Ospitiamo qui di seguito una riflessione di "Guido Ulula alla Luna", medico e psicoterapeuta, ma anche camminatore e guida per La Compagnia dei Cammini.
In una Società affluente come la nostra, in cui si è perso il senso dei "riti di passaggio" che sanciscono il passaggio dall'infanzia all'età adulta, attraverso dei riti di passaggio o la sottoposizione a prove iniziatiche (come l'esperienza della solitudine o dell'autosuffcienza fuori dall'abbraccio protettivo del proprio gruppo tribale), il Cammino e il Camminare possono rappresentare una forma alternativa (ed accessibile) dei riti d'iniziazione di cui si è persa memoria ed uno strumento di crescita e di trasformazione, lontano dal fracasso dei Media e possibile (e praticabile) strumento di trasformazione interiore e di crescita. E posono anche essere un'attività "donatrice di senso" in una società come la nostra che è sempre più confusa e disorientata: il Cammino fornisce delle direttive ed un sesno di marcia, ma anche la consapevolezza che la metà lontana si costruisce semplicemente "passo dopo passo".
Camminare, se lo si fa tenendo conto di tutto questo, è "rivoluzionario".
Uniformità.
Dei generi sessuali, delle età della vita, delle tradizioni etniche.
In psicologia si osserva che tutto ciò che è indeterminato porta confusione, quindi deficit di progetto, quindi insoddisfazione ed infelicità.
È la diversità, in tutte le sue sfaccettature, che arricchisce e permette ad ogni aspetto della natura di esprimere al meglio tutte le sue caratteristiche.
L’uniformità dominante è consumistica.
L’educazione ai problemi reali dell’essere umani, da quelli affettivi a quelli generazionali, viene totalmente dimenticata.
Stefano Levi Della Torre nel suo libro “Amore” avanza l’interessante ipotesi che la fase storica che stiamo attraversando sia caratterizzata dal “figliarcato”.
Cosa rimane in questi ultimi decenni dopo la radicale, e per tanti versi sacrosanta, messa in discussione della figura del padre padrone e delle sue millenarie leggi patriarcali?
Siamo in un’epoca confusa, indeterminata.
Ecco allora che il figlio, noi tutti, ha come riferimento prevalente la Madre, portandosi dietro, ben oltre l’età infantile, l’aspettativa che tutti i suoi bisogni vengano miracolosamente soddisfatti da qualcuno.
E se fosse questa la radice del consumismo?
Questa potrebbe anche essere una delle molle che fa scattare oggi tanti femminicidi.
Uomini bambini, con regole morali fragili e scarsa autonomia, che, di fronte all’abbandono della loro compagna, non concepiscono altra soluzione se non quella di annientare colei che osa togliergli la sicurezza della cura, scambiata questa con l’amore.
Quando l’Amore adulto è, al contrario, concepire e praticare il bene dell’altro.
Il cammino come rito d’iniziazione. Sappiamo tutti, e se l’abbiamo dimenticato è ora che ce ne rammentiamo, che la crescita di un individuo equilibrato e sano necessita di tanti passaggi, spesso non facili, e di guide autorevoli che sappiano condurre fino alla piena responsabilità verso se stessi e gli altri.
Le società tradizionali disponevano al riguardo di molteplici riti d’iniziazione, che avevano lo scopo di traghettare dal “tutto è dovuto” dell’infanzia al “saper stare al mondo” dell’adulto.
Dove sono finiti questi indispensabili passaggi di crescita?
Sta qui un altro tassello della nostra riflessione collettiva sull’importanza del riprendere a camminare.
Reinsegnamo ai bambini l’andare a scuola a piedi in gruppo e su percorsi protetti, invece di comodamente scarrozzarli su scatole chiuse che chiamiamo automobili.
Reinsegnamo ai giovani l’arte, che è piacere e fatica insieme, del cammino, invece di lasciarli crogiolare nei miti della velocità e del virtuale.
Reinsegnamo a tutti quanti che è un passo dopo l’altro che potremo affrontare e risolvere anche i problemi che paiono insormontabili, uscendo dall’illusoria onnipotenza che basti desiderarla per raggiungere una meta.
Il cammino, in tutte le sue forme, può davvero diventare rito d’iniziazione per recuperare un giusto rapporto con noi stessi e la natura.
Noi camminatori, se consapevoli del gesto rivoluzionario che compiamo, siamo esempi viventi di questa modalità ecologica del vivere.
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