Ecco la seconda parte dell'analisi tecnica del Magraid 2013, elaborata da Paolo Tedeschi.
(Paolo Tedeschi) Continuo con la lettura tra le righe delle classifiche e dell’esperienza vissuta a Magraid 2013 alla luce della mia esperienza di 35 anni dedicati a seguire atleti di tutti i livelli in molti sport.
Quest’analisi si presta particolarmente a far capire come i luoghi comuni siano una cattiva abitudine e soprattutto non siamo costruttivi per gli atleti, basandosi più su quello che potrebbe o dovrebbe essere piuttosto che su quello che in realtà è. Non è assolutamente un resoconto della gara ma un modo interessante di studiare una prestazione collettiva per trarre delle conclusioni che possano essere uno spunto per i futuri magraider, specie per quelli che vorrebbero correrlo ma non ne hanno ancora avuto l’occasione o forse sono ancora alla ricerca di uno stimolo che vinca l’indecisione. Dobbiamo però esaltare un fatto molto interessante, che viene suggerito da messaggi spontanei che i magraider 2013 ci inviano. Magraid è qualcosa di strano, è un villaggio isolato, è un’emozione, è un’avventura di tre giorni nei quali si vive una vita parallela dove l’immane fatica riesce a trasformarsi in amicizia e soddisfazione, non per questo però l’impegno è minore o l’agonismo passa in secondo piano.
Questa volta separiamo le due gare, quelle maschile da quella femminile, proprio perché a Magraid sono due realtà che convivono ma hanno espressioni molto diverse tra loro. Un giudizio di fondo che denota la differenza è come, nelle prestazioni medie maschili e femminili, valori assoluti inferiori delle atlete nella fattispecie della gara vengano di molto ridimensionate a loro favore. Una cosa che invece accomuna i due sessi è la considerazione che, una volta abbandonata l’ipotesi del ritiro in momenti di difficoltà, alla fine i risultati siano stati ben migliori di quanto apparisse al momento. In effetti nel corso della tappa marathon il caldo che per la prima volta caratterizzava l’estate 2013 (anche se astronomicamente eravamo ancora in primavera) ha creato difficoltà sia fisiologiche sia, soprattutto, psicologiche in molti atleti che, di colpo, si sono trovati in condizioni molto più ostiche di quanto l’altimetria e la planimetria del percorso facevano intuire.
Chi poi è riuscito a gestire questa fase molto delicata ha constatato che la tappa è si molto impegnativa, ma gestibile. Chi invece ha gestito la tappa all’attacco, risparmiandosi sugli approvvigionamenti idrici e correndo come in una maratona è stato fortemente penalizzato. Una cosa che ha quasi dell’incredibile è come il numero dei ritirati, in rapporto al numero dei finisher, sia percentualmente quasi identico tra i due sessi. Una lettura di questo dato dimostra come chi affronta Magraid sia un gruppo di atleti che nella loro totale differenza per età, palmares, provenienza geografica, in realtà abbia molte cose che statisticamente li accomuna, forse proprio per questo si crea un Villaggio così affiatato come immancabilmente succede a Magraid.
La Gara femminile. E’ stata in realtà molto più impegnativa per la vincitrice, Paola Mariotti, di quanto il distacco finale da Alice Modignani indichi. In questo caso è stata premiata in modo eccellente la condotta di gara di Paola, che torna alle competizioni con pochi mesi di preparazione dopo 16 mesi di stop e, di conseguenza, con ancora molti dubbi sulla tenuta in una gara così lunga e su un terreno su cui Lei non corre mai, essendo una top runner su strada con eventuali digressioni in pista.
Alice ha ancora una volta dimostrato la sua capacità di gestire in modo “naturale” le difficoltà, trovando sempre un ritmo gara che le permette la miglior gestione possibile delle proprie qualità. La lotta per la vittoria sin da subito è apparsa appartenere a queste due atlete, con da un lato la certezza della continuità di Alice, dall’altra l’incognita della tenuta di Paola, da tempo assente da competizioni così lunghe, nonostante la superiorità netta in fatto di velocità.
Paola nonostante la breve preparazione si è espressa ad altissimi livelli, gestendo in modo ottimale i tre giorni di gara, andando all’attacco nella prima tappa, sicuramente un percorso che premia la sua velocità, distribuendo con attenzione le energie e curando in modo perfetto l’idratazione nella seconda tappa che, per poco, non l’ha vista vincitrice assoluta, per poi convivere con le inevitabili vesciche, vista la mancanza di allenamenti specifici, nella terza tappa, corsa comunque in testa dall’inizio alla fine.
Ma dal terzo posto in poi la gara ha avuto dei risvolti emozionanti, con l’incredibile epilogo di un terzo gradino del podio conquistato per 66 secondi!
L’analisi del terzo posto, ma anche la tre ragazze divise da cinque minuti dal 5° al 7°, meritano uno spazio approfondito che sarà oggetto della prossima puntata.
La Gara Maschile. La gara maschile è stata davvero degna di una fiction per l’evolversi delle situazioni che hanno portato a risultati finali tutt’altro che scontati ed assolutamente non allineati con quelle che erano le previsioni. In realtà conoscendo un po’ meglio gli atleti che si sarebbero contesi la vittoria c’erano dei segnali che potevano far intuire un risultato che avrebbe premiato non tanto i più veloci quanto i più regolari, capaci di gestire le criticità di Magraid. Il caldo improvviso ha sicuramente influito in modo determinante nei risultati finali d’alta classifica, ma è stato anche un premio per chi ha saputo gestire meglio d’altri la gara nelle posizioni di rincalzo e nelle retrovie.
La vera differenza rispetto alle edizioni precedenti è stata però fatta dal numero dei concorrenti che, in effetti, hanno permesso un nuovo “look” all’interpretazione tecnica. Nelle edizioni precedenti eravamo abituati a vivere la gara di testa e festeggiare gli ultimi arrivati, comunque i “veri” finisher di Magraid.
In quest’Edizione per la prima volta abbiamo vissuto una grande intensità nelle posizioni intermedie, una vera gara nella gara, dove l’obiettivo di essere un finisher si è armoniosamente amalgamato con il desiderio di una buona classifica. Ci sono infatti una decina di classificati in un’ora di gara, ed il numero dei ritiri comincia ad essere numericamente importante (più di 20) con all’interno atleti d’alta classifica. Leggendo questi dati si possono immediatamente fare due considerazioni molto importanti:
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I ritiri non sono stati dovuti a scarsa preparazione ed hanno coinvolto atleti di ambo i sessi e di tutta la classifica.
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Anche se un’ora in più o in meno può essere un fattore temporale macroscopico in realtà nei tre giorni di gara può accadere che corrano fianco a fianco atleti che, sostanzialmente, sono dello stesso livello ma che in base ad un’accurata gestione riescono ad ottenere tempi molto migliori.
Questo è chiaramente una smentita nei confronti di commenti “stile dopo-partita” che definirebbero poco allenati i ritirati e poco perforamenti atleti che hanno ricevuto distacchi di un’ora da parte di altri che, in realtà, sono assolutamente dello stesso livello.
II terzo posto sul podio Michele Dicorato l’ha sostanzialmente conquistato nella I tappa, quando è riuscito a staccare di circa 7 minuti Piero Toffoli che quest’anno si è presentato a Magraid in condizioni di forma eccellenti con tenace determinazione e motivazione. Nonostante una tappa marathon corsa sostanzialmente alla pari ed un attacco nella terza tappa nella quale Piero ha recuperato circa 3 minuti, il gap iniziale è bastato a Michele a portare a casa la terza posizione: sarebbe stato davvero difficile capire quanto importante è stata la tappa corsa all’attacco prima della fine di Magraid!
Il 5° posto di Vincenzo Trentadue è davvero un mix di situazioni imprevedibili. Partito con i favori del pronostico e da molti partecipanti considerato quasi imbattibile, ha in effetti corso una prima tappa decisamente all’attacco assieme al collega Giovanni Auciello.
La vittoria dei due colleghi, con una velocità di percorrenza decisamente atipica per condizioni del genere, poteva essere preludio ad un facile dominio, poi le cose sono andate in modo decisamente diverso. In questo caso la tappa marathon ha dimostrato la sua vera severità, impedendo a Giovanni Auciello quello che sino a 4 Km dal traguardo sembrava un successo con distacco.
L’epilogo è un fatto di classifica ma quello che si evidenzia è una straordinaria prestazione di Piero Toffoli ed un’attenta gestione di Miche Dicorato che, evidentemente aveva capito quali erano i suoi avversari diretti e, grazie alle vicissitudine del vertice della classifica, la strategia che gli avrebbe permesso il podio. Anche in questo caso Magraid ha dimostrato quanto la corretta gestione delle energie sia fondamentale ai fini non solo del risultato in termini di classifica ma di soddisfazione personale, dovuta a quanto premiante possa essere una visione accurata della gara nel suo assieme, non cedendo mai all’ansia o alla premura di recuperare qualche minuto in momenti in cui ciò diventerebbe negativo.
Spot su alcune performance. La tappa finale di Fausto Lenarduzzi gli avrebbe permesso un posto sul podio nella Discover Magraid, corsa da buoni atleti nella sola giornata di domenica.
Nella tappa marathon Paola Mariotti non ha mai attaccato, anche a causa di un risentimento muscolare al retto femorale, dovuto quasi sicuramente al non essere abituata ad alzare la gamba più di quanto sia abituata nelle andatura su strada. Probabilmente con una condotta di gara più aggressiva, visti gli epiloghi della gara maschile, avrebbe anche potuto vincere in assoluto, ovviamente questa è una considerazione a posteriori.
Attorno al ventesimo posto quattro atleti in meno di 3’, il grande “core” della classifica si gioca al fotofinish!
Un fatto curioso: sia a Discover Magraid sia nella classifica finale di Magraid il terzo assoluto è una donna.
Nella prossima puntata analizzeremo la gara di media classifica, quella che in realtà offre una panoramica sul grande pubblico di Magraid ed è estremamente interessante per poter valutare le future strategie.
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