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5 aprile 2015 7 05 /04 /aprile /2015 06:08
Dave Kunst in transito sul Khyber Pass, passo di montagna che collega il Pakistan con l’Afghanistan lungo la Via della seta

Dave Kunst in transito sul Khyber Pass, passo di montagna che collega il Pakistan con l’Afghanistan lungo la Via della seta

Nei primi anni ’70: Dave Kunst fu il primo uomo a fare il giro del mondo a piedi. Presto, usciranno in libreria i suoi diari di viaggio, d prossima pubblicazione per Edizioni dei Cammini:  dal 22 aprile in libreria (titolo originale: The man who walked around the world), scritto dallo stesso dave Kunst assieme a Clinton Throwbridge.
Basato sulla vicenda reale e ispirato al libro, è in corso di realizzazione - con la regia di Robert Connolly, il film con il medesimo titolo.

L'avventura di Dave Kunst fu pensata per essere portata avanti in due, con il fratello John. Ma in un punto del percorso asiatico (mentre attraversavano l'Afghanistan, in particolare) i due furono assaliti dai banditi, il fratello John ucciso e lo stesso Dave ferito.

Quando si riprese, ricominciò il suo cammino, questa volta accompagnato dal fratello Peter.

Dave Kunst fu il primo camminatore indipendente a compiere il periplo del mondo a piedi: la certificazione definitiva della distanza da lui percorso è di 14.452 miglia.

Sembra che la sua ispirazione a compiere il cammino attorno al mondo sia stata l'impresa della sbarco lunare degli astronauti USA.

Dave Kunst, camminatore del mondo. Ad aprile, nelle librerie il libro che racconta il suo viaggio a piedi attorno al globo
Dave Kunst, camminatore del mondo. Ad aprile, nelle librerie il libro che racconta il suo viaggio a piedi attorno al globo
Dave Kunst, camminatore del mondo. Ad aprile, nelle librerie il libro che racconta il suo viaggio a piedi attorno al globo
Dave Kunst, camminatore del mondo. Ad aprile, nelle librerie il libro che racconta il suo viaggio a piedi attorno al globo
Dave Kunst, camminatore del mondo. Ad aprile, nelle librerie il libro che racconta il suo viaggio a piedi attorno al globo
Dave Kunst, camminatore del mondo. Ad aprile, nelle librerie il libro che racconta il suo viaggio a piedi attorno al globo
Dave Kunst, camminatore del mondo. Ad aprile, nelle librerie il libro che racconta il suo viaggio a piedi attorno al globo
Dave Kunst, camminatore del mondo. Ad aprile, nelle librerie il libro che racconta il suo viaggio a piedi attorno al globo
Dave Kunst, camminatore del mondo. Ad aprile, nelle librerie il libro che racconta il suo viaggio a piedi attorno al globo
Dave Kunst, camminatore del mondo. Ad aprile, nelle librerie il libro che racconta il suo viaggio a piedi attorno al globo

(da Wikipedia) Dave Kunst (born July 16, 1939 in Caledonia, Minnesota) is the first person independently verified to have walked around the earth.

The walk was intended to be achieved along with his brother John, but in the event John was shot and killed by bandits, and Dave wounded; Dave resumed and completed the walk with another brother, Peter. His walk was officially stated to be 14,452 miles.

Kunst's walk may not have been the first circumnavigation by foot, in particular Guinness World Records mentions George Matthew Schilling (walked: 1897-1904), and Dumitru Dancircumnavigated the globe between 1910-1923, in a Touring Club de France contest.

Kunst's trek began June 20, 1970, and ended October 5, 1974. Dave started his journey in Waseca, Minnesota with his brother John, a letter of recommendation from Sen. Hubert Humphrey, a scroll to be signed by officials along the way, $1000 and a mule named Willie Makeit carrying camping supplies.

The brothers walked to New York City with Willie Makeit, then flew to Portugal, where they acquired a second mule (Willie stayed home). Dave and John walked across Europe and visited Monaco, where they met Princess Grace, and Italy, where they encountered Thor Heyerdahl.

During their travels, the brothers asked people to send donations to UNICEF, which a reporter in Afghanistan mistakenly wrote that they collected and carried along with them.

John was killed when bandits shot him in the mountains of Afghanistan in October 1972. Dave was shot in the chest during the same attack, but survived by playing dead. After spending 4 months recovering from his injuries, Dave resumed his journey along with his brother Pete, from the spot where John was killed. As they continued their travels, Dave and Pete were denied access to the USSR, so they flew from India to Australia.

Pete returned home during the Australia-leg of the trek, where Dave continued on alone, by this time on his 3rd mule. Unfortunately, the mule died and Dave was left hauling his wagon of supplies himself. He was on the verge of abandoning his supplies, when he fortuitously met Jenni Samuel, a schoolteacher from Perth. She helped pull his wagon with her car, while he walked alongside. Dave returned to Australia for a year after completing his journey. Jenni and Dave later married and are still together as of 2013.

"I walked 20 million steps" Dave says, figuring 31 steps per 100 feet "I wore out 21 pairs of shoes but I proved something to myself: If a human being makes up his mind, is determined, sets goals, he can walk around the world".

The brothers were commemorated in June 2004 with a sign in their hometown of Caledonia, Minnesota. The inscription reads: "Caledonia: Birthplace of the Earthwalkers David, Peter and John Kunst."

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29 marzo 2015 7 29 /03 /marzo /2015 08:41
L'ultimo sciamano. La storia di Franco Bettella, estroso e talentuoso atleta e allenatore

(Maurizio Crispi) Va assolutamente letto il saggio biografico scritto a due mani da Pino Clemente e da Mauro Leonardi, L'ultimo sciamano. Storia di Franco Bettella (Yorick Editore, 2014), non solo per il suo valore di documento prezioso sulla vita di un talentuoso atleta ed allenatore nel campo dell'atletica leggera, ma anche come storia paradigmatica del fatto che il genio, il talento, la capacità di sperimentare, dandosi anima e corpo alla scelta che si è deciso di perseguire, disturbano sempre la "mediocrità" di chi dirige le strutture e le organizzazioni: e, sotto questo profilo, questa storia ha un carattere universale e ha tanto insegnare a chi vuole essere di mente aperta e non suddito e portaborse di chi occupa le poltrone del potere, siano esse nell'ambito sportivo Comitati Olimpici vari, FIDAL e quant'altro. Alcuni personaggi di grande levatura, come ebbe a dire Sebastiano Vassalli nella sua biografia sul poeta italiano Dino Campana,passano nel cielo come delle comete e,sono troppo avanti nel tempo e di statura troppo grande per essere veramente compresi degli uomini del proprio tempo.

E sarebbe bello se qualcuno con il talento per il cinema volesse tradurre questo storiain script per farne un bel film perchè con i suoi risvolti avventurosi ed esotici ben si presterebbe.

Il saggio biografico su Franco Bettella figura carismatica e contestata dell'Atletica italiana, sia in veste di atleta, sia in veste di allenatore, scaturisce dai ricordi e dalla personale conoscenze di Pino Clemente (che lo ha visto sia come suo allenatore, sia come giornalista che si è trovato a scrivere articoli su di lui), ben noto ai podisti siciliani per i suoi arguti articoli sui diversi temi dell'Atletica e di Mauro Leonardi, uno dei suoi ultimi allievi al tempo dell'avventura del palermitano club atletico "Assicurazioni Generali" di palermo,poi bruscamente interrotta prima di raggiungere il suo apice, ma anche da ricerche e dalla consultazione di documenti originali (compresi articoli giornalistici d'epoca).
Franco Bettella, infatti, padovano di origine,ma cittadino del mondo, anche per la sua tendenza ad essere eccentrico giramondo, risiedette a Palermo in due successive occasioni: al tempo dell'avventura con la neo-costituita società di atletica "Assicurazioni generali" esperienza che vide la sua brusca interruzione per la morte - a causa di uno sventurato incidente stradale - di Gianni Scavo, il più promettente allievo di Bettella; e, successivamente, come tecnico dell'insorgente società di atletica "Telestar", legata al quotidiano fondata dalla famiglia dei Cassina.
C'è dunque nel racconto tracciato dal tandem Clemente-Leonardi anche un bel pezzo di storia palermitana.
Ed è - questa storia - un bel tributo, considerando anche che, come tutti quelli che sono vissuto ed hanno operato prima della piena diffusione di internet e degli strumenti di digitalizzazione delle informazioni, di Franco Bettella non vi è quasi traccia.
Nei motori di ricerca, più comunente usati, compare quasi esclusivamente il nome di un altro Francesco Bettella, sportivo e nuotatore paralimpico.

Bettella fu un personaggio eccentrico e geniale, fuori dalle righe ed intollerante degli inquadramenti e della iintellighenzia compresi i quadri ufficiali dell'atletica italiana. E questo non giovò a lui come atleta ed allenatore e neppure ai suoi allievi che furono spesso colpiti da un alone di ostracismo, indirizzato in primis a Bettella.
Eppure le sue idee in merito all'allenamento 
(scaturite dal suo contatto prolungato con il mondo dei mezzofondisti e fondisti finlandesi) erano all'avanguardia  e il mondo ufficiale della FIDAL era a quei tempi troppo rigido ed imbalsamato per poterle recepire.

Ora, forse è giunto il tempo di rendergli giustizia e di collocarlo in una giusta prospettiva, cercando anche di capire in che modo egli abbia influenzato altri che lo hanno seguito.
Clemente e Leonardi lo seguono in tutte le tappe della sua vita: dalla prima passione per l'Atletica leggera, sino ai suoi ultimi giorni trascorsi come allenatore personale del Re dell'Arcipelago della Tonga, in una serena reclusione, interrotta soltanto da spostamenti nell'area del pacifico per prender parte ai Campionati del Mondo Master di Atletica Leggera e per viaggi in bici, fatti con spirito da autentico giramondo, passando per i lunghi periodi trascorsi in Finlandia dov'era quasi di casa, la parentesi di Cinecittà, e quella di soldato arruolato volontariamente nel Contigente italiano impegnato nell'ex-Congo Belga, per non parlare dello strano rapporto con la sua numerosa famiglia e con l'esercito dei suoi figli, sempre in crescita malgrado le sue lunghe assenze da casa.
Sempre eccentrico, sempre pronto a balzare fuori dalle righe, imponendosi con la sua figura carismatica e quasi sciamanico in certi atteggiamenti: in sostanza un sognatore e un personaggio irripetibile, ma proprio per queste sue qualità costantemente in conflitto con le istituzioni e con i personaggi istituzionali che,per fare carriera, non possono mai essere di grande levatura, in considerazione della lunga gavetta che devono fare come umili servitori e apprendisti dei meccanismi del potere.
A conclusione del volume un appendice a forma di Pino Clemente sintetizza i principi base delle tecniche di allenamento impiegate da Bettella, compreso il principio da lui perseguito dell'"estenuazione", ma anche quello del fatto che un corridore dovesse essere in primo luogo un atleta completo, capace di eccellere anche nei lanci e nei salti. Per non parlare poi di un aspetto da lui riteneuto assolutamente necessario e che era quello di favorire dei momenti di allenamento conviviali in cui il grande campione si mescola gioiosamente agli altri atleti della società per forme di allenamento non impegnativo ma che temprano lo spirito ed alimentano lo spirito di solidarietà.
Pregevole anche la documentazione fotografica- scarna, ma essenziale - riportata in calce al volume, da materiali d'archivio di Clemente e Leonardi.


(Dal risguardo di copertina) "Parlare di Franco Bettella non è così facile. Si finisce fatalmente con il doversi schierare a suo favore o contro, costretti dalle polemiche - forse non tutte in buona fede - alimentate sul suo conto negli ambienti dell'atletica. Pochi fra i tecnici che vanno per la maggiore in Italia riescono in coscienza a ignorare il suo apporto allo sviluppo delle teorie di allenamento. Eppure l'atletica ufficiale, quella professata dalle gerarchie federali, ha sempre preferito ignorarlo. L'ostracismo dei benpensanti non ha tuttavia impedito a Bettella di seminare laddove ha potuto, laddove l'ha portato la sua inguaribile abitudine a girovagare".

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25 marzo 2015 3 25 /03 /marzo /2015 18:10
Appennino Centrale: parole, storie, ricordi. Avventure e disavventure di escursionisti e appassionati nell'Appenino centrale in 25 racconti, basati su esperienze di vita vissuta

La casa editrice Il Lupo è da anni impegnata nella diffusione dell’escursionismo nell’Appennino centrale, soprattutto nel Lazio e nell'Abruzzo, con pubblicazione di guide e mappe.

È formata da un piccolo gruppo di appassionati camminatori, a cominciare da Carlo Coronati.

Il libro Appennino Centrale: parole, storie, ricordi. 25 racconti d'avventure ed altro tra le montagne della catena appenninica (Edizioni Il Lupo, 2014) è una antologia di racconti scritti da alpinisti ed escursionisti, racconti che sono quasi sempre di avventure in veste invernale, sui monti Marsicani, Simbruini, Sirente Velino, Maiella, Gran Sasso e Sibillini.

Si tratta anche di avventure che molto spesso diventano disavventure, ma a lieto fine.

Questo terzo volume della collana I Faggi prova a narrare l'Appennino Centrale attraverso esperienze ed avventure di gente normale, sempre vissute in prima persona dagli autori, avventure per loro grandi o piccole, comunque intense; e quindi salite, viaggi, escursioni, paesi, animali, persone, tutti raccontati con sullo sfondo le cime ed i boschi, le valli ed i silenzi che tanto amano i frequentatori dell'Appennino.

Alcune storie sono scritte meglio di altre, ovviamente. Tra queste il racconto di Piero Lancia sulla sua gestione del Rifugio di Valle Fischia; quello di Giorgio Giuia che ha come soggetto una caduta invernale da una cornice, la paura di trovarsi salvo nel baratro; o quello di Alessandro Saggioro, gestore del Rifugio Sebastiani al Velino, su un'esperienza invernale al rifugio con metri di neve e il termometro a -18° dentro il rifugio; o ancora il resoconto di Ines Millesimi sulla sua passione nell'organizzare a Rieti grandi eventi dedicati alla montagna; e infine il racconto di Alberto Osti Guarrazzi di una escursione al Lago di Pilato, nei Sibillini, con negromanti e presenze misteriose.

E' un libro disegnato per chi ama queste montagne e vuole sentirle raccontare.
 

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18 marzo 2015 3 18 /03 /marzo /2015 06:28
Reg Harris. L'ascesa e la caduta del più grande ciclista britannico

La storia di Reg Harris (1920-1992), il più grande ciclista britannico su pista di tutti i tempi, è stata raccontato in un libro da Robert Dineen, Reg Harris. The Rise and the Fall of Britain's greatest Cyclist (Random Press, 2012) , un libro che - anche con il supporto di una ricca documentazione fotografica racconta di questo eroe popolare di umili origini l'ascesa alla gloria dei massimi risultati sportivi e la caduta a causa delle sue incontrollate passioni per le auto, per la bella vita e per ogni sorta di "vizi". Ma, mlgrado la sua "caduta", nell'immaginario degli appassionati del ciclismo britannico, è rimasto sempre un eroe che ha compiuto indimenticantibili imprese.

Reg Harris, whose statue overlooks the Manchester Velodrome, is the legend who all track cyclists want to emulate. He was a poor, working-class boy born in the Depression who escaped the Lancashire mills to utterly dominate his sport. He triumphed as world champion an incredible five times between 1947 and 1954 and performed medal-winning heroics at the London Olympics.

At his peak he was the most adored sportsman in the country, a British cycling superstar, attracting huge crowds, sponsorship, and the company of the rich and famous. But, fiercely driven and ruthlessly single-minded, Harris had a dark side. His was a sensational life fuelled by an insatiable need for money, celebrity, fast cars and beautiful women that constantly threatened to destroy him.

Following an exhaustive investigation, Robert Dineen has uncovered an epic sporting rise and fall – a story more astounding than anyone had known.

(Dal risguardo di copertina) The sensational story of the rise and fall of Reg Harris, Britain's first cycling hero. Thanks to exhaustive new research and investigation Robert Dineen has unearthed a truly cinematic story. This epic account of Reg Harris's meteoric success takes you from his humble beginnings to his spectacular highs and his dramatic lows.
Born into a poor, working-class family during the Great Depression, Reg Harris left school early to help support his widowed mother working in a bicycle shop. But after winning a local cycling competition, Harris realised his natural abilities and began to train seriously. Working in a paper mill to fund his ambitions, Harris soon started winning enough races to leave the mill and went on to break the rules of amateurism and become the favourite for three titles in the 1948 Olympics. But Harris's dreams of gold were shattered when he was involved in a high-speed car accident that nearly left him paralysed. However, Harris's determination and drive meant he defied the odds and he went on not only to compete in the Olympics but to win two silver medals.
From there, Harris's career went stellar and he became one of the most famous sporting figures in the land, eclipsing even footballers. Winning five World Championships between 1949 and 1954, fame, money and adulation followed, and with it an insatiable appetite for beautiful women, fine wine and fast cars that all threatened to destroy him. After blowing all his money, two failed marriages and a disastrous business venture, Harris made a shock come-back winning the British Championship at age 54. But was there a dark side to this celebrated victory? Through interviews with those who knew Harris best, Robert Dineen reveals both the professional triumphs and personal tribulations of this sporting legend.

Reginald Hargreaves Harris (1 March 1920 – 22 June 1992) was a British from Lancashire track racing cyclist in the 1940s and 1950s. He joined the 10th Hussars in World War II and was a tank driver in the North Africa campaign before being wounded and invalided out of the services. Despite his discharge he went on to win the World Amateur Sprint in Paris in 1947 and won Olympic Sprint silver and Olympic Tandem Sprint silver in 1948.
He won the world amateur sprint title in 1947, two Olympic silver medals in 1948, and the professional title in 1949, 1950, 1951 and 1954. His ferocious will to win made him a household name in the 1950s, but he also surprised many with a comeback more than 20 years later, winning a British title in 1974 at the age of 54.

Reg Harris. L'ascesa e la caduta del più grande ciclista britannicoReg Harris. L'ascesa e la caduta del più grande ciclista britannico
Reg Harris. L'ascesa e la caduta del più grande ciclista britannico
Reg Harris. L'ascesa e la caduta del più grande ciclista britannicoReg Harris. L'ascesa e la caduta del più grande ciclista britannicoReg Harris. L'ascesa e la caduta del più grande ciclista britannico
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6 marzo 2015 5 06 /03 /marzo /2015 18:45
Gli Anelli di Saturno, ovvero un pellegrinaggio in Inghilterra. Sebald e l'Arte del Camminare

Gli Anelli di Saturno di Winfried G. Sebald (Adelphi, 2010) è un libro che vale la pena leggere: uscito molti anni addietro per i tipi di Bompiani é stampa ristampato in anni recenti da Adelphi.
Come tutte le opere di Sebald è un libro sul camminare, ma é anche diario di viaggio, e quaderno di riflessioni, oltre che diario interiore.
George Sebald che, per vicissitudini di studio, si ritrovò a vivere per lunghi anni in Inghilterra, era anche un grandissimo camminatore solitario.

Tutti i suoi libri (che non sono catalogobili come romanzi, nemmeno "Austerlitz" che più si avvicina alla struttura narrativa del romanzo, sono in fondo un un ico lunghissimo monologo: in cui varian soltanto le descrizione di luoghi, cose, personaggi incontrati, elementi che non sono mai rappresentati in quanto tali, ma sostanzialmente presi e trattati come "oggetti psichici" e attinenti eventualmente ad uno scenario metafisico.

Non si può non amare le note di diario e di viaggio di Sebald, anche con quella loro atmosfera di solitudine e melancolica che del resto attiene alla dimensione del camminare in cui costantemente si si incontrano delle "cose" che poi si lasciano alle nostre spalle, costretti dunque a vivere costantamente il dolore della separazione e l'elaborazione del lutto in un conntinuum fluido.
In "Gli anelli di Saturni" sono raccolti i pensieri e le riflessioni di Sebald scriti nel corso di un suo vagabondaggio a piedi nel Suffolk..

A partire dai tenui elementi psichici che scaturiscono dal suo vagabondare, Sebald fa delle divagazioni e scrive di storie apparentemente distanti nello spazio e nel tempo: il visconte di Chateaubriand, i mercanti della seta, il panorama di Waterloo, l’uragano del 1987 in East Anglia, il tempio di Gerusalemme, l’imperatrice vedova Cixi, etanto altro. Eppure tutto ciò è estremamente connesso alla sua esperienza, a lui (e a chissà chi prima e dopo di lui) e ai luoghi percorsi, come i cristalli di ghiaccio che ruotano nelle orbite anulari attorno all’equatore del sesto pianeta del nostro sistema solare.

Gli Anelli di Saturno non può essere catalogato alla voce letteratura di viaggio, se pur di un viaggio si tratta, ma è di più: un libro perfetto per chi ama, come la definisce Luca Gianotti de La Compania dei Cammini l’Arte del Camminare.
Anche questo volume, come tutte le altre opere di Sebald è corredato di immagini: si tratta di foto per lo più riprodotte in bianco e nero, frutto delle riprese fotografiche compiute dallo stesso Sebald: immagini sgranatee poco definite, quasi scaturissero da un sogno e con le caratteristiche evanescenti del materiale onirico appunto, ma nello stesso tracce e testimonianze che confermano che Sebald nei luoghi di cui parla - per quanto in uno stato mentale trasognato - c'è stato e ci ha camminato attraverso. E, oltre alle foto di luoghi, ci sono delle immagini di reperti di altro genere, tutti agganci tenui con la realtà che, rapidamente nel vissuto di Sebald, si trasforma in scenario psichico intriso di solitudine e di solitudini.

(dal risguardo di copertina"Pellegrinaggio in Inghilterra" recita il sottotitolo. E di un viaggio solitario si tratta, d'estate e per lo più a piedi, nel Suffolk, dove Sebald visse sino all'ultimo: in uno spazio delimitato da mare, colline e qualche città costiera, attraverso grandi proprietà terriere in decadenza, ai margini dei campi di volo dai quali si alzavano i caccia britannici per bombardare la Germania. Viandante saturnino ("Nato sotto il segno del freddo pianeta Saturno" dice di sé nel poemetto Secondo natura), Sebald ci racconta - lungo dieci stazioni di un itinerario che è anche una via di fuga - gli incontri con interlocutori bizzarri, amici, oggetti che evocano le fasi di quella "storia naturale della distruzione" che scandisce il cammino umano e il susseguirsi degli eventi naturali. E ci racconta storie di altri vagabondaggi ed emigrazioni, di cui la sua vicenda personale è estrema eco: quelli di Michael Hamburger, poeta e traduttore di Hòlderlin, profugo anche lui dalla Germania; di Joseph Conrad, che nel Congo conosce la malinconia dell'emigrato e l'orrore per le tragedie del paese di tenebra; di Chateaubriand, esule in Inghilterra; di Edward Fitz-Gerald, eccentrico interprete della lirica persiana, che a bordo della sua piccola imbarcazione trascorre ore in coperta, con in dosso marsina e cilindro e un lungo, svolazzante boa di piume bianche intorno al collo. Pellegrinaggio e insieme labirinto, nella miglior tradizione sebaldiana.

Gli Anelli di Saturno, ovvero un pellegrinaggio in Inghilterra. Sebald e l'Arte del Camminare
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13 febbraio 2015 5 13 /02 /febbraio /2015 16:03
Anatomia della Forza e del Condizionamento, un manuale pratico su come gestire carichi di lavoro sempre più importanti nell'allenamento

È arrivato in tutte le librerie il volume Anatomia della forza e del condizionamento, un testo pratico, completo e immediato, pensato per insegnare agli sportivi di ogni livello e preparazione come gestire carichi sempre più pesanti e come sostenerli al meglio, favorendo la capacità aerobica e aumentando forza, velocità e precisione. Corredato di chiare istruzioni, illustrazioni anatomiche e utili consigli sulla corretta tecnica di esecuzione di ogni esercizio, Anatomia della forza e del condizionamento, scritto da Hollis Lance Liebman ed edito nel 2014 da Elika Editrice, è un testo indispensabile per tutti gli amanti del fitness.

L'autore: Hollis Lance Liebman. Editor per riviste di fitness, è stato campione nazionale di bodybuilding negli USA e autore di manuali sportivi. Fotografo specializzato in ritratti del corpo umano, è stato giudice in diverse competizioni di bodybuilding e fitness. Vive attualmente a Los Angeles e ha allenato diverse star di Hollywood, tra cui Hugh Jackman (Wolverine) e Jane Lynch (Glee), ottenendo un enorme successo.


(Dal risguardo di copertina) L'allenamento della forza e quello del condizionamento, benché diversi fra loro per obiettivi e risultati, dipendono l'uno dall'altro e si completano perfettamente a vicenda. Da un lato, un atleta forte può riuscire a sollevare grossi carichi, ma è limitato se non conosce le regole di un adeguato condizionamento. Esso, infatti, non consiste solo nella capacità di lavoro cardiovascolare o nella resistenza muscolare, ma corrisponde alla misura in cui un atleta è in grado di soddisfare i bisogni di produzione energetica richiesti dal proprio sport. Dall'altro lato, un atleta che segua un adeguato programma di condizionamento, ma che non alleni la forza e la potenza, non potrà mai raggiungere il proprio pieno potenziale. "Anatomia della forza e del condizionamento", dedicato a sportivi di ogni livello e grado di preparazione, vi fornirà tutto ciò che vi occorre per gestire carichi sempre più pesanti, ma anche per sostenerli al meglio, favorendo la capacità aerobica e aumentando forza, velocità, e precisione. Attraverso istruzioni chiare e dirette, corredate da illustrazioni anatomiche, indicazione dei muscoli coinvolti in ogni movimento e consigli utili su come eseguire gli esercizi correttamente, ognuno potrà dare il meglio di sé e raggiungere i propri obiettivi atletici!

Elika Editrice. Dal 1996 Elika Editrice pubblica manuali specializzati sul fitness e sul benessere, grazie alla collaborazione con i più apprezzati professionisti del mondo sportivo italiano. Sempre alla ricerca di nuove tendenze, offre inoltre ai suoi lettori i best seller e le ultime novità del panorama editoriale internazionale, come nel caso di Anatomia della forza e del condizionamento. Il libro può essere acquistato in tutte le librerie e direttamente nel sito della casa editrice.


Contatti

Elika Editrice
Via Fossalta 3895 - 47522 Cesena (FC)
e-mail: staff@elika.it
telefono: 0547 313329

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5 febbraio 2015 4 05 /02 /febbraio /2015 20:40
Davide Sapienza, Camminando, Lubrina Editore, 2014

Davide Sapienza, Camminando, Lubrina Editore, 2014

Camminando (Lubrina Editore, 2014, pagine 120. Euro 12,00. Illustrato b/n), il nuovo libro di Davide Sapienza arriva tre anni dopo La Musica della Neve.

È il suo sesto volume di narrativa e nasce da un'esigenza espressiva che segna un passaggio speciale nella sua carriera di narratore: il 2014 segna il decennale de I Diari di Rubha Hunish, che innovò la scrittura di viaggio (e ora disponibile in ebook per Feltrinelli Zoom).
Da un cammino interiore, fisico e intellettuale, nasce Camminando. La visione espressa dall'atto più naturale dell'uomo rappresenta i colori primari di questa avventura: "...ho voluto un libro diverso dal precedente. Io esploro questa fase di cambiamento nella quale fare libri significa anche scrivere, ma non solo; vedo realizzarsi idee portate avanti nei miei 30 anni di carriera, iniziati con l'editoria musicale e proseguita con la musica delle parole".

La storia di Camminando è semplice. La prima parte di questo libro dedicato al camminare è un diario senza tempo e senza luogo, alla ricerca del luogo di Davide, quel Rubba Hunish che da dieci anni ispira i suoi cammini. Questo luogo che forse è sull’isola di Skye, ma forse è ogni dove. Davide torna a Rubha Hunish, a piedi e con la scrittura.
È la duplice chiave di "Con Daimon a Rubha Hunish": la prima parte del libro: "...ho ripreso una forma narrativa creata con I Diari e che non aveva precedenti, come è stato riconosciuto. Ho camminato con due amici verso un luogo del cuore per scrivere la parte centrale del libro. Solo camminando possiamo veramente vedere il mondo in cui viviamo e conoscere la Terra che ci ospita".
La seconda parte del libro si intitola "Camminare è un Canto Alto", che riprende uno dei reportage editi dal Corriere della Sera di Bergamo, per il quale Davide scrive dal 2013, e raccoglie gli scritti più importanti sul tema del camminare.
Sono articoli e saggi che hanno fatto di Sapienza uno degli scrittori più in vista tra chi racconta con profondità il rapporto tra uomo e Terra. Ed e
cco che  in questa seconda parte la poesia si fa gesto morale e con i suoi scritti, alcuni dei quali ineditiva in quella direzione, perché contiene testi scritti da Sapienza in tempi diversi, dedicati al camminare e ai suoi risvolti etico politici. Come l’articolo sull’Allemansrett, il diritto di ogni uomo a camminare sulla terra, senza limiti dati dalle proprietà private, diritto che fa di paesi come la Svezia e la Norvegia esempi di civiltà e democrazia. O l’articolo L’intelligenza dei piedi, o ancora Camminare. La rivoluzione in due passi in cui raccconta di Thoreau e Barry Lopez (altri due maestri di Sapienza), ma anche del camminare per la città distrutta dell’Aquila, e si sostiene il diritto del wild di essere ciò che è.
Lo spiegava nel 2009 il documentario della TV Svizzera Italiana La Sapienza di Davide. Parole in cammino, ma è tutto il lavoro di Davide, anche quello giornalistico, che poggia su questo pilastro (come la rubrica Sentieri d'autore per il CorSera).
Quattro scritti appaiono per la prima volta in volume: "Non volevo un libro univoco sul tema. Ho visto crescere la consapevolezza legata al camminare, una forma di silenziosa rivoluzione rispettosa e implacabile. Mi interessava narrare, ma anche recuperare il filo conduttore della filosofia che anima ciò che faccio. La mia scrittura non è diversa dalla mia vita. Scrivo e cammino in una prima linea profonda. E quando cammino sento un'ampiezza percettiva illimitata". Sapienza e Lubrina han deciso di inserire simboli, foto, illustrazioni: "visioni grafiche" che narrano con le parole.

Davide Sapienza è giornalista e scrittore, e una o due volte l’anno accompagna gruppi della Compagnia dei Cammini per far vivere alle persone le magie e le emozioni dei luoghi che ama, per esempio la Val d’Ultimo. Sapienza ama la natura, soprattutto la natura del Nord, del grande Nord. 
Sarà che è cresciuto leggendo Jack London, di cui è uno dei massimi esperti in Italia, grazie a lui stiamo riscoprendo un Jack London adulto e amante della wilderness. Ma soprattutto Sapienza ama la natura nella sua dimensione di selvaggità (Wilderness), in cui l’uomo è poco presente, l’uomo in questa natura ci deve entrare in punta di piedi. Il Canada, l’Alaska, l’Islanda, la Norvegia, la Scozia, ecco il uoghi del suo viaggiare, il luoghi dove osservare i piccoli cambiamenti che fanno dell’incontro con la natura una magia, e osservare i piccoli cambiamenti che avvengono dentro di noi. 
A questo servono i libri di Davide Sapienza: a guardarsi dentro nel proprio rapporto con la natura selvaggia.

Leggiamo: Camminare (ri)dona il respiro naturale; camminare è l’azione che consente di comprendere meglio l’oscurità e i suoi demoni; camminare è la mente che decide di non soccombere all’immensa vastità di tutto ciò che è sbagliato, scegliendo di seguire la traccia di tutto ciò che è giusto. Non è pensando da fermi che ci salveremo la pelle: ma permettendo al corpo di oscillare come un recettore nello spazio, potremo conoscere la pienezza del presente che poi lentamente svanisce e diventa vita”.

Il viaggio di Daimon e Davide si allarga - come è stato per i suoi precedenti libri - in cerchi concentrici ed é stato raccontato in selezionati appuntamenti a novembre 2014 e in un evento "local" a sorpresa il 19 dicembre.

 

(Lubrina Editore). Come Rimbaud, Davide cammina su suole di vento (e di luce). I sentieri di cui narra si staccano dalla terra dopo pochi passi e si perdono nello spirito. (Franco Michieli, vincitore Premio Gambrinus 2014 con Huascaran 1993. Verso l'alto verso l'altro)

Camminando con Davide Sapienza i confini si disorientano, svaniscono. Le ombre indicano altri passaggi. E il cielo si mostra nella terra. (Chicca Gagliardo, autrice di Il Poeta dell'aria).

 

 

Camminando. Nel nuovo libro di Davide Sapienza un camminare che è insieme fisico, interiore e spirituale

Camminando verrà presentata in tournée. Queste alcune delle location e relative date.

  • 9 maggio 2015 - Capo di Ponte (Bs)
  • 23 maggio 2015 – Milano
  • 24 maggio 2015 - Alzano Lombardo (Bg)


Ed ecco il link che porta alle rasegna stampa delle principali recensioni su "Camminando" e su altre opere di Davide Sapienza.

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3 febbraio 2015 2 03 /02 /febbraio /2015 16:21

Unbroken (trailer ufficiale). Il film di Angelina Jolie che racconta la storia di resistenza e di coraggio di Louis Zamperini

(Maurizio Crispi) A fine gennaio 2015 é stato lanciato nelle sale cinematografiche italiane  il film di Angelina Jolie, Unbroken, "una storia di resistenza e di coraggio" che racconta la storia vera di Louis Zamperini, grande esponente della corsa di mezzofondo statunitense e mondiale negli anni dell'anteguerra e titolare per molti anni del record sul miglio (con 4'08"). La sua aspirazione di scendere sotto i fatidici 4' venne per sempre interrotta dall'esordio della II Guerra Mondiale. Il film di Angelina Jolie (alla sua seconda fatica come regista), si ispira sia ad un diretto rapporto di conoscenza con lo stesso Louis Zamperini che, diverse volte é intervenuto sul set, nella fase di realizzazione della pellicola e che ha partecipato ad interviste congiunte in corso d'opera, sia al romanzo biografico di Laura Hillenbrand, Sono ancora un uomo. Una storia epica di resistenza e di coraggio (titolo originale: Unbroken. A True World War II Story of Survival, Resilience, and Redemption), pubblicato da Mondadori nel 2012.

Il film, come il libro cui si ispira (che è stato preceduto da un altro volume, scritto dallo stesso Zamperini assieme a David Rensin, Sopravvissuto. La vita dell'atleta olimpionico, eroe di guerra e sopravvissuto alla prigionia giapponese (pubblicato in lingua italiana solo nel 2015, da Newton Compton), è naturalmente una "storia morale" e va visto (o letto), avendo bene impresso in mente il messaggio che vuole veicolare: il fatto che Zamperini, temprato dalla paratica sportiva ad essere "resistente" (oggi si direbbe più appropriatamente "resiliente") è stato capace di affrontare con stoicità, coraggio e abnegazione le dure prove che la vita gli ha riservato al posto dell'ambita partecipazione ai Giochi olimpici di Tokyo che avrebbero dovuto avere luogo nel 1940 e che furono annullati a causa dello scoppio del conflitto mondiale.
Prove che furono durissime e sfibranti, alle quali riuscì a sopravvissere senza mai dire "Basta, non ce la faccio più" e senza lasciarsi spezzare.
La storia di Zamperini non si esaurì con la fine della II Guerra Mondiale: ci fu un lieto fine, ovviamente, con il ritorno a casa, con il ricongiungimento con la famiglia, con il matrimonio e la nascita dei figli. Ma poi Zamperini fu sopraffatto - in seconda battuta - da quello che oggi viene definito "Disturbo Post-Traumatico da Stress" e scivolò nell'etilismo, dal quale ciò nondimeno si riprese, grazie al supporto della nascente organizzazione degli Alcolisti Anonimi, per poi avviare delle attività di supporto agli adulti in difficoltà, attingendo aslle sue esperienze di sportivo e utilizzando il potenziale aggregante, risocializzante ed anche di lenimento psichico delle attività all'area aperta.
E, tal fine, fondò un'associazione benefica, attraverso la quale furono molti quelli da lui "salvati".
Ma nello stesso tempo, sia per le necessità dell'Associazione da lui fondata, sia per il suo piacere/benessere personali continuò a praticare sino a tarda età molte e disparate attività sportive, come il trekking e l'arrampicata su roccia.
Egli divenne - a causa di questo complesso percorso - un punto di riferimento e un esempio positivo per molti tanto che, negli ultimi anni della sua vita, riceveva giornalmente centinaia di lettere inviate da persone in difficolotà o prostrate che gli chiedevano consigli e vie da seguire; e a molte delle  rispose che egli invio per iscritto, furono raccolte per "tematiche" in un libro scritto anche questo in collaborazione con David Rensin, dal titolo Vivi! La vita che vuoi (titolo originale: Don't Give Up, Don't Give In, pubblicato in traduzione italiana da Piemme nel 2015.
Il suo successo come "guida" delle persone in difficoltà fu dovuto al fatto che egli coniugò le sue esperienze presso gli AA e il recupero di una forte e profonda convinzione fideistica, con la sua esperienza di sportivo dotato e resiliente, capace di affrontare le più difficili prove con abnegazione, non disgiunta dal tener una salda presa sui valori della solidarietà tra uomini.
Si convinse ad esempio dell'importanza del "perdono" nei confronti di coloro che ci abbiano fatto del male: e, questo riguardo, in occasione del suo viaggio in Giappone, cercò di incontrare quelli tra i suoi aguzzini che erano sopravvissuti, per dire loro che non serbava rancore per il male che gli avevano fatto e per dire che li perdonava. Solo il maggiore dei suoi tormentatori il sergente Mutsuhiro "The Bird" Watanabe, sfuggito alla condanna come criminale di guerra per via delle amicizie altolocate della sua famiglia, si rifiutò di incontrarlo.
Coronò infatto il suo sogno di andare a Tokyo per un Olimpiade: infatti, in occasione dei Giochi Olimpici Invernali che si tennero a Nagano in Giappone nel 2008, fu uno dei Tedofori che portarono la fiaccola olimpica per le vie di Tokyo, acclamato da due ali di folla.
Purtroppo, il film, a mio giudizio, da poco risalto alla sua carriera di atleta e alle esperienze successive di caduta e di "resistenza che avrebbero dato al film qualcosa in più nell'illustrare in modo più convincente la dimensione della "resilienza" in situazioni estreme.
Lo sforzo, peraltro encomiabile, di Angelina Jolie, si traduce principalmente in una storia di guerra e, in particolare, in una vicenda ambientata in un POW (Prisoner of War) camp negli scenari di guerra in Estremo Oriente e nel Pacifico, divenendo così l'ultimo prodotto di un fertile filone dal quale sono scaturiti film come Il Ponte sul Fiume Kwai (tratto dal romanzo omonimo di Pierre Boulle), Furyo (meglio conosciuto con il titolo in lingua originale di Merry Christmas, Mr Lawrence) dal romanzo di Laurens van der Post, L'impero del Sole di Steven Spielberg, tratto dall'omonimo romanzo parzialmente autobiografico di James Ballard. E, anche guardandolo in questa luce, il film della Jolie non sfigura: ma in fondo tutti i film citati offrono allo spettatore delle storie di resilienza. 
La vera ed unica originalità della storia di Louis Zamperini è andata però in dissolvenza, ma in ogni caso è da vedere: Per quanto sintetica, lparte della storia che riguarda la crescita di Zamperini come atleta é appassionante.

 

(da Wikipedia) Nato a Olean, nello stato di New York, da genitori italiani, Louis Zamperini ha iniziato la sua carriera sportiva nel 1932, praticando lo sci di fondo. Passato all'atletica, nel corso degli ultimi tre anni di liceo rimase imbattuto dopo aver stabilito diversi record.
Nel 1934, Zamperini stabilisce il record mondiale interscolastico del miglio col tempo di 4'21"2. Successivamente partecipa e vince il campionato CIF California State con il tempo di 4'27"8. Questa vittoria gli permise di ottenere una borsa di studio per la University of Southern California.
Nel 1936, Zamperini decide di provare a qualificarsi per le Olimpiadi. Gli atleti dovevano pagarsi il viaggio per partecipare ai Trials olimpici, ma dal momento che suo padre lavorava per la ferrovia, Louis ottenne un biglietto gratis del treno, mentre un gruppo di commercianti di Torrance contribuì con una colletta per consentire all'eroe locale di mantenersi una volta giunto a destinazione.
Sui 1500 metri piani Zamperini era chiuso dalla presenza della medaglia d'argento Glenn Cunningham, Archie San Romani e Gene Venzke, pertando decise di correre, pur essendo senza esperienza, sui 5000 m piani, arrivando ex aequo col primatista statunitense Don Lash, e qualificandosi a soli 19 anni e 178 giorni, primato che ne fa il più giovane statunitense a partecipare alle Olimpiadi in questa specialità.
Né Zamperini né Lash erano accreditati come possibile vincitori dei 5000 m piani ai Giochi olimpici di Berlino, data la presenza del detentore del record mondiale Lauri Lehtinen. Zamperini riuscì dapprima a superare la batteria, preceduto dallo stesso Lehtinen e dal giapponese Kohei Murakoso, eliminando l'italiano Salvatore Mastroieni.
In finale concluse all'ottavo posto, dopo aver effettuato un eccellente ultimo giro in 56 secondi, che catturò le attenzioni di Adolf Hitler, che insistette per un incontro personale. Come Zamperini raccontò, Hitler strinse la sua mano e disse semplicemente: "Ah, tu sei il ragazzo con il finale veloce". La gara fu vinta dall'altro campione finlandese Gunnar Höckert; davanti a Zamperini conclusero tra gli altri lo stesso giapponese Murakoso e l'italiano Umberto Cerati tra i favoriti avendo vinto la prima batteria.
Zamperini ha poi legato alcuni aneddoti della sua esperienza olimpica, tra cui quello riguardante il viaggio in nave verso l'Europa: "Ero un ragazzino depresso. Tutto il cibo era libero. Non ho avuto solo un rotolo di dolce, ma circa sette ogni mattina, con uova e pancetta. I miei occhi erano come piattini". Alla fine del viaggio Zamperini, come la maggior parte degli atleti presenti sulla nave, aveva infatti guadagnato un bel po' di peso, per la precisione 5 kg. Un aumento di peso ad ogni modo utile per la sua salute, avendo perso in precedenza 7 kg durante gli allenamenti per i Trials olimpici nella calura estiva di New York.
Nel 1940, svanito il sogno di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo a causa del secondo conflitto mondiale, fu arruolato come bombardiere nell'aviazione. Nel 1942 in un incidente aereo precipitò nell'Oceano Pacifico col suo B-24, resistendo per ben 47 giorni all'inclemenza del tempo, alla furia delle acque e ai proiettili giapponesi, cibandosi di solo pesce crudo assieme ad altri due commilitoni, di cui uno che non sopravvisse.
Dopo 47 giorni fu catturato dalla marina giapponese e deportato in una prigione militare comandata dal feroce sergente Watanabe che lo sottopose a numerose umiliazioni personali, forse ispirato dalla rivalità che Zamperini ebbe con Kohei Murakoso [in occasione dei Giochi olimpici di Berlino].
Zamperini, eroe di guerra, sopravvisse ad ogni tipo di tortura, per far poi ritorno in patria al termine del conflitto. Tornò successivamente a Tokyo, all'età di 80 anni, portando per un tratto la torcia olimpica in occasione dei Giochi olimpici invernali di Nagano 1998.
Morto nel 2014, è stato ricordato dapprima in un libro da Laura Hillenbrand e successivamente da Angelina Jolie, nelle vesti di regista, nell'omonimo film Unbroken.

La locandina di Unbroken, il film di Angelina Jolie

La locandina di Unbroken, il film di Angelina Jolie

Louis Zamperini nel 2014 poco prima della morte

Louis Zamperini nel 2014 poco prima della morte

Louis Zamperini con Angelina Jolie

Louis Zamperini con Angelina Jolie

A great story from Fox News' "Special Report" 12/23/2010

Intervista con Mutsuhiro "The Bird" Watanabe

Louis Silvie "Louie" Zamperini (January 26, 1917 – July 2, 2014) was an American World War II prisoner of war survivor, inspirational speaker, and Olympic distance runner. He is the subject of the 2014 film Unbroken directed by Angelina Jolie.

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29 gennaio 2015 4 29 /01 /gennaio /2015 10:53
La nuova edizione aggiornata di "Vincere con la mente" di Graziella Dragoni

La nuova edizione aggiornata di "Vincere con la mente" di Graziella Dragoni

Vincere con la mente. La preparazione Mentale nello sport, nel lavoro, nello studio e nella vita, di Graziella Dragoni (Elika Editrice, 2014), in in questa nuova edizione ampliata e completamente aggiornata, propone un’originale visione dell’attività motoria e dello sport. Con linguaggio semplice e chiaro, controllato e pertinente, il testo approfondisce il concetto che corpo e mente sono strettamente collegati fra loro e indica le strategie per una prestazione ottimale in ogni ambito della vita.
E' una guida al massimo potenziamento delle tue capacità. Questo libro ti insegnerà a programmare la tua attività, a risolvere aspetti psicologici legati alla motivazione, all’emozione, all’ansia e allo stress, a curare la respirazione e il rilassamento, a coltivare l’autostima e la fiducia in te stesso, a sviluppare “buone sensazioni”, a migliorare la concentrazione, la forza di volontà e la determinazione.
Il libro è, infine, arricchito da tre utilissime tipologie di approfondimenti: Zoom, approfondimenti teorici e scientifici; Testimonianze, racconti di esperienze e sensazioni da parte di atleti; Attività, esercizi per applicare autonomamente i principi teorici illustrati e per autovalutarsi. Con questa nuova edizione, "Vincere con la mente" si riconferma un libro adatto ad atleti, allenatori, team manager, insegnanti, genitori, professionisti e a tutti coloro che intendono intraprendere un percorso personale di autorealizzazione per acquisire maggiore consapevolezza delle proprie capacità e migliorare la gestione delle risorse personali.


L'autrice. Graziella Dragoni ha conseguito una Laurea in Pedagogia a indirizzo psicologico, una Laurea in Psicologia e un Master in Psicologia dello Sport. Conduce corsi di Rilassamento Corporeo e Immaginativo, di Autostima e fiducia in sé, di Comunicazione e dinamiche di gruppo. Ha ampia esperienza di Preparazione Mentale per Atleti e Allenatori di sport individuali e di squadra e collabora con Centri e Team medico-sportivi.

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25 gennaio 2015 7 25 /01 /gennaio /2015 07:14

Paolo Morelli, racconto del fiume Sangro (Quodlibet, 2013). Dettaglio della copertinaPaolo Morelli ha pubblicato di recente una sua cronaca di viaggio a piedi, Racconto del fiume Sangro (Quodlibet 2013), lungo il corso del fiune abruzzese Sangro.

Prima di questo diario di viaggio, egli ha già pubblicato un Vademecum per perdersi in montagna (Nottetempo 2003), consistente in una raccolta di aforismi per un approccio alternativo all’andare in montagna classico e alpinistico, con inviti non solo a perdersi, ma anche a vivere la montagna intensamente, senza paura, sbeffeggiando gli alpinisti che salgono in montagna presto per andarsene il prima possibile, via dalla montagna di cui hanno paura. Pensieri sagaci, che colpirono il segno, controcorrente come salmoni.
Adesso Morelli, con questo volume, è tornato a occuparsi del camminare, raccontando la sua esperienza, camminare per nove giorni di fianco al fiume Sangro, in Abruzzo, dalla sorgente al mare Adriatico. Osservando il fiume con la penna in mano, per descriverne i colori, gli odori, i movimenti, cogliendo i riccioli, il barocco del fiume. Morelli ama divagare, anzi ne fa un’arte: “Divagare è tendenza all’avventura, senza avventura non si arriva a conoscere quali sono le regole, i limiti da non superare”.
Ecco che il racconto va alla ricerca di piccoli incontri, osservazioni rasoterra, qualche volta anche esercizi di stile.
Ecco il momento in cui il fiume Sangro si butta in mare: “Quando sfocia sarà largo cinquanta metri, però nello slargo s’è formata una secca a destra e non ci si crederà ma lì si ferma, fa il giro e torna indietro. È alla fine una foce ghiaiosa, alla fine esce in tre metri, gratta su sabbia e ciottoli e crea delle onde contrarie che s’allontanano, acqua dolce nella salata. Gli resta solo un po’ di sfrenatezza che il mare accetta perché non c’è paragone. Visibilio della fine. Gli umani la maggior parte dei lavori li rovinano alla fine, da qui si vede che non è umano”.
Questo cammino lungo il fiume Sangro, dormendo in sacco a pelo (tra cui una notte in una casa abbandonata, con ancora il calendario del 1999 appeso alla parete, porta aperta, tutto immobile lungo il fiume che scorre), facendosi largo tra i rovi, contando gli affluenti, fa venir voglia di mettersi in cammino per progetti simili, discendendo fiumi, ognuno scelga il fiume vicino a casa, salga alle sorgenti e cominci a camminare!

 

(Dal risguardo di copertina) Il libro è la discesa a piedi di un fiume abruzzese, il Sangro; contemplazione e descrizione dell'acqua passo passo dalle sorgenti fino al mare Adriatico. Il modo di scrivere impara dall'acqua a seguire le vie di minor resistenza, piccoli incontri imprevisti, osservazioni rasoterra, avventure lungo i bordi del fiume, intoppi, aperture sull'acqua ferma& è la millenaria condizione dell'andare a piedi che oggi si è persa e che prima o poi tornerà buona per l'umanità. Potrebbe essere un monaco orientale a fare questa strada; e il racconto di nove giorni scendendo il fiume fa venir voglia di partire nello stesso modo da soli, trovare un fiume a portata di mano, per dare così un po' di respiro allo spirito.

Paolo Morelli – “Racconto del fiume Sangro”, Quodlibet 2013 – 14 euro

 

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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