Desert Solitaire.Una stagione nella natura selvaggia (Baldini&Castoldi 2015) di Edward Abbey può avere il valore di una scoperta incredibile: ed è sicuramente uno di quei libri che spesso passano inosservati, perché non hanno "santi" in paradiso.
Tuttavia, negli Stati Uniti, questo libro fece epoca, da quando uscì, nel 1968.
Onore a a Baldini&Castoldi, che lo ha ripubblicato quest’anno, nell’ottima traduzione di Stefano Travagli.
L'opera di Abbey si inserisce a pieno titolo nella tradizione di Henry David Thoreau, Walt Whitman, Mary Hunter Austin, il tutto condito da un’ironia fantastica (si ride dei nostri mali del secolo leggendo il libro) e una vena polemica degna dei migliori rivoluzionari.
Edward Abbey (1927-1989) ha vissuto per sei mesi da solo nel ruolo di ranger, nel 1956, in una roulotte nell’Arches National Monument, un territorio desertico dello Utah.
Desert solitaire che racconta appunto di questa sua esperienza è stato pubblicato nel 1968, ma l’azione del libro va retrodatata e si svolge quando l’autore aveva 29 anni e questi territori erano ancora incontaminati. Un inno alla protezione della wilderness, ma anche molto di più. Contiene poetiche descrizioni dei parchi dello Utah e dell’Arizona, quali Arches, Canyonland, Canyon degli Havasupai, e dell’arido territorio dei Navajo.
Non mancano descrizioni dell’abbondante flora e fauna del deserto. E' insomma un libro come non se ne scrivono più, ma non solo letteratura di qualità (Abbey è uomo molto colto): anche pamphlet politico di chi vede il mondo naturale distruggersi sotto i suoi piedi.
In conclusione, in questo memoir Abbey disegna il suo manifesto ambientalista, coerente con quanto ha scritto in altre sue opere, anche di marca più squisitamente narrativa.
Desert Solitaire ha ispirato un omonimo album musicale che potrebbe essere utilizzato come colonna sonora alla lettura del testo di Abbey.
Citiamo l'autore: Cosa posso dire a queste persone? Sigillate nei loro gusci di metallo come molluschi con le ruote, come posso liberarle? L’auto una scatoletta di metallo, il ranger il suo apriscatole. Uscite da lì, per l’amor di Dio, vorrei dire. Toglietevi quegli occhiali da sole del cazzo, spalancate gli occhi, guardatevi in giro; buttate via quelle stupide macchine fotografiche! (…) Gesù, signora, tiri giù quel finestrino! Il deserto lo si capisce solo se lo si annusa! La polvere? Certo che c’è la polvere, siamo nello Utah! Ma è polvere buona, ottima polvere rossa dello Utah, ricca di uranio e di ironia. Spegnete il motore. (…) E tu, sì, tu con la mappa spalancata davanti, il radiatore che bolle e il motore surriscaldato, striscia fuori da quel bozzolo brillante di lamiera e vai a farti una passeggiata! Sì, ti sto dicendo di mollare la vecchia e i mocciosi urlanti per un po’, di voltare loro la schiena e andare a fare una lunga, tranquilla passeggiata nei canyon, di perderti e di tornare solo quando ti va, cazzo. Farà benissimo, a te, a lei, a tutti quanti. Dai tregua ai bambini, lasciali uscire dalla macchina, lasciali correre sulle rocce a caccia di serpenti a sonagli, scorpioni e formicai… Sì, esatto, liberali. Come osi imprigionare dei bambini nel tuo maledetto carro funebre imbottito? Vi imploro di uscire da quelle sedie a rotelle a motore, di staccarvi dagli schienali di gommapiuma e alzarvi in piedi. Siete uomini! Siete donne! Siete esseri umani! E camminate – camminate – CAMMINATE sulla nostra dolce terra benedetta!”
(dal risguardo di copertina) "Desert solitaire" è diventato un libro di culto sin dalla sua pubblicazione, nel 1968. Un racconto provocatorio e mistico, arrabbiato e appassionato, in cui Edward Abbey ci restituisce la sua esperienza di ranger nell'Arches National Monument, nel Sudest dello Utah, catturandone l'essenza e trasmettendoci il desiderio di vivere nella natura e conoscerla nella sua forma più pura: silenzio, lotta, bellezza abbagliante. Ma "Desert solitaire" è anche il grido angosciato di un uomo pronto a sfidare il crescente sfruttamento operato dall'industria petrolifera, mineraria e del turismo.
Sono trascorsi quasi cinquant'anni, e le osservazioni di Abbey, le sue battaglie, non hanno perso nulla della loro rilevanza. Anzi, oggi più che mai, "Desert solitaire" ci chiama a combattere, mettendoci di fronte a un'ultima domanda fondamentale: riusciremo a salvare ciò che resta dei nostri tesori naturali prima che i bulldozer manovrati dal profitto colpiscano ancora?
Edward Abbey. Edward Paul Abbey (Indiana, 29 gennaio 1927 – Tucson, 14 marzo 1989) è stato uno scrittore statunitense, noto per il suo interesse per l'ambiente e l'ecologia. Tra i suoi scritti più famosi si può citare I sabotatori (The Monkey Wrench Gang) che divenne il testo ispiratore di molti movimenti ambientalisti (notoriamente l'organizzazione Earth First!) e dei cosiddetti ecoterroristi, lo stesso titolo venne usato come neologismo per definire l'azione di sabotaggio contro le cosiddette corporation a salvaguardia dell'ambiente e degli spazi incontaminati.
Un racconto provocatorio e mistico, arrabbiato e appassionato, in cui Edward Abbey, ci restituisce la sua esperienza di ranger nell'Arches National Monument, nel Sudest dello Utah ...
Leggi un estratto (sul sito della Casa editrice)
This article is about the book. For the album dedicated to Edward Abbey see Desert Solitaire (album) . Desert Solitaire: A Season in the Wilderness is an autobiographical work by Edward Abbey ...
Desert Solitaire: A Season in the Wilderness is an autobiographical work by Edward Abbey (1927–89), published originally in 1968. His fourth book and his first book-length non-fiction work, it followed three fictional books, Jonathan Troy, The Brave Cowboy, and Fire on the Mountain. Although it initially garnered little attention, it would eventually be recognized as an iconic work of nature writing and a staple of early environmentalist writing, and brought Abbey critical acclaim and popularity as a writer of environmental, political, and philosophical issues. Based on the author's activities as a park ranger at Arches National Monument, the book is often compared to Thoreau's Walden and Aldo Leopold's A Sand County Almanac.[1] It is a series of vignettes about various aspects of his work as a park ranger in the Colorado Plateau region of the desert Southwestern United States, ranging from a polemic against development and excessive tourism in the National Parks, to a story of working with a search and rescue team to pull a dead body out of the desert, to stories of river running. The book is interspersed with observations and discussions about the various tensions, be they physical, social or existential, between humans and the desert environment. Many of the chapters also engage in lengthy critiques of modern Western civilization, United States politics, and the decline of America's environment. Although written as memoir, it includes partially and fully fictionalized anecdotes.
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