(Elena Cifali) Lo scorso 15 dicembre 2013 si è svolta la 3^ edizione della Maratonina di Catania. A parteciparvi oltre 400 atleti che si sono dati appuntamento nella splendida città baciata da sole e mare e dominata dal maestoso Vulcano Etna.
La nostra Catania, trasformatasi in un vero e proprio museo a cielo aperto, ricamata com'é di Barocco ha dato spettacolo grazie al clima mite e la completa assenza di vento.
Fin dalle prime ore del mattino, in un clima gioioso, gli atleti hanno occupato Piazza Università rallegrata dal buonumore tipico del mondo podistico.
Magliettine colorate, scarpette scalpitanti e anche tanti bambini si sono radunati per dare il via ad una delle più belle giornate di sport di questo fine 2013 catanese.
Anch'io ho preso parte alla competizione e potrei raccontarvi delle mie mille fatiche lungo quei 21,097 km tra asfalto e basolato lavico.
Ma non lo farò perchè voglio raccontarvi di qualcosa di molto più emozionante.
Voglio raccontarvi di un piccolo esercito di bambini che hanno corso le distanze a loro assegnate sfidandosi con tale enfasi e con tale determinazione da far invidia al mondo degli adulti.
Tra loro anche una mia “vecchia” conoscenza: Livia Spampanato.
Conosco Livia da quando era solo un batuffolo roseo. A distanza di dieci anni ricordo come fosse oggi il suo viso paffuto di neonata.
Oggi la vedo in calzoncini e scarpette da running, pronta per conquistare l’asfalto e correre la sua gara con grinta e passione.
E’ emozionante leggere nel suo volto la felicità. Guardo i suoi occhi e scopro quella strana luce che conosco perfettamente.
Ammiro il suo sorriso e mi rivedo in lei.
Livia ha scoperto che la passione per la corsa può darle molte soddisfazioni ed ha la fortuna d’averlo scoperto in giovanissima età.
L’immagine di tutti questi bimbi in corsa, che si sfidano tra loro illumina gli sguardi ed il cuore dei presenti.
A noi adulti spetta il compito di trasmettere onestà e lealtà nello sport e nella vita. Insegnamogli che senza sforzi non si ottiene nulla, che lo sport – così come la vita - si nutre delle nostre rinunce, delle nostre fatiche, dei nostri sacrifici ma è capace di ripagarci con soddisfazioni che vanno oltre ogni più grande privazione e sofferenza.
Ho chiesto alla dolcissima Livia di raccontarmi della sua gara e di com’è nata questa sua passione. Lei, con la freschezza che contraddistingue i bimbi, mi ha scritto poche ma significative righe che ho il piacere di condividere con tutti voi.
(Livia Spampinato, nata il 16-09-2003, categoria Esordienti A - Scuola di Atletica Leggera di Catania) “Mi sono molto divertita a correre per le strade della mia città, c'era persino un sole stupendo.
E’ la seconda gara che faccio (la prima è stata la Strapuntese nella quale mi sono classificata quinta). Sono molto contenta dei miei risultati perchè ho iniziato a fare atletica da pochissimo: a ottobre, e credo che con il tempo andrà sempre meglio. E’ uno sport molto divertente, sognavo di praticarlo da molti anni e finalmente il mio sogno è diventato realtà. Spero in futuro di diventare una campionessa, anche se credo che dovrò fare tanti allenamenti e grossi sacrifici".
L’augurio che mi sento di fare a Livia è quello di realizzare i suo sogni di campionessa. Le auguro di avere la forza, la costanza, la determinazione e la fermezza che necessitano per praticare uno sport così faticoso come l’atletica leggera. Le auguro di non perdere mai di vista il significato vero dello sport e della sportività ma soprattutto di affrontare ogni gara con un animo competitivo ma le auguro anche di poter sempre divertirsi, distinguendo il possibile dall’impossibile.
E chissà che, tra tutte le fortune che mi sono capitate nella vita, un giorno non avrò anche il piacere e l’onore di accompagnarla nel tagliare il traguardo della sua prima maratona.
Forza Livia, qui tutti tifano per te e per i tuoi compagni perché in voi è racchiuso il nostro ed il vostro futuro e noi tutti vogliamo che sia radioso e ricco di soddisfazioni.
(Ndr) Sono davvero lodevoli tutte quelle manifestazioni amatoriali per adulti che privilegiano anche l'attività di promozione e di incenticvazione allo sport da parte dei più giovani e giovanissimi.
Qualcosa che sembra essersi persa nel corso del tempo, quando nelle scuole venivano praticate assiduamente attività sportive ed esistevano i Campionati provinciali e poi regionali di atleti leggera.
Tutto questo fa parte della preistoria. La FIDAL e il CONI, rovinate da anni di mala gestione (si legga al riguardo l'istruttivo saggio di Alessandro Donati, Lo Sport del Doping), cioè i massimi enti sportivi italiani, perseguendo la dissennata filosofia della conquista di posti sul podio e di medaglie, a qualsiasi prezzo, hanno dimenticato che parte fondamentale della loro mission è quella di educare i giovani alla pratica sportiva, senza necessariamente educarli (e condizionarli) a voler essere dei campioni.
Lo sport e la sua pratica deve sempre essere un'opportunità e un'occasione di arricchimento, ma non deve mai diventare un lavoro, teso unicamente al conseguimento di risultati validi in vista della partecipazioni ad agoni internazionali e di alto livello.
Lo scritto di Elena Cifali ci fa riflettere che, malgrado i guasti determinati da quelle cattive gestioni (di cui persistono tuttora i semi nefasti) un modo diverso di approccio allo sport è tuttora possibile e praticabile.
Basta la buona volontà e la capacità di educare i giovani a rispettare certi principici e ad apprezzare i valori del vivere sano.