"Sono passati ormai venticinque anni da quando l'ultimo convoglio è partito per l'ultima corsa sulla
ferrovia Metaurense. La tratta non elettrificata a binario unico collega la costa adriatica delle Marche alla piccola capitale ducale del Montefeltro: Urbino. Da sempre quelle rotaie abbandonate
e coperte di rovi hanno attirato la mia attenzione. Passeggiando per la città ogni tanto ne scorgi la presenza dove meno te lo aspetti. Considerata ufficialmente dalle FF.SS. (ora treItalia)
linea fuori esercizio, la sua integrità è strenuamente difesa da un gruppo di appassionati, l'Associazione Ferrovia Val Metauro, che con tenacia e costanza tiene acceso il dibattito attorno ad
una sua possibile riapertura. I 50 kilometri della linea attraversano, prima solcando la bassa valle del fiume Metauro poi arrampicandosi a quota 400 fino ad Urbino, uno dei paesaggi più belli e
ricchi di testimonianze storiche dell'Italia Centrale. Il libro è il resoconto di due giorni di cammino durante i quali, nell'aprile 2008, ho voluto scoprire cosa vi fosse ancora di attuale e
interessante da raccontare sul territorio che la Metaurense attraversa e sui cambiamenti che, dal dopoguerra in poi, hanno subito queste contrade rurali. Ma è anche un reportage sullo stato
dell'arte delle infrastrutture, risalenti ai primi anni del novecento e dell'apparato tecnologico della linea."
Il libro Traversine. 50 km a piedi da Fano a Urbino lungo la ferrovia Metaurense” (Aras Edizioni) è il resoconto
di due giorni di cammino durante i quali, nell’aprile 2008, l’autore Massimo Conti ha voluto scoprire cosa vi fosse ancora di attuale e interessante da raccontare sul
territorio che la Metaurense attraversa e sui cambiamenti che, dal dopoguerra in poi, hanno subito queste contrade rurali.
Ma è anche un reportage sullo stato dell’arte delle infrastrutture, risalenti ai primi anni del novecento e dell’apparato
tecnologico della linea.
Unitamente alla riflessioni sul senso del viaggiare a piedi, il testo ripropone le testimonianze delle tante persone incontrate
durante il vagabondare che, in un modo o nell’altro, vivono lungo la linea ferroviaria coltivando orti sulla massicciata, passeggiandoci sopra o più semplicemente utilizzandola per brevi
spostamenti a piedi, al sicuro dal traffico automobilistico.
Completano poi il questo diario di viaggio i racconti di coloro i quali, capostazione, casellanti e macchinisti, sulla Metaurense
hanno vissuto e lavorato.
“La mia convinzione di antico usuale fruitore della ferrovia Metaurense (al tempo della mia frequentazione all’Università di
Urbino) mi faceva pensare che la stessa, anche dopo la soppressione del 1987, seppur in stato di completo abbandono, fosse rimasta sufficientemente integra per il suo auspicato reimpiego. La
lettura di questo ‘diario di bordo’ mi ha invece dimostrato quanto fosse grande la mia ingenuità nel non tenere conto di quanto l’opera dell’uomo può essere spesso più nociva di quella del tempo
e della natura stessa. Con un linguaggio chiaro e ricco di annotazioni, fra termini tecnici del linguaggio ferroviario e denominazioni scientifiche botaniche e zoologiche, c’è anche qua e là, il
gusto delle citazioni d’autore e dei riferimenti storici, perfino un dialogo immaginario fra gli spettri della storica battaglia del Metauro”. [Franco Battistelli, storico fanese]