Magnifici perdenti (titolo originale:"We Begin Our Ascent", nella traduzione di Daniela Guglielmino), pubblicato nella collana Varianti da Bollati Boringhieri nel 2019 è l'opera prima di Joe Mungo Reed, un giovane autore britannico,che ha già firmato dei racconti comparsi in antologie diverse.
Il titolo italiano è fuorviante, per quanto ovviamente contenga un richiamo abbastanza esplicito al testo: accoppiato all'immagine di copertina evoca immediatamente di cosa possa trattare la storia.
Il titolo "magnifici perdenti" tuttavia riporta al noto romanzo di Leonard Cohen "Beautiful Losers" che fu tradotto in italiano a suo tempo con il titolo "Belli e perdenti", senza che le due storie abbiano alcuna attinenza.
Magnifici perdenti é una storia di sport e di amore. Il protagonista, Sol, che fa parte come gregario di una squadra di ciclisti che partecipa al Tour de France, accetta assieme ad altri la proposta del loro team leader di iniziare delle procedure di doping.
Ed è interessante la metafora che usa Raphael, mentore, allenatore, responsabile organizzativo della squadra, per convincerli ad accettare la via della frode sportiva.
Tappa dopo tappa il Giro si svolge con alti e bassi e nel frattempo Sol riflette in silenzio e ricorda a sprazzi momenti della sua vita "ordinaria": la sua carriera ciclistica, il suo fidanzamento, il matrimonio con Liz, la nascita di un bimbo, Barry.
E intanto, inconsapevolmente, la squadra precipita in un baratro di eventi incontrollabili ed imprevedibili.
E' una sorta di nemesi per aver troppo tentato.
Il libro, molto ben scritto, offre anche una riflessione su quanto possano essere diventate "normalizzate" le pratiche del doping.
Se lo fanno tutti - è il ragionamento seduttivo di Raphael, cattivo maestro - perché non rimettersi in pari con gli altri, consentendo a se stessi la possibilità di fare emergere le proprie doti naturali che risultano offuscati dal fatto che siano altri a doparsi?
Una storia tragica che si conclude con un disfacimento della squadra e con una amara disfatta morale.
L'autore illustra molto bene - e fa capire come funzioni veramente - il ciclismo di alto livello e il gioco di squadra fatto unicamente per "proteggere" e per portare avanti i candidati alla vittoria, mentre i gregari sono soltanto pedine sacrificabili in un mondo chiuso che non ammette - se non di rado - intrusioni dall'esterno.
Ma tutto ciò è soltanto una finta realtà, le vere salite si devono affrontare nella vita, ma per questo tutto l'allenamento e i trucchi possibili, le strategie e le tattiche, non sono sufficienti. Ci vuole tutt'altra grinta per poter essere campioni nella vita, dove le salite si affrontano da soli, senza nessuna copertura.
(dal risguardo di copertina) Sol e Liz sono sposati, e innamorati. Sol è innamorato di Liz, e Liz di Sol, ma Sol è anche innamorato della sua professione di ciclista, e Liz del proprio lavoro di genetista. Sol, il cui motto è «Per noi la vita è ciclismo, il ciclismo la vita», corre al Tour de France come gregario di Fabrice, non per vincere, ma per far vincere la squadra. Liz definisce lo scopo del proprio lavoro «Capire a cosa serve un gene in un pesce», e capisce bene anche Sol perché è interessata alle dinamiche di gruppo, molto simili alle leggi biologiche. Entrambi comprendono il senso del loro successo anonimo a beneficio di altri, e si sostengono a vicenda, ma devono difendersi dal contesto che li circonda: per Katherine, la madre di Liz, e per Rafael, il direttore sportivo, se non si vince si fallisce.
Seguiamo i ciclisti nella routine giornaliera, spesso comica, e nelle situazioni agonistiche, spesso difficili, nel bene e nel male, fino al traguardo finale, catartico. Le difficoltà e le divergenze cominciano quando il cinico Rafael invita a mezza voce Sol e gli altri corridori e ricorrere a qualche trucchetto di «innocuo» doping. Sol vorrebbe rifiutare, ma Liz, sempre pronta ad agire con entusiasmo e dedizione, decide che la proposta va accettata. Non solo, si offre come «corriere» dietro lauto compenso, seguendo la corsa in automobile e trasportando le sostanze vietate, coperta dalla presenza del piccolissimo Barry, figlio suo e di Sol.
Naturalmente dove ci sono anabolizzanti e sacche di sangue per trasfusioni, ci sono anche guai, e infatti il dramma non manca. Ma Reed riesce a equilibrare il tono della scrittura in modo da alleggerirne i risvolti tragici, concentrandosi sul suo scopo ultimo, quello di raccontare una corsa in salita per raggiungere una meta che non è la vittoria. E la metafora corre insieme ai ciclisti e all’automobile di Liz per tutta la narrazione, senza mai incepparla, senza che il lettore quasi se ne accorga.
Di "We begin Our Ascent", hanno detto
«Una breve, essenziale delizia di romanzo... leggendo, si continua a girare compulsivamente pagina, anche quando non succede niente di particolare, anche quando si tratta solo di un’altra giornata sulle colline del Tour de France» (The New York Times)
«Per il ritmo e il tono, la prosa di Reed ricorda quella di Don DeLillo. Accanto alle idee e ai dialoghi umoristici, c’è vera suspense, e un dramma umanissimo» (Kirkus Reviews)
«Meditativo, e insieme eccitante come un thriller» (Vanity Fair)
L'Autore. Joe Mungo Reed è nato a Londra e cresciuto nel Gloucestershire. Ha un Master in filosofia e politica della University of Edinburgh e un Master of Fine Arts in scrittura creativa della Syracuse University, dove ha vinto il Joyce Carol Oates Award in Fiction. Magnifici perdenti è il suo primo romanzo, e i suoi racconti sono apparsi su «Gigantic» e nell’antologia «Best of Gigantic». Vive a Edinburgo, UK.
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