoro con l'auto.
Si imputa ciò alla cattiva educazione dei cittadini, alla loro sedentarietà e tutta una serie di altri fattori in cui entra in gioco una presunta "colpa" del cittadino stesso, poco incline a modificare le sue "cattive" abitudini.
Non si analizza piuttosto il fatto che spesso l'invito rivolto ai cittadini a fare uso della bici, è monco di un elemento fondamentale che farebbe da volano propulsore e cioè le infrastrutture: piste ciclabili, servizi dedicati ai ciclisti e facilitazioni varie (come ad esempio box e gabbiotti o semplici ancoraggi per potere bloccare in sicurezza le proprie bici una volta che si giunge al posto di lavoro).
In UK - e specialmente a Londra, dove moltissimi entrano nella City per recarsi al lavoro con la bici - in tutto questo viene sistematicamente messa in atto una politica attiva per promuovere la mobilità sostenibile con la bici.
Con misure come: piste ciclabili a due corsie, servizi di assistenza gratuito per la messa a punto delle proprie bici, con piccole officine mobili itineranti, servizio di contrassegno della propria bici con un numero di matricola impresso sul telaio in modo da renderla più facilmente identificabile in caso di furto (servizio questo gestito dallaPolizia Municipale).
Ma questa ancora mi mancava.
Lungo i percorsi più frequentati, come è nel caso della Bycicle Super-Highway che conduce direttamente dalla City a Canary Wharf, passando per Cable Street, sono disposte (fisse a terra, in luoghi comodi) delle apposite pompe a stantuffo per gonfiare le ruote del proprio velocipede (e con tanto di manometro).
Ogni volta che vedo una cosa di questo tipo, mi stupisco e mi rammarico.
In Italia, siamo ad anni luce.
A volte ho la sensazione che, mentre sono qui a Londra, sto visitando un altro pianeta, in un'altra galassia: eppure dall'Italia ci separano alcune centinaia di chilometri soltanto.
Probabilmente, un simile dispositivo in molte zone non resisterebbe a lungo: verrebbe presto asportato fraudolentemente.
Come accadde a Palermo, quando due anni fa all'insegna del risparmio energetico venne creato un grande Albero di Natale le cui luci si azionavano pedalando in speciali bici collegate ad una dinamo, disposte in fila ai suoi piedi (bici di misure diverse, sicchè anche bambini e ragazzini potessero partecipare all'avvenimento).
Una bella iniziativa: le bici con la funzione di generatori di corrente elettrica (una misura "povera" da sempre praticata nei paesi del mondo indietro con lo sviluppo, ma di cui abbiamo una fresca memoria negli anni della II Guerra Mondiale, in tempo di restrizioni), poi, mettevano allegria, tutte vivacemente colorate.
Chi voleva vedere illuminato l'Albero, si metteva a pedalare su una di quelle bici (di misure diverse, sicché anche i bambini potevano fare quest'esperienza) e quanto più energicamente lo faceva, tanto più brillavano le luci. E assieme ai propri compagni di pedalata si potevano lanciare grida di meraviglia, quando si levava lo sguardo verso l'alto.
Ebbene, quelle bici, inutilizzabili come mezzo di locomozione perché prive di ruote, dopo alcuni giorni vennero rubate.
Un caso estremo? Forse.
Ma l'Italia è anche questo: mancanza di cultura, mancanza di rispetto, assenza di senso civico, furbetteria diffusa.
Mentre noi ci dibattiamo in questo mare di difetti che oscurano le nostre virtù (che ci sono), i cittadini britannici che vanno in bici hanno a disposizione anche la "pompa pubblica" per gonfiare le ruote delle proprie biciclette.
A noi manca l'essenziale, loro hanno anche il superfluo.
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