(Elena Cifali) Le idee non mi mancano! Le menti aperte e disponibili alla conoscenza cercano sempre di trovare nuovi stimoli e nuovi interessi. Lo fanno per crescere, per imparare, perché non è mai troppo tardi per fare, semmai è troppo presto per non fare. Una mattina, dopo il consueto allenamento nella Pineta a Nicolosi, l’amico Giuseppe Scierre esordisce così: “Ragazzi, che ne pensata di iscriverci al CAI?”
Io ed Enzo, che una ne pensiamo e tre ne facciamo, non ci siamo certamente fatti sfuggire la ghiotta idea. Un rapido giro di telefonate, un paio di visite ai centri CAI (Club Alpino Italiano) dei paesetti limitrofi al nostro ed ecco fatto.
Decisone presa: Iscrizione al CAI di Belpasso per tutti e tre.
Ecco, adesso siamo pronti, o meglio saremo pronti e soprattutto preparati per affrontare la Montagna con tutte le informazioni che ci necessitano.
Lo scopo è quello di frequentare la montagna, ovviamente non solo l’Etna, in sicurezza, senza rischiare nulla, per acquisire un modo adeguato e corretto di fare escursionismo. Il tesseramento ci darà l’opportunità di seguire un programma di attività sociale all’interno del quale sono comprese più di trenta uscite di escursionismo.
Ma la sola iscrizione non ci è bastata, abbiamo contemporaneamente deciso di frequentare il nostro primo “Corso Base di Escursionismo”.
Siamo ancora alla terza lezione teorica ed alla seconda lezione pratica.
E così, il martedì sera, dopo una intensa giornata fatta di allenamenti, casa, famiglia, lavoro, potrete trovarci insieme ad una ventina di altri amici seduti in silenzio ad ascoltare le lezioni.
E’ un modo “nuovo” per imparare, per renderci utili a noi stessi, per tornare in qualche maniera adolescenti.
La promessa che mi sono fatta è quella di riuscire a conseguire l’attestato di partecipazione, ma soprattutto quella di sedermi distante dagli amici Enzo e Giuseppe.
Stando vicina a loro rischierei di distrarmi ed iniziare a ridere fino a farmi venire le lacrime agli occhi, già, proprio come succedeva quando andavo ancora a scuola. Risate che però non mancano quando la lezione finisce.
Tornando a casa a tarda sera stento a prendere sonno, agitata come sono da ciò che ho appreso, da ciò che ho visto, da quanto ho riso e da come mi sono divertita. Si, vale proprio la pena di fare qualche sacrificio se poi a ripagarmi arriva così tanta felicità. Non è mai troppo tardi per tornare ad imparare, non è mai troppo tardi per inventarsi un modo sempre nuovo e coinvolgente di vivere.
Ed allora, buon CAI a tutti!
(NdR di MC). Brava Elena! E' così che si fa! La passione per la corsa è soltanto un punto d'inizio, perchè ti porta lontano, non soltanto perchè dopo un anno di corsa hai percorso tra gare ed allenamenti, centinaia di chilometri, ma perchè la consuetudine con essa fa venire a galla il gusto per la scoperta di orizzonti e di esperienze nuove, risvegliando una nostra mai sopita natura ancestrale nomadica e rimettendo in gioco la freschezza della scoperta di cose nuove e di nuovi giocattoli con cui trastullarsi, invasi da un senso di meraviglia.
Ed ecco che si comincia a correre e che - se non si affronta la corsa come un secondo lavoro da animali da soma, come molti purtroppo fanno - volendo sempre anteporre il divertimento e lo star bene in cima a tutto - si incontrano nuove cose e si desidera fare delle soste, oppure semplicemente allargare la nostra sfera di interessi a ciò che suscita la nostra meraviglia e il nostro desiderio di approfondimento.
Si comincia a correre... E poi magari sorge il gusto del camminare sulle lunghe distanze sino al punto di intraprendere dei progetti specifici ed ambiziosi...
Da corridori si diventa viandanti... E inizia un percorso di erranza che avviene nel mondo, ma che è anche interiore...
Nasce la passione per la corsa in montagna e per il trail ... ed ecco che, quasi spontaneamente, può nascere il gusto per l'escursionismo in quota e, assieme a questo, il gusto per l'ambiente e per le bellezze naturali, al punto da voler approfondire e di volerne sapere di più.
Del resto, è nella nostra natura nomadica, voler essere sempre in viaggio, sempre in movimento, più interessati a ciò che possiamo scoprire lungo la strada che non a raggiungere con cieca determinazione una nostra meta pre-fissata.
E il "viaggio" è ciò che conta di più, non il traguardo.
Anche perchè raggiunto un traguardo, occorre stabilirne un altro, in un'iterazione continua, senza fine.
La corsa, da questo punto di vista è un catalizzatore, perchè - oltre a rimettere in moto il nostro corpo - rimette in gioco le nostre menti, intorpidite da un eccesso di routine quotidiana.
Il mito odisseico è dentro di noi, intimamente: e basta poco per scoprirlo
Sembra che Odisseo, una volta ritornato nella sua amata Itaca dopo venti anni tra guerra e peregirnazioni, non vi abbia resistito a lungo e che, dopo qualche tempo, si sia rimesso in mare, deciso a scoprire orizzonti nuovi.
E fu così che - secondo la leggenda riportata da Dante nella Divina Commedia - decise di andare oltre le Colonne d'Ercole, affrontando una perigliosa navigazione, verso un'siola misteriosa e dai contorni incerti.
E, mentre il mare s'ingrossava, egli incitava i suoi uomini, esortandoli con la frame rimasta famosa: "Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire vertute e conoscenza!".
Sino a che Odiseo, con tutta la sua nave e il suo fedele equipaggio, non si inabissò in quel mare profondo.
scrivi un commento …