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11 aprile 2014 5 11 /04 /aprile /2014 06:57

Il Cammino come rito d'iniziazione, ma anche strumento di trasformazione e di crescitaOspitiamo qui di seguito una riflessione di "Guido Ulula alla Luna", medico e psicoterapeuta, ma anche camminatore e guida per La Compagnia dei Cammini. 
In una Società affluente come la nostra, in cui si è perso il senso dei "riti di passaggio" che sanciscono il passaggio dall'infanzia all'età adulta, attraverso dei riti di passaggio o la sottoposizione a prove iniziatiche (come l'esperienza della solitudine o dell'autosuffcienza fuori dall'abbraccio protettivo del proprio gruppo tribale), il Cammino e il Camminare possono rappresentare una forma alternativa (ed accessibile) dei riti d'iniziazione di cui si è persa memoria ed uno strumento di crescita e di trasformazione, lontano dal fracasso dei Media e possibile (e praticabile) strumento di trasformazione interiore e di crescita. E posono anche essere un'attività "donatrice di senso" in una società come la nostra che è sempre più confusa e disorientata: il Cammino fornisce delle direttive ed un sesno di marcia, ma anche la consapevolezza che la metà lontana si costruisce semplicemente "passo dopo passo".
Camminare, se lo si fa tenendo conto di tutto questo, è "rivoluzionario". 

Uniformità.
Dei generi sessuali, delle età della vita, delle tradizioni etniche.
In psicologia si osserva che tutto ciò che è indeterminato porta confusione, quindi deficit di progetto, quindi insoddisfazione ed infelicità.
È la diversità, in tutte le sue sfaccettature, che arricchisce e permette ad ogni aspetto della natura di esprimere al meglio tutte le sue caratteristiche.
L’uniformità dominante è consumistica.
L’educazione ai problemi reali dell’essere umani, da quelli affettivi a quelli generazionali, viene totalmente dimenticata.

Stefano Levi Della Torre nel suo libro “Amore” avanza l’interessante ipotesi che la fase storica che stiamo attraversando sia caratterizzata dal “figliarcato”.
Cosa rimane in questi ultimi decenni dopo la radicale, e per tanti versi sacrosanta, messa in discussione della figura del padre padrone e delle sue millenarie leggi patriarcali?
Siamo in un’epoca confusa, indeterminata.
Ecco allora che il figlio, noi tutti, ha come riferimento prevalente la Madre, portandosi dietro, ben oltre l’età infantile, l’aspettativa che tutti i suoi bisogni vengano miracolosamente soddisfatti da qualcuno.
E se fosse questa la radice del consumismo?
Questa potrebbe anche essere una delle molle che fa scattare oggi tanti femminicidi.
Uomini bambini, con regole morali fragili e scarsa autonomia, che, di fronte all’abbandono della loro compagna, non concepiscono altra soluzione se non quella di annientare colei che osa togliergli la sicurezza della cura, scambiata questa con l’amore.
Quando l’Amore adulto è, al contrario, concepire e praticare il bene dell’altro.

Il cammino come rito d’iniziazioneSappiamo tutti, e se l’abbiamo dimenticato è ora che ce ne rammentiamo, che la crescita di un individuo equilibrato e sano necessita di tanti passaggi, spesso non facili, e di guide autorevoli che sappiano condurre fino alla piena responsabilità verso se stessi e gli altri.

Le società tradizionali disponevano al riguardo di molteplici riti d’iniziazione, che avevano lo scopo di traghettare dal “tutto è dovuto” dell’infanzia al “saper stare al mondo” dell’adulto.
Dove sono finiti questi indispensabili passaggi di crescita?

Sta qui un altro tassello della nostra riflessione collettiva sull’importanza del riprendere a camminare.
Reinsegnamo ai bambini l’andare a scuola a piedi in gruppo e su percorsi protetti, invece di comodamente scarrozzarli su scatole chiuse che chiamiamo automobili.
Reinsegnamo ai giovani l’arte, che è piacere e fatica insieme, del cammino, invece di lasciarli crogiolare nei miti della velocità e del virtuale.
Reinsegnamo a tutti quanti che è un passo dopo l’altro che potremo affrontare e risolvere anche i problemi che paiono insormontabili, uscendo dall’illusoria onnipotenza che basti desiderarla per raggiungere una meta.

Il cammino, in tutte le sue forme, può davvero diventare rito d’iniziazione per recuperare un giusto rapporto con noi stessi e la natura.
Noi camminatori, se consapevoli del gesto rivoluzionario che compiamo, siamo esempi viventi di questa modalità ecologica del vivere.

 

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27 marzo 2014 4 27 /03 /marzo /2014 19:52

WalkaboutItalia. Darinka Montico e il suo viaggio a piedi per conoscere l'ItaliaSi chiama Darinka Montico, è una ragazza di Baveno (Verbania) ed è partita per un cammino speciale: da Palermo vuole tornare a casa a piedi, attraversando tutta l’Italia, solo con pochi euro in tasca, per conoscere il suo paese, per fotografarlo, per raccontarlo in un blog, per conoscere persone disposte ad ospitarla. Il progetto si chiama WalkaboutItalia che nella definizione di Darinka è un progetto di "performance/walking art in Italia".
E' appena partita da Palermo, esattamente e simbolicamente il 21 marzo il primo giorno di primavera, ed in viaggio attraverso la Sicilia, come si può avedere dalle immagini e dagli aggiornamenti nella pagina Facebook "Walkaboutitalia". 

Darinka a 19 anni si è trasferita a Londra, dove si è laureata in arti fotografiche.
Poi ha girato il mondo: Canada, New York, Nuova Zelanda, Malesia, Laos, Australia, Hong Kong… conosce il mondo, ma per sua stessa ammissione conosce poco l’Italia.
Ecco l’idea: conoscere il suo paese camminando, prendendosi tutto il tempo necessario.

Adoro camminare – dichiara Darinkae solo a piedi posso, secondo me, scoprire la vera essenza dell’Italia, al di là degli stereotipi; inoltre, visto che viaggerò senza soldi e ogni notte dovrò trovare un tetto, sarà un’occasione per verificare le mie capacità di adattamento, per conoscere gente sempre nuova e soprattutto per capire quanto si può contare sull’aiuto delle persone! Ma su quest’ultimo punto – conclude Darinka – sono al momento abbastanza tranquilla: grazie a Couchsurfing, e anche ai social media come Facebook, sono già tantissime le persone che mi hanno assicurato ospitalità”.

La Compagnia dei cammini è Media Partner del progetto Walkaboutitalia, per cui nel suo sito web divulgherà ogni settimana notizie sulla progressione di Darinka.
Darinka ha avuto preziosi consigli da Riccardo Carnovalini, e questo cammino assomiglia in effetti a quelli che Carnovalini conduce da anni.
Darinka sarà contenta se qualcuno si vorrà unire a lei per qualche tratto del cammino: a questo scopo è possibile seguite il suo blog e la sua pagina Facebook per sapere dov’è (e per guardare le belle foto!). Ieri Daninka era a Corleone, e sta camminando sotto il sole e la pioggia, con tappe da 25-35 km al giorno.

 

Che cos’e’ walkaboutitalia? Ce lo spiega dal suo sito web la stessa Darinka. In due parole e’ il mio più grande desiderio. Camminare, da sola dalla Sicilia al Piemonte, con una macchina fotografica, un diario, senza soldi e  una scatola nella quale raccogliere i vostri sogni.

Un progetto che spazia tra performance e installazione, un cammino alla ricerca di quello che e’ rimasto dei nostri desideri in una società che tenta di monopolizzare anche la nostra fantasia. Una spedizione alla ricerca di fiducia e solidarietà. Un viaggio tra il paesaggio esteriore e interiore del mio paese e dei suoi abitanti.

L’idea mi e’ venuta qualche anno fa mentre leggevo L’Armata Perduta di Valerio Massimo Manfredi. Inspirata da queste incredibili campagne a piedi di interi eserciti, ed affascinata da un tale tipo di viaggio ho deciso che un giorno l’avrei fatto mio, e dopo qualche anno passato a procrastinare nella mia umanita’ spaventata dal mio sogno piu’ grande ho finalmente deciso di realizzarlo.

Se volete aiutarmi in qualsiasi modo a concretizzare il mio sogno non esitate a contattarmi, avrò bisogno di tetti sotto i quali dormire, cibo, umanità e dei vostri sogni più profondi.

 

 


 

 

Intanto un grazie dal profondo a InvictaSportway e  Nakarath Travel per avermi sostenuto fin dall’inizio in questa mia folle impresa ed avermi aiutato a realizzare il mio sogno!

 

 

Leggi anche: Darinka Montico: scoprire l’Italia a piedi

 


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15 marzo 2014 6 15 /03 /marzo /2014 18:44

Il postino britannico, grande camminatore

 

(Maurizio Crispi) Nelle grandi città britanniche il servizio della Royal Mail ama attenersi alla tradizione. E' molto difficile vedere furgoni e mezzi motorizzati vari per la consegna della corrispondenza privata e dei plichi. Solo per i pacchi più ingombranti è previsto un servizio su veicoli a motore. 
Tutto avviene all'antica, che è anche il sistema più economico di distribuzione porta porta.
E' possibile vedere ogni giorno il postino con la tradizionale casacca rosso (lo stesso rosso delle cassette della posta) che gira per i quartieri, spingendo un buffo carrello, pure dipinto di rosso, che rappresenta il suo ausilio tecnologico per il trasporto della posta da smaltire nella sua zona.

Quando arriva nell'area prescelta ormeggia il suo carrello ad un palo o a una ringhiera (con il catenaccio d'ordinanza) e si accinge a fare il suo consueto giro porta a porta, con infinita pazienza. 
Negli appartementi dell'East End, che spesso sono allocati in palazzine basse (di pochi piani), ma molto estese nel senso della lunghezza, deve camminare a lungo nei ballatoi che consentono l'accesso ai diversi appartamenti, per quanto possa utilizzare l'ascensore per spostarsi da un piano all'altro.

Quando ha fatto tutte le consegne in un segmento della via, si sposta di alcune centinaia di metri e ripete l'operazione e così via per tutto il suo orario di servizio (le consegne sono effettuate ogni giorno, incluso il sabato).
In alcune altre realtà del Regno Unito, il postino usa la bicicletta.

Solo nel caso di aree in cui le abitazioni sono sparse a grande distanza l'una dall'altra, l'uomo della posta viaggia su di un mezzo motorizzato.

Il postino britannico, grande camminatoreIn altri termini, il postino britannico deve avere delle buone gambe e, se non ce le ha buone all'inizio, nel corso della sua pratica quotidiana, deve farsele venire buone per forza!

Il lavoro del postman in Gran Bretagna è dunque un lavoro altamente salutistico e consigliato a tutti coloro che vogliono fare del movimento, mentre lavorano: comporta buone gambe, buoni polmoni, buona alimentazione, buona salute.

E', in sostanza, un lavoro che allena alle lunghe camminate.

In Italia, invece, nel nome della modernizzazione i postini sono stati dotati di mezzi motorizzati per la consegna dei plichi più voluminosi o, adesso, di mezzi elettrici per spostamenti a breve raggio e per lo smaltimento della posta ordinaria.

I nostri postini sono dei sedentari e, se non lo sono, lo diventano. Guai a proporgli adesso a distribuire la posta camminando, come facevano un tempo! Si rivolterebbero! E se non fossero loro a rivoltarsi contro l'Amministrazione che dovesse proporre una simile eresia, ci penserebbero le loro organizzazioni sindacali a contestare e  a dire che ogni decisione che riguardi i lavoratori deve essere prima "concertata"!
Questo perchè in Italia le soluzioni pragmatiche e pratiche non sono di casa.

Da noi, chissà perchè, le soluzioni semplici, a basso costo e che rimandano alla tradizione, sarebbero ostacolate in ogni modo possibile e sarebbero considerate anacronistiche.

Ma in questa bramosia di cambiamento e di finta innovazione che ha portato i servizi postali ad una diffusa e massiccia motorizzazione, perfino nei contesti metropolitani già congestionati, c'è ovviamente chi ci marcia: se si usano i mezzi motorizzati, li si devono acquistare e, quindi, portare avanti le gare di appalto, fare le commesse, etc... E si sa che tutto questo comporta un ulteriore dispendio di denaro, oltre a quello necessario all'acquisto degli oggetti in sè, e una sua deviazione non lecita ad altri destinatari.

La Royal Mail britannica era in declino alcuni anni fa e stava per essere soppiantata dai servizi postali privati, sempre più aggresivi.
Poi c'è stata un'inversione di tendenza e si è rimessa in moto, risultando concorrenziale, proprio perchè realizza dei servizi con un basso profilo tecnologico (soprattutto per la consegna ai destinatari finali) ad un costo molto più basso (e ancora con l'opizione della first e della second class mail, laddove la tariffa "first class" garantisce in modo matematico la consegna al destinatario, il giorno successivo all'inoltro.

C'è molto da riflettere su tutto questo.

E, mentre noi riflettiamo, il postino britannico macina ogni giorno chilometri su chilometri e sta bene in salute. 

 

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10 febbraio 2014 1 10 /02 /febbraio /2014 07:46

Escursione etnea di Elena Cifali and Friends alla

 

Elena Cifali, con un gruppo di amici, sta scoprendo il piacere del camminare e le gioie dell'esplorazione del vasto e pieno di sorprese territorio etneo.
Queste sono le sorprese che riserva la corsa.
Si parte dalla corsa e, strada fecendo, si scoprono altre cose. Già, probabilmente perchè la corsa che ci riporta nella sa essenza ad una condizione atavia che è quella dell'uomo nomande, essenzialmente cacciatore-raccoglitore ci riporta ai nostri esordi.
Ed ecco che saltano fuori, inattesi, i piaceri del camminare e dell'esplorazione del territorio e della ricerca di nuovi orizzonti che, al camminare e alla sua filosofia, sono strettamente connessi. 
Quello che segue è il racconto di un'escursione lungo un sentiero etneo ancora inesplorato (il 29 gennaio 2014).


Escursione etnea di Elena Cifali and Friends alla ( Elena Cifali) La Banda Bassotti ha colpito ancora! Stamattina, un normalissimo mercoledì di fine gennaio, in un giorno che dovrebbe essere freddissimo – ricordiamo che questi dovrebbero essere i giorni della merla - e che invece si dimostra mite perché qui in Sicilia l’inverno vero non arriva mai, io, Vincenzo Ferro e Giuseppe Scierre abbiamo deciso di andare ad esplorare un altro spicchio della nostra amata Etna.
Oggi a noi tre si sono uniti anche la nostra amica Anna e suo marito Ezio.
La nostra meta si chiama “Cisternazza”, un luogo che si raggiunge facilmente da Randazzo.
Il sentiero che decidiamo di percorrere si inerpica fino a quota 1380 mt s.l.m..

La strada è ricoperta da uno strato di neve abbastanza fresca, probabilmente caduta un paio di giorni fa. Sentiamo la neve scricchiolare sotto il peso dei nostri corpi sostenuti da pesanti scarponi.
Il vento già a questa quota ci taglia il viso, unica parte del corpo che è rimasta scoperta, imbacuccati come siamo.

Ci aiutiamo con i nostri bastoncini e, percorrendo solo pochi chilometri, siamo già a destinazione.
Mi rammarico d’aver percorso così poca strada a piedi e con lo zaino sulle spalle, ma subito mi ricordo che oggi non ci stiamo allenando in vista o previsione di qualche assurda gara sulla neve, stiamo solo divertendoci.
Lo spettacolo che la natura ci dona è meraviglioso, quasi incantato.

Solo noi, la neve, gli alberi e il vento che soffia.
Di tanto in tanto sento il verso di qualche uccello selvatico appollaiato sugli alberi e tanto basta a ricordarmi che non saremo mai soli. Le emozioni si susseguono e la meraviglia mi lascia a bocca aperta quando riconosco per terra le impronte ben distinte delle volpi e quelle delle zampette degli uccelli.
Avrei voglia di seguirle, ma il tempo a nostra disposizione non è moltissimo, solo qualche ora rubata ad un giorno al centro della settimana. In breve arriviamo davanti a dei caseggiati bassi.
Il luogo recintato ma il cancello è aperto, entriamo e rispettando tutto ciò che ci circonda guardiamo senza toccare nulla.

Escursione etnea di Elena Cifali and Friends alla Un edificio di forma circolare alto all’incirca 5 metri mi incuriosisce in particolar modo, tutto intorno ad esso le vasche ricavate dalla pietra lavica raccolgono l’acqua che serve ad abbeverare le bestie che in estate trovano dimora a quest’altitudine.
Oggi, invece, l’acqua che contengono è ghiacciata e copre tutto con una lastra spessa alcuni centimetri, così forte da permettere ad un uomo di camminarci sopra.
Ci fermiamo per fare colazione e “rallentando ancora un po’ il tempo”, vorremmo non dover andare via, goderci il momento. Ci nutriamo di tutto ciò che abbiamo portato con noi ma anche di ciò che vediamo. In lontananza scorgiamo il mare e persino le coste calabresi.
Siamo entusiasti ed ognuno di noi è impegnato nel fare qualcosa, nello “scoprire qualche angolo magnifico” da fotografare.
Io ed Anna facciamo il giro degli edifici, ci affacciamo all’interno notando che mancano le porte ed i pavimenti sono letteralmente ricoperti da letame, mentre cumuli di paglia sono accatastati negli angoli.

Ma ormai è quasi ora di rientrare, raccogliamo le nostre cose, gli zaini, i bastoncini ed iniziamo a scendere ripercorrendo la traccia lasciata dalle nostre orme.
Il vento inizia a soffiare più forte: il tempo qui in montagna muta rapidamente e, in breve, tutto si colora di scuro, le nuvole si fanno basse ed è più prudente tornare in macchina.
Il vento, questo vento di Libeccio con le sue raffiche violente – così come ci spiega Ezio, che scopro grande appassionato di geografia - ci scuote.
Escursione etnea di Elena Cifali and Friends alla Abbiamo registrato tutto nella nostra mente e nei nostri cuori, oggi, in un mercoledì come tanti noi cinque abbiamo nutrito la nostra mente, curato il nostro corpo, soddisfatto la nostra anima.

Tra poco i nostri figli usciranno da scuola e noi ci presenteremo al cancello col sorriso stampato in volto, felici.
Se rimango in silenzio posso ancora ascoltare l’eco delle nostre risate.

E’ tempo, ormai, anche per noi di cambiarci ed andare a lavorare.
Si, perché noi altre che divertirci andiamo a lavorare come tutti, ma abbiamo una fortuna: quella di saper sfruttare ogni momento della nostra vita rendendo le nostre giornate splendide e straordinarie.



 

 


Descrizione del percorso

Case Pirao - Monte Spagnolo
Località:  Case Pirao (Randazzo)
Difficoltà:  facile, percorso quasi interamente su sterrato
Lunghezza:  10 Km circa
Durata:  3 ore (complessivo)
Attrezzatura:  Acqua, impermeabile.

 

Da Randazzo (754 m) si segue la strada statale 120 per Linguaglossa. Subito dopo il passaggio a livello della ferrovia Circumetnea si lascia la statale e si imbocca a destra la nuova strada provinciale. Dopo 300 m dal bivio in direzione di Linguaglossa si prende una strada in parte asfaltata che sale fra vigneti.

Dopo circa 4 km si devia a destra in una ripida strada sterrata che conduce alla sbarra del Demanio forestale. Si prosegue a piedi per la carrareccia lasciandosi a destra il rifugio Pirao (1070 m) dove è possibile rifornirsi di acqua. Si segue la sterrata in salita fra castagni e pini e sale con tornanti fino ad una biforcazione. Si piega a destra e si continua a salire tra le colate laviche fino a giungere alle Bocche di Fuoco del 1981.

Si sale ancora per la carrareccia, attraversando un bosco di faggi, e si arriva alla casermetta abbandonata di Monte Spagnolo e al rifugio della forestale.  Al ritorno è possibile percorrere lo stesso itinerario oppure scendere verso il rifugio Saletti e la Cisternazza (cisterna con edificio circolare).

Dal rifugio di Case Pirao si sale per Monte Spagnolo attraversando la lava del 1981, si incontrano il rifugio Saletti, la Cisternazza (cisterna con edificio circolare), la lava di Collabasso (1614-24).

 

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16 gennaio 2014 4 16 /01 /gennaio /2014 09:56

Il Camminare ci insegna ad accettare gli imprevistiLuca Gianotti de La Compagnia dei Cammini  ha scritto questa riflessione sul fatto che il Camminare tempra l'animo, la mente e il corpo e che, sprattutto, insegna ad accettare gli imprevisti che sempre possono presentarsi lungo la Via che stiamo percorrendo.

“Cercherò di accettare gli imprevisti. Niente è irrimediabile e durante un cammino gli imprevisti sono all’ordine del giorno. Perdere un sentiero, arrivare col buio, non trovare viveri là dove si aspettava, sono imprevisti che spesso hanno qualcosa da insegnarci” (Dal decalogo Filosofia del camminare)

È difficile accettare gli imprevisti. Il camminare ci deve però insegnare ad accettarli.

Se no non possiamo dirci camminatori.
Prendo spunto da un paio di accadimenti avvenuti durante i viaggi di Capodanno organizzati dalla Compagnia dei Cammini, per una riflessione su questo.
Nel viaggio del Gufo Gigi in Piemonte, in tutta la valle è mancata l’acqua per tutto il periodo del soggiorno.
La Protezione civile distribuiva l’acqua, e nella Comunità Famiglia che ospitava il gruppo ci si è dovuti arrangiare con pentoloni di acqua per lavarsi e mestoli per fare docce improvvisate. Si è riflettuto molto sul valore dell’acqua.
Nel viaggio in Abruzzo, qualcuno ha fatto la doccia un paio di volte con l’acqua fredda, per un guasto improvviso. E qualcuno ha dovuto condividere un bagno con un’altra persona, senza saperlo prima. Piccoli imprevisti? Grandi imprevisti? A voi giudicare. Per alcuni possono essere piccoli, per altri possono essere causa di un grosso disagio. E i vissuti vanno rispettati. Ma l’imprevisto è parte essenziale di un viaggio, di uncammino. Possiamo viverli male, o trasformarli in insegnamenti. Il viandante, volente o nolente, agli imprevisti cammina incontro.

 

 

Filosofia del camminare. Prima di iscrivervi a un cammino, vi consigliamo di leggere attentamente questo decalogo

  1. Per partecipare a un cammino devo liberarmi dalle ansie della quotidianità e lasciarle a casa. Camminare mi aiuta a liberare la mente dagli stress, facendo emergere la soluzione ai problemi, e a scaricare l’energia negativa accumulata in mesi di lavoro. Cercherò di far emergere la gioia e di condividerla con gli altri.
  2. Impariamo a vivere in gruppo. Accetterò le dinamiche del gruppo in cui sono inserito; i singoli componenti del gruppo possono anche non piacermi tutti, ma ora faccio parte di quel gruppo, per alcuni giorni imparerò a conviverci. Mettendo a disposizione del gruppo le mie conoscenze e anche le mie cose, nello spirito di condivisione.
  3. Metterò a conoscenza il gruppo delle mie sensazioni e dei miei stati d’animo: tenermeli dentro non aiuta il gruppo a capire come mi sento. Informerò la guida se avrò problemi: se può, farà di tutto per risolverli.
  4. Cercherò di accettare gli imprevisti. Niente è irrimediabile e durante un cammino gli imprevisti sono all’ordine del giorno. Perdere un sentiero, arrivare col buio, non trovare viveri là dove si aspettava, sono imprevisti che spesso hanno qualcosa da insegnarci.
  5. Il cammino richiede un buono spirito d’adattamento. Lo spirito d’adattamento mi farà apprezzare esperienze che mai avrei pensato (dormire una notte all’aperto, sotto la luna piena – per esempio – è una cosa che pensavo di non fare mai, e invece… ecco la magia!).
  6. Valorizzerò l’incontro. L’incontro con le persone che vivono dove sto camminando. Perché è l’incontro il vero valore del cammino, l’incontro con la natura fuori e dentro di noi, l’incontro con chi vive in modo semplice, che ha tanto da insegnarci, l’incontro con i pastori, l’incontro con persone speciali che hanno avuto il coraggio di scelte di vita controcorrente.
  7. Non correre! Per scoprire la pace interiore della lentezza consapevole, imparerò a camminare con passo lento, guardandomi intorno, perché c’è sempre un fiore nuovo, un insetto, un colore che aspettano per stupirmi. Il cammino non è competizione, anzi il ritmo del gruppo si deve adattare al ritmo del più lento.
  8. Scopri il silenzio! È bello il viaggio in gruppo perché si conosce gente nuova, si comunicano esperienze e si approfondisce la conoscenza degli altri. Ma non devo dimenticare il lavoro su di me. Durante il cammino scoprirò anche la bellezza del silenzio, dell’ascoltare il mio passo, il mio respiro, i suoni della natura. I compagni di cammino sono sicuro me ne saranno grati!
  9. I viaggi a piedi sono utili per imparare a distinguere tra superfluo e necessario. Si scoprirà allora che cosa è necessario mangiare e cosa invece è abitudine, si scoprirà cos’è necessario nell’igiene quotidiana, nelle comodità, ecc. Eliminando il superfluo dagli zaini e dalle menti tutto sarà più leggero.
  10. Non caricherò la guida di troppe aspettative. La guida è a mia disposizione per risolvere ogni problema, ma non mi scaricherò su di lei se la mia scelta non era sufficientemente motivata e ponderata. Mi chiederò piuttosto perché ho partecipato proprio a questo cammino, quali erano le mie aspettative e dove sono venute meno. E forse scoprirò che comunque qualcosa da insegnarmi tutto questo ce l’ha…

(scritto da Luca Gianotti, prima per Boscaglia, ora riscritto per la Compagnia dei Cammini)

 

Cosa significa per noi "camminare lento"? Tra una camminata lenta (circa tre chilometri all’ora) e una camminata veloce (circa cinque chilometri all’ora) non c’è poi tutta questa differenza, se inseriamo queste due velocità nei parametri a cui siamo abituati, perché la percezione della velocità è basata su mezzi molto più veloci, che viaggiano a 50 o 100 km all’ora.

Entrambe queste velocità, del camminare lento e del camminare veloce, sono velocità lente. E allora perchè certe volte ci sentiamo in affanno ma non sappiamo rallentare?

Se per qualche motivo siamo costretti ad accelerare (piove, diventa buio, qualcuno si è fatto male), ecco che da tre chilometri all’ora passiamo a cinque, ma siamo sotto stress. È lo stress che fa la differenza. È lo stress che ci impedisce di vivere serenamente il nostro cammino, il non saper più vivere nel qui e ora ma essere proiettati all’arrivo.

Allora andremo in affanno, e la camminata da lenta diventerà veloce, perché la sentiremo innaturale.
Questo significa camminare lento: saper vivere il presente senza fretta, godersi il cammino fermandosi a osservare un fiore o a scambiare due parole con un contadino, sapendo che siccome abbiamo la tenda con noi, e qualche cibo di scorta, possiamo anche far tardi, nessuno ci aspetta, non corriamo nessun rischio. Per questo i cammini in completa autonomia, in libertà, nei quali il nostro zaino diventa la nostra casa, nei quali abbiamo con noi la tenda, i viveri, il necessario, sono i più terapeutici. Possiamo fermarci quando vogliamo. (dal volume "L’arte del camminare" di Luca Gianotti - Ediciclo 2011)

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14 gennaio 2014 2 14 /01 /gennaio /2014 22:18
L'esperienza del Cammino di Santiago comincia da molto lontano...(Maurizio CrispiElena Cifali sta portando avanti il progetto di compiere il "Cammino" per antonomasia (cioè il Cammino di Santiago"), come già ci ha raccontato in alcuni articoli ... 
La sua è una preparazione che è cominciata da lontano...
Con la contemplazione dell'impresa, prima, poi con l'acquisto dell'attrezzatura necessaria (zaino idoneo per il trekking di lunga durata, scarpe adatte), l'inizio di lunghe camminate per "farsi le gambe" ed abituarsi al peso dello zaino (che, in effetti, durante un lungo percorso è la "casa" del camminatore) utilizzando lo splendido scenario dell'Etna sempre a portata di mano. 
Ed ora, un altro decisivo passo avanti è stato compiuto con l'acquisto dei biglietti aerei per arrivare in prossimità del punto di partenza (Bordeaux). 

L'esperienza del "Cammino" comincia da molto più lontano del momento in cui si muove materialmente il primo passo... 

In verità, comincia sin da quando l'idea del Cammino si insinua nella nostra mente e vi rimane a lungo come "sogno nel cassetto" - direbbero alcuni - o anche come immagine mitica o archetipica - direbbero altri.
Poi, si fa più pressante quando cominciamo ad essere interessati alle esperienze analoghe compiute da altri...
Sino a quando quell'idea entra prepotentemente dentro di noi, radicandosi con radici profonde e rigogliose; sino a quando cominciamo a visualizzare noi stessi in cammino e avvertiamo la meraviglia di qualche cosa che ci sembra di poter toccar mano, ma che ancora non è del tutto nostra, ancora non del tutto vera e reale, ma già avvertiamo nel nostro corpo fremiti e vivide sensazioni.
E quel progetto si perfeziona, infine, quando scatta qualcosa dentro di noi, qualcosa che ci induce a iniziare i preparativi, con calma e senza fretta, assaporando di questa preparazione ogni singolo istante, nello stesso tempo avvertendo uno stato di necessità che si impone sopra ogni altra cosa.
E quando il viaggio comincia, quel viaggio lo abbiamo già compiuto dentro la nostra testa molte volte. Siamo pronti, ma ancora non lo siamo. Lo sareno quando muoveremo veramente - nella realtà - il primo metro del Cammino.
E non ci resta che andare, a quel punto, linerando la nostr amente da tutte le solite - e solide -costrizioni quotidiane.
Questo è la riflessione che formula Elena Cifali, infatti: Il Cammino è iniziato, o forse sta solo proseguendo. So già che questa sarà un'esperienza che non inizierà e finirà lungo quei 900 km da percorrere a piedi con lo zaino in spalla .... sarà una puntata della nostra vita, piena di colori e sapori che parleranno di noi. 
Abbiamo appena fatto i biglietti aerei per raggiungere Bordeaux, e da li sarà tutta in salita fino a Santiago di Compostela.
Giorno 8 agosto si parte!
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5 gennaio 2014 7 05 /01 /gennaio /2014 19:14
Il Cammino ha il compito di trovare la via (Guido Ulula alla Luna)Un'altra folgorante riflessione sul camminare di "Guido Ulula alla Luna", camminatore e guida per la Compagnia dei Cammini (oltre che medico nella vita ordinaria).
E' una meditazione sull'importanza del camminare come strumento pedagogico per la propria crescita interiore.
Sono brevi e sintetici pensieri che, da soli, valgono molti trattati e che si pongono come elementi per un pensare socratico, per alcuni versi, poichè ciascuno degli enunciati espressi da Guido Ulula alla luna può essere ripreso da ciascun camminatore/viandante/errante e fatto proprio in una rielaborazione originale ed inedita.
Più che altro sono spunti per un pensare "profondo" che possa accompagnare - auspicabilmente - i nostri cammini. 
Il Cammino ha il compito di trovare la via
Il fuoco ha il compito, fiammeggiando, di produrre energia e scaldare, fino al suo spegnersi.
Un compito va eseguito, incoraggiato, rispettato.
Così un figlio non è proprietà dei genitori, ed ha il compito di immaginare e realizzare nuovi progetti per far progredire l’umanità, spendendo il proprio talento.
E l’amore ha il compito di farci accedere ai misteri della creazione, con il fondersi di due anime gemelle, oltre che di lenire la nostra solitudine esistenziale.
Anche la morte ha un compito. In essa ci ricongiungiamo a quella Madre Terra che ci generò, per riaprirci ad imprevedibili alchimie del vivente.
Il cammino ha il compito di trovare la via.
Non sempre, anzi quasi mai, il nostro percorso nel mondo ci è chiaro.
E se anche lo fosse, non è certo facile portarlo a termine.
Occorre un metodo, un’educazione al come, un saper affrontare la strada.
Conoscere l’arte di andare non è garanzia d’arrivare, ma ne è l’indispensabile premessa, altrimenti il perderci è altamente probabile.
Nel cammino il viandante sperimenta, si fortifica, apprende dagli errori, dosa gli slanci, con pazienza giunge a una meta, che quasi mai è quella desiderata in partenza.
È il passo che insegna alla parola, spesso velleitaria, il linguaggio del reale e del come attraversarlo.
Ogni pedagogia dovrebbe adottare il camminare come strumento per forgiare il carattere.
Siamo il cammino che intendiamo intraprendere.
È il cammino stesso lo scopo, e il segreto, della vita.
Fiammeggiante al pari di un fuoco.
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30 dicembre 2013 1 30 /12 /dicembre /2013 19:52
Guido Ulula alla LunaOspitiamo qui uno scritto/riflessione di "Guido Ulula alla Luna" che opera come guida all'interno de "La Compagnia dei Cammini". Nella vita è medico e psicoterapeutia.
In questo suo scritto (che si riferisce ad un suo intervento-relazione al Festival della Filosofia che si è tenuto a Sassuolo (Modena) nel corso del 2013, tra il 13 e il 15 settembre sul tema de "L'amore", si troveranno delle riflessioni impressionistiche sulla funzione pedagogica del "camminare" e sulle differenze tra il camminare "superficiale" e quello "profondo".

Il cammino è pedagogico
Anticorpi.
Sarà che una parte consapevole della razza umana sta mettendo a fuoco che possiamo seriamente scomparire come specie vivente dal nostro pianeta.
Ci sono segnali incoraggianti.
Di fronte alla distruttività cieca che i potenti del mondo continuano a mettere in atto, c’è in tanti ambiti un risveglio delle coscienze.
Jeremy Rifkin ci parla di “Civiltà dell’empatia”.
Serge Latouche di decrescita felice e di reincanto del mondo.
La filosofa Michela Marzano ci dice che “L’amore è tutto”.
Così anche il festival filosofia di quest’anno a Modena è stato dedicato all’Amore.
Tanti italiani si stanno mobilitando per l’attuazione dei valori della Costituzione.
Il nuovo Papa Francesco pare voler ricollocare la Chiesa cattolica fra i poveri e gli umili.
Anche fra i politici nostrani, i più ascoltati sono quelli che sostengono il bisogno di mandare tutti a casa o rottamare una casta di potere che ha coltivato unicamente i propri interessi.
Tanti e tanti altri andrebbero citati. A memoria ho ricordato quelli che stanno influendo su di me.
Io stesso mi sono fatto l’idea che è il momento di intraprendere un Cammino Romantico, che ci faccia uscire da quelle modalità razionalistiche e materialiste che sono alla radice dell’allontanamento da un rapporto sano ed armonico con la Natura.
Il cammino è pedagogico.
Da tempo rifletto e sostengo e pratico che il camminare lento dolce e profondo ci dona molto di più di un benessere psicofisico.
Mi sono accorto che può essere strumento fondamentale per imparare a stare al mondo con maggiore efficacia.
Una rivoluzione evolutiva ad un miglior adattamento alle energie dell’universo.
Ci educa in modo semplice ed alla portata di tutti ad una visione realistica delle cose.
Un pensiero, un’ideale, una fede, un progetto, debbono avere le gambe su cui marciare.
Un passo alla volta, con l’andatura adatta ad ognuno di noi, concentrati sulle sensazioni che stiamo provando.
Ogni frutto della mente, che per sua natura rischia di tendere all’astrattezza o all’umoralità o all’onnipotenza, che poi diventa la fonte di delusioni e depressione, va verificata dalla capacità concreta che abbiamo di marciare in quella direzione.
Se il passo che facciamo è consono, ci dà soddisfazione, facendoci stare bene, senza contrasti con ciò che ci circonda… ecco, allora, possiamo fare il successivo.
Viceversa, ci fermiamo, ci ascoltiamo, interrogandoci sui segnali negativi che abbiamo avuto, ci confrontiamo con altri e, solamente alla fine, riprenderemo con coraggio a provare un percorso diverso.
Non dar credito ai nostri impulsi ci farà perder tempo ed entusiasmo?
Credo sia esattamente il contrario. Sposare testa e cuore, passioni e fattibilità, Cielo e Terra, ci renderà uomini interi e responsabili, quindi felici.
Un cambiamento autentico ha sempre dietro un cammino faticoso.
Le scorciatoie e le furberie, per non parlare di malafede e prevaricazioni, hanno la caratteristica di voler fare tutto facile.
Il viandante sa che la strada è sua non per diritto acquisito.
Non siamo i padroni della strada.
La strada va esplorata con rispetto e pazienza e misura.
Occorre interagire con la strada.
La verità vera è che è la strada a nutrirci e formarci.
Noi e la strada siamo una cosa sola.
Guido    Ulula alla Luna
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5 ottobre 2013 6 05 /10 /ottobre /2013 09:04

Marcia della Pace Assisi-Perugia (50^ ed.). L aMarcia della Pace da Assisi a Perugia ha compiuto 50 anni lo scorso 25 settembreLa Marcia della Pace Perugia-Assisi ha compiuto, lo scorso 29 settembre 2013, 52 anni. La Marcia della Pace di quest'anno ha aperto le celebrazioni della "Settimana della città" (sino al 6 ottobre), culminata nel discorso di Assisi del Pontefice, il 4 ottobre, giorno di festeggiamento del Santo Francesco, patrono d'Italia. 

Si é svolta, lo scorso 29 settembre 2013, la “Marcia della Pace” Perugia-Assisi.
La storica manifestazione ha festeggiato, quest’anno, l’ambizioso traguardo dei 52 anni e dal 2014 si delocalizzerà con un suo svolgimento in numerose altre location, ma tutte accomunate dallo stesso spirito.
Fu promossa per la prima volta nel 1961 su iniziativa di Aldo Capitini, filosofo, politico e antifascista.
In quell’occasione fu utilizzata la bandiera della pace simbolo dell’opposizione non violenta a tutte le guerre. Da quella data è passato mezzo secolo, ma intatto nel tempo è rimasto lo spirito della celebrazione: la “Marcia” è diventata la ricorrenza più importante per tutti quelli che credono nella pace, nella non violenza, nella giustizia, nel rispetto dei diritti dell’uomo e nella fratellanza tra i popoli. Un’occasione unica, da non perdere, per tutte quelle persone che hanno basato la loro vita sulla condivisione di questi importanti valori.

Il corteo si é snodato dal capoluogo umbro alla città di San Francesco su un percorso di circa 25 Km.
La partenza è avvenuta dai Giardini del Frontone di Perugia alle ore 9.00 di mattina, mentre l’arrivo deiella stesta del grande corteo é arrivata sulla Rocca Maggiore di Assisi intorno alle 15.00 del pomeriggio.
Oltre alla marcia completa, le persone meno preparate fisicamente, hanno avuto l'opportunità di scegliere tra altri due itinerari meno impegnativi. Il primo, di 11 Km,è partito  a Ponte San Giovanni e, proseguendo  per Santa Maria degli Angeli, é arrivato ad Assisi (Il tratto tra Ponte San Giovanni e Santa Maria degli Angeli può essere percorso in treno). Il secondo, più breve, di appena 4 km, invece, ha visto come punto di ritrovo S. Maria degli Angeli, concludendosi come al solito ad Assisi (in questo caso, si può scendere dal bus a Santa Maria degli Angeli e proseguire a piedi fino alla rocca).

A far parte del corteo migliaia di partecipanti provenienti da tutta Italia.
Tra i protagonisti della “Marcia della Pace” ci sono stati - come sempre - i giovani, che stanno cercando di costruirsi un futuro migliore.
Durante la manifestazione, a questo proposito, si sono svolte azioni pacifiche (cartelloni, striscioni, cori, ecc.) che hanno l’intento di ricordare ai politici e agli imprenditori la delicata questione del lavoro.
Presenti, inoltre, anche diverse autorità: si va dai sindaci, ai presidenti di provincia e di regione, agli assessori e consiglieri.

 

La Marcia della Pace Perugia-Assisi è su Facebook

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16 agosto 2013 5 16 /08 /agosto /2013 17:25

Baceno Devero Crampiolo (BDC) 2013 (43^ ed.). A Crampiolo vincono Gramegna e SerafiniUna bella giornata di sole, anche se piuttosto fredda, ha accolto i quasi 400 podisti presenti il 15 agosto 2013 alla 43^ edizione della Baceno Devero Crampiolo, la classica camminata organizzata dalla Pro Loco di Baceno in collaborazione con il Comune di Baceno, il Gruppo Alpini Baceno, la Banda Musicale di Baceno, il Gruppo Giovani Antigorio.

In campo maschile il primo a tagliare il traguardo è stato il portacolori della Caddese Alberto Gramegna, che ha percorso i circa 15 km, con oltre 1100 m di dislivello, in 1h15'18", battendo di oltre due minuti il record stabilito lo scorso anno dal giovanissimo Marcello Ugazio. Gramegna, alla prima vittoria, ha preceduto di 1'56" Rolando Piana (Genzianella) e di 3'40" Claudio Caretti (Atl. Vercelli).

Piana in realtà aveva tentato un allungo nella parte più scorrevole del percorso, che porta a Goglio, ma è stato prima raggiunto e poi superato, all'imbocco della terribile "mulattiera dei tubi", da Rolando Piana, che si è poi involato solitario verso il traguardo.

In campo femminile c'è stata l'affermazione piuttosto netta di Susanna Serafini, prima in tutti i punti di controllo; anche l'atleta dei Runners Varese, come accaduto per Alberto Gramegna, ha battuto il record stabilito lo scorso anno da Scilla Tonetti fermando i cronometri sul tempo di 1h31'36", oltre cinque minuti meglio dl 2012. La Serafini, che nonostante la vittoria ha detto di non sentirsi in grande condizione, ha preceduto proprio Scilla Tonetti (Runners Olona), di 1'28", e la portacolori dell'Atletica Cistella Annalisa Cappelletti, staccata di 3'52".

Tra i giovani, è da segnalare l'ottima prestazione di Francesco Vanini, classe 2000, che ha compiuto il tragitto previsto nel grande tempo di 1h35'59", meglio del record femminile dello scorso anno; dietro di lui Samuele Alberti e Patrik Lenzi; in campo femminile la migliore è stata Samantha Mader, che ha preceduto Valentina Mader ed Emma Bernardini.

 

Si chiude così un'edizione che ha visto confermato l'apprezzamento per il percorso introdotto nel 2012, giudicato più duro, ma decisamente più spettacolare del precedente; da sottolineare anche la presenza di molti podisti che hanno affrontato per la prima volta la BDC e di molti giovani atleti.

L'organizzazione si è dimostrata all'altezza dell'evento e quindi ci sono tutte le basi perché la Baceno Devero Crampiolo continui a rappresentare un appuntamento clou del podismo del territorio.

 


Ivo Casorati – Ufficio Stampa
43a BACENO DEVERO CRAMPIOLO
Cell: 339/6076523
Tel/fax 0322/842457
Mail info@comunicativo.it
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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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            Elena Cifali   Eleonora Suizzo
   
   
   
   
   
   

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