Ancora non si spengono gli echi della 6^ edizione della Maratona "alla Fidippide" che si è disputata l'11 agosto 2013, da Chiaramonte Gulfi alla spiaggia di Punta Secca, passando per Ragusa.
Vi ha partecipato per la prima volta anche Claudio Chines "l'avvocato che corre" il quale, stando all'ombra del suo albero preferito mentre si gode il meritato riposo estivo e dalla corsa e dalla fatica del suo lavoro, ci ha scritto il suo racconto che vale per molte recensioni positive alla specialissima gara, organizzata da Elio Sortino e Mimmo Causarano, e al suo spirito.
Eccolo di seguito.
(Claudio Chines) E’ il 15.08.2013 e sono passati pochi giorni dalla mia partecipazione alla 6° edizione della Maratona alla Filippide (per me la prima). Adesso sono seduto all’ombra della magnolia del mio giardino, soffia un leggero e piacevole venticello fresco qui a Nicolosi Sud e provo a trasformare i miei ricordi in parole che ripercorrano i momenti più significativi della mia esperienza.
Non ero sicuro di partecipare a questa particolare maratona, ma dentro di me la curiosità e la voglia (fatta crescere anche dai neofiti Marilisa, Elena, Salvo e dalla special runner Eleonora che vi ha già partecipato parecchie volte) sono stati più forti delle preoccupazioni legate alla mancanza di “lunghi” adeguati ed ai problemi che il mio ginocchio destro avrebbe potuto darmi durante la discesa da Chiaramonte Gulfi alla spiaggia di Punta Secca.
Superati questi timori ho prenotato due stanze in un hotel poco distante dalla zona di partenza (l’Antica Stazione di Chiaramonte Gulfi) e sono partito con la mia amica Marilisa.
Il pomeriggio prima della gara abbiamo raggiunto la nostra socia Eleonora a Punta Secca e, dopo avere brindato con un bicchiere di birra fredda con provola locale, confortato da una cenetta a base di abbondante pasta condita con olio e parmigiano e chiusa con banana di cortesia, siamo rientrati in serata alla base per preparare scarpette ed abbigliamento tecnico per affrontare la “planata degli Iblei”.
A letto presto. La sveglia suona nel cuore della notte (alle 3,20): dopo aver preso un primo caffè in hotel lasciatoci gentilmente in un termos nella zona colazione, totalmente deserta, partiamo verso l’Antica Stazione.
Qui incontriamo gli altri runner che già sono alle prese con la colazione offerta dagli organizzatori della maratona. Prendo un altro caffè e solo due cornetti vuoti (oggi, per chi mi conosce, colazione leggera… ma la partenza è vicina).
Scatto qualche foto. Manca qualcuno. La partenza prevista per le 5.00 viene leggermente differita. Eccola che arriva la runner ritardataria, accompagnata dal “maritozzo” buttato giù dal letto nel cuore della notte per una sveglia che non ha fatto il suo dovere. Adesso ci siamo tutti (una quarantina) e ci troviamo nei pressi della buia zona di partenza. Ultime foto di rito e si parte.
Comincia questa avventura.
Corriamo insieme in una dolce nera discesa illuminata solo dalle stelle che saranno le nostre guide siano a quando l’aurora non ci prenderà per mano.
Con Eleonora e Marilisa siamo abituati a correre a quest’ora a Catania. A noi si unisce da subito un altro runner - Fabrizio - che, trovandosi in vacanza in Sicilia, ha voluto provare questa esperienza.
Corriamo liberi senza conoscere il percorso e senza alcun riferimento spazio/temporale come da regolamento. Cerchiamo di capire se il ritmo naturale col quale siamo partiti ci porterà sino alla spiaggia di Punta Secca. Parliamo tra noi ed io scatto delle fotografie mentre corriamo.
Il clima è quello giusto: corro anche un piccolo tratto all’indietro e mi faccio fotografare. Siamo spensierati.
Io urlo a squarciagola il nome di Elena che è a circa 200 metri da noi. Eleonora mi chiede l’acqua, le do la mia bottiglietta, lei apre il tappetto a pressione e parte uno spruzzo in aria come in un brindisi di festa. Mi lamento (scherzosamente) con lei, perché mi consuma l’acqua con le bollicine. Ci divertiamo a prenderci in giro.
Dopo le prime luci dell’alba passiamo per il posteggio di un grande centro commerciale e superiamo un runner in leggera difficoltà. Gli offro da bere e lui, ringraziandomi, accetta. Mi prendo allora gli insulti (affettuosi) della mia amica che cerca invano una grossa pietra per lanciarmela, visto che poco prima mi lamentavo per il consumo di acqua. Ma in questo sport c’è una solidarietà naturale tra runner.
Cominciamo a vedere il panorama che ci offre questa planata verso Punta Secca.
I colori che ora principalmente spiccano sono il giallo dei campi e delle balle di fieno ed il bianco delle pietre dei muretti di recinzione. Al loro interno ci sono asinelli e mucche che ci guardano con fare interrogativo. Mi fermo e le fotografo.
Senza accorgercene, con Marilisa abbiamo aumentato il nostro ritmo e ci siamo staccati da Eleonora e Fabrizio. Cominciano ad incontrare zone di ristoro: ci riforniamo sempre con le bottigliette d’acqua e prendiamo una banana. Iniziamo a recuperare altri runner che erano partiti più forte e che adesso sembrano in leggera difficoltà.
Ne supereremo una decina.
Con Marilisa abbiamo ancora la forza di chiacchierare e di divertirci. Ci scattiamo ancora delle fotografie mentre corriamo. Fotografo le nostre ombre che si allungano sulla strada e sul bianco muretto di pietra.
Affrontiamo, insieme ad altri runner, un tratto di sterrato stretto ed impegnativo in salita (e meno male che era tutta discesa); non vedo l’ora che finisca. Esco indenne da questa zona e ci rimettiamo nelle viuzze asfaltate seguendo con molta attenzione le frecce segnate a terra che ci guideranno siano al traguardo. Non dobbiamo sbagliare strada. Ogni errore ci costerebbe caro perché non conosciamo la zona e sarebbe un vero peccato girare invano.
Siamo forse verso il 28° o 30° chilometro. Marilisa deve fermarsi per una sosta obbligata. Ci separiamo e qui comincia la nostra vera maratona. Adesso siamo soli con noi stessi e non possiamo contare sul sostegno reciproco che ci siamo dati sin’ora.
Allora mi concentro sulla mia corsa, cercando di capire come mi sento, per quanto tempo posso continuare a tenere questo ritmo e se potrò aumentarlo. Ad un punto di ristoro mi fermo e saluto la cara Annamaria che - come volontaria - dà sostegno ai maratoneti.
Incontro un altro runner con la maglietta del Palermo Calcio. Era in dubbio sulla strada da seguire. Imbocchiamo la trazzera giusta e, senza avere nemmeno il tempo di canticchiare nella mia mente “Chi non salta rosanero è”, l’’ho supero.
Non incontrerò più nessuno durante la mia corsa verso la spiaggia di Punta Secca, fatta eccezione per un signore su un calesse che mi incoraggia. Corro solo con me stesso e, pensando ad un mio compagno di squadra, mi ripeto “sono un mulo … sono un mulo” e continuo a correre.
Finalmente vedo l’azzurro del mare ed anche se il percorso si snoda su strade parallele credo che il traguardo non sia poi così lontano.
Avvisto un ristoro (sarà l’ultimo) sopra un cavalcavia: faccio la salitina e mi dirigo di corsa nella direzione della freccia bianca segnata sull’asfalto.
Ci sono quasi… lo sento. La fatica comincia a farsi viva, ma la vista in fondo alla strada del passaggio dall’asfalto alla sabbia della spiaggia mi dà una energia supplementare.
Mi butto a capofitto sull’arenile e vedo l’arrivo collocato sotto la terrazza della casa del Commissario Montalbano.
Le mie scarpette nuove affondano sulla sabbia che sembra voglia rallentare il mio passo ma io corro ed accelero sino alla pedana di legno che mi porta dritto dritto infilare la testa nel nastro della medaglia di partecipazione.
Non devo staccare nessun cronometro ed il tempo mi viene scritto dai cronometristi ragusani sul diploma che mi sono conquistato e che mi viene consegnato subito - "caldo caldo" - al traguardo.
Aspetto le mie amiche che arrivano in rapida successione, pronte ad essere immortalate nelle foto che scatto con tanto piacere e che documentano la loro ultima fatica.
Poi, le semplici premiazioni con le corone di ulivo sul capo dei vari runner da podio pongono fine a questa giornata speciale.
Grazie a chi ha voluto insistere per farmi partecipare e provare il vero spirito amatoriale della corsa in assoluta libertà.
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