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26 marzo 2014 3 26 /03 /marzo /2014 12:23
Viste da dietro. Le emozioni e le impressioni di chi le gare vive da dietro(Maurizio Crispi) Viste da dietro... sono le gare podistiche cui ha partecipato Vero Fazio (ASD Plus Ultra Trasacco) negli ultimi anni della sua carriera podistica, cominciata circa vent'anni fa (quando cominciò a correre, era - più o meno - l'anno 1993, nel secolo scorso, in altri termini...): e le sue gare viste da dietro sono raccolte in un unico volume edito a stampa il cui titolo completo è "Viste da dietro.Impressioni ed emozioni di chi le gare le vive da dietro" (Plus Ultra Trasacco 2013, edito dalla Tipografica Renzo Palozzi srl).
Vero Fazio ex-ufficiale dell'Esercito si è accostato alla corsa come tanti, cioé con un approccio salutistico, anche se la sua scelta di dedicarsi a questa attività sportiva in particolare ha radici lontane nelle sue passioni giovanili, accese - ai tempi della Olimpiadi di Roma - dalle imprese di Berruti, di Wilma Rudolph, di Abebe Bikila: questi (ed altri), in un certo senso, sono i "padri" fondatori della sua passione podistica, a cui si sono aggiunti probabilmente altri elementi: l'attenzione e il gusto per il paesaggio, la consuetudine a collocare i diversi aspetti degli ambienti di corsa in una mappa interiore, la disciplina mentale richiesta, il dovere confrontarsi con le sfide di corsa, avendo l'opportunità di "rimirare" e divertirsi e, non ultimo (e forse, negli ultimi tempi, preponderante fattore), il piacere di correre per poter scrivere al termine di questa o quell'impresa il suo "commentario" podistico.
Ad un certo punto, come egli confessa in uno dei suoi racconti, per lui è divenuta fortissima la spinta a partecipare per poi poter raccontare, così come nella vita di tutti noi che continuamente procede in avanti secondo un vettore lineare, siamo portati ad avvolgerci su noi stessi e sulle nostre esperienze esistenziali, sicchè in qualche misura "viviamo, per poi poter ricordare".
Il "ricordare" è parte ineliminabile della nostra condizione umana: e, attraverso un infinito raccontare (o raccontarsi) si costruisce la nostra coscienza di uomini che sono tali in quanto hanno vissuto e possono dire (o scrivere) delle storie su di sé. 
Il volume nasce come una raccolta cronologica delle sue cronache podistiche, a partire dal 2009 sino a tutto il 2012, con un capitolo in cui sono collocati alcuni racconti di eventi partecipati nel 2013, ancora in corso, al momento dell'uscita del volume.
A queste parti principali si aggiungono un prologo in cui egli racconti di una gara partecipata nel 2004 e che gli rimasta impressa nel cuore (Il Miglio frl "Golden Gala" allo Stadio Olimpico di Roma, il 2 luglio del 2004) e un'appendice che contiene contributi di altri affiliati al sodalizio Plus Ultra.
Ognuna delle parti in cui è suddiviso il volume è preceduto da una bella epigrafe, ognuna delle quali, evocativamente, rimanda alla filosofia della corsa che ispira fazio e (fortunamente) tanti altri runner (e non poteva mancare un grande omaggio a Forrest Gump, emblema della corsa praticata come strumento di crescita e personale).
Ogni racconto è breve ed agile e riflette il taglio orginale per il web (dove - si sa si dovrebbero evitare i testi troppo lunghi): da 2 a quattro pagine massimo. Ciò nondimeno, sono cronache esuariente che riescono a dare in sintesi un'idea dei posti e della qualità dell'organizzazione,  il racconto in progress della sua personale performance, oltre ad altri elementi che possono essere a volte pensieri "laterali" rispetto alla gara in corso di svolgimento o libere associazioni, ma senza sbrodolamenti poichè Vero fazio è una persona molta concreta che ama attenersi ai fatti:.
Altro elemento rimarchevole è il voler sottolineare la gioiosità dell eeseprienze e il tentativo di vedere sempre le cose dal loro lato positivo, anche quando lo stomaco gli fa male.
Il tutto condito con una certa ironia.
Insomma, le cornache podistiche di Fazio si leggono con piacere e si gustano, perchè - specie se a leggerlo è un runner - ci si può ritrovare facilmente e senza sforzo nelle accurate descrizioni dell'ambiente e del caratteristiche del contesto, delle asperità, delle sensazioni e delle emozioni sperimentate.
D'altronde, i singoli capitoletti si possono anche leggere "a saltare", aprendo il libro a caso oppure cercando  un particolare resoconto di gara, scorrendo l'esauriente capitolo, se l'interesse prepondarante possa essere quello di trarre elementi di conoscenza su quel particolare evento in vista di una propria partecipazione personale ad esso.
Alcuni delle manifestazioni podistiche a cui Fazio ha partecipato compaiono più volte, nelle sezioni dedicate ai diversi anni presi in esame.
I capitoli hanno dei titoli esclusivamente "funzionali" con l'indicazione della denominazione della gara, della location e della data in cui si è svolta.
Le gare descritte sono in prevalenza trail (molte delle quali valevoli prove del Circuito Parks Trail o del Circuito Wintertrail che includono, entrambi, trail del Centro Italia), ma anche "ecotrail" e d ecomaratone, oltre alle corse su strada, per le quali Fazio nn ha una soverchia passione ( e questo si vede dal modo in cui parla degli "stradaioli", quando per la prima volta affrontano un trail). 
La gara in assoluta più trattata è stata Magraid. Correre nella Steppa, a cui Fazio è più volte tornato, sia perchè quei luoghi esercitano una forte attrattiva su di lui, sia perchè con quella gara è rimasto per lui un conto in sospeso (e, in effetti, ci sarà anche nel 2014, a quanto è stato annunciato dagli organizzatori del Magraid). Ma, forte di questa sua passione, non ha tralasciato di prendere parte anche all'impegnativo Magredi Mountain Trail (2011), sempre nel contesto del territorio friuliano. 
Non mancano peraltro capitoli di interesse generale, quali i due scritti dedicati ad Abebe Bikila, oppure quello in cui si parla delle appresnisoni con cui un runner che ha superato i sessanta affronta la visita per l'idoneità sportivo-agonistica. 
La sua prosa è precisa e descrittiva, non mancano i riferimenti che circostanziano nel dettaglio  l'evento sportivo, chi lo ha organizzato, i suoi pregi e i suoi difetti, ma - nello stesso tempo -  si colgono elementi per potersi fare un idea dell'uomo e del corridore Fazio, delle sue preferenze e delle sue idiosincrasie.
"Viste da dietro..." il titolo è apparentemente un po' ambiguo... se si fa una ricerca su un qualsiasi motore di ricerca il volume di Fazio non compare con immediatezza (sì, se si aggiunge al titolo, anche il nome dell'autore), bensì una lista di link in cui si parla di donne "viste da dietro" o le cui bellezze posteriori sono state spiate con delle cam nascoste.
C'è un'attinenza tra questo casuale (e non voluto) collegamento e l'intendimento dell'autore?
Forse sì, nel senso che egli sottolinea le sue descrizioni di gare offrono il punto di vista di uno che non corre molto veloce, anche se si comprende bene che non uno dei soliti "tapascioni" nel senso giovialioni del termine.
Ma nel senso che egli - viaggiando nelle retrovie - può cogliere degli aspetti delle qualità di una gara che ai primi solitamente passano inossevati, allora il punto di vista che egli ci offre è davvero impareggiabile.
Viste da dietro parla della bellezza di una qualsiasi gara che si può cogliere, quando si è svincolati dall'ansia di arrivare primo e non si è nemmeno "rosi"internamente dalla frustrazione di non potere essere tra i primi: una gara è sempre bella, se si affronta con lo spirito giusto e anche se si guarda da dietro, e si usa lo sguardo giusto per poterne cogliere tutti gli aspetti più accativanti. 
Del resto, aggiungo a titolo personale che posso comprendere pienamente questa idea del guardare le gare da dietro: quando, nella mia carriera podistica ero diventato un podista "lento", più che altro perché mi ero stancato di fare "sacrifici" per tenermi ai tempi che, con un duro lavoro, ero riuscito a conquistare, cominciai a collaborare con la testata online di running podisti.net e i miei racconti (che, in genere, piacevano ed avevano un seguito) erano dei "commentari" alla gara in cui si parlava di persone, di incontri, di compagni di strada, di paesaggi, di fatti storici collegati a quella o a questa gara e di libere divagazioni sul tema.
Tant'è che una rivista di podismo, parlando di me in occasione di un'intervista  che ebbero la bontà di farmi, mi definirono il "filosofo delle retrovie".
Quindi, anche per questo motivo, con Vero Fazio mi sono ritrovato sintonizzato sulla stessa lunghezza d'onda. 
Il volume, come si diceva, è una raccolta di scritti che, inizialmente, come ci spiega l'autore nella sua breve introduzioni, furono ospitati settimanalmente su Spirito Trail, a partire da un primo articolo che Fazio personalmente inviò di sua iniziativa. E Soresi, direttore della testata, lo apprezzò quello scritto e credette in lui.
"L'articolo, bontà loro (...) lo giudicarono di loro interesse, lo pubblicarono e mi proposero di continuare la collaborazione. La rivista era ed è tuttora 'Spirito Trail', unica in Italia a trattare di corsa 'off road' in generale e in montagna, in particolare".
E ciò accadeva  nel 2009.
E, si sa, la possibilità di avere una "tribuna" di lettori, rende chi ha già la passione della scrittura più propenso a scrivere delle proprie esperienze: e, con facilità, le occasioni si moltiplicano, anche quando si mettono nero su bianco le sensazioni che si provano correndo durante un semplice allenamento ("L'appetito vien mangiando", per così dire). 
Viste da dietro. Le emozioni e le impressioni di chi le gare vive da dietroSuccessivamente, Fazio, nel 2011, propose ad Alvise Di Salvatore, presidente del sodalizio  OPOA Plus Ultra di Trasacco, del quale nel 2006 era entrato a far parte (oggi ASD Plus Ultra), e a Pietro Vicaretti, webmaster del sito ufficiale della Società, una collaborazione fissa.
La sua richiesta fu accolta, come segno di grande stima ed apprezzamento dei suoi scritti: e Pietro Vicaretti creò con grande sollecitudine una rubrica fissa nel sito internet, dal titolo "Viste dietro" che accoglie oggi i suoi articoli e resoconti, al ritmo mediamente, di uno alla settimana.
Il volume si propone una finalità benefica che, in effetti, ha rappresentato una forte spinta alla pubblicazione a stampa della raccolta di articoli e che ne rappresenta un aspetto assolutamente apprezzabile e accresce il valore di un'impresa - quella della pubblicazione a stampa delle cronache podistiche di Vero Fazio - che reca impressa su di sè il sigillo di un forte spirito societario (che non è dato riscontrare in tutte i sodalizi sportivi).
Scrive l'autore nella sua prefazione: "Altro motivo forte che mi ha spinto a cimentarmi in quest'impresa, è statala decisione presa in accordo con il presdiente dell'ASD Plus Ultra Alvise Di Salvatore, di devolvere al Centro diurno ANFFAS di Celano la somma di denaro che sarà raccolta dalla cessione di questo libro in cambio di un'offerta assolutamente volontaria" (ib., p.8).
In effetti, si potrà notare, esaminando attentamente il volume che da nessuna parte è scritto il prezzo di copertina, proprio perchè il suo costo dovrà corrispondere all'entità di un'offerta libera che ciascuno si sentirà in cuore di offrire per questa causa benefica. 
Vero Fazio è contattabile su Facebook o attraverso il sito web del sodalizio di cui fa parte.

In ultimo, siccome le mie recensioni non vogliono mai essere un'apologia, ma una critica serrata, volta a cogliere dei volumi che vengono recensiti luci ed ombre, dirò che io da editor avrei proceduto con un criterio diverso, senza nulla togliere al valore dei singoli resoconti, in modo tale da dare al lettore che aveva già avuto modo di leggere quegli articoli in ordine sparso e casualmente (oppure con la regolarità dell'aficionafdo) quei contributi man mano che venivano pubblicati in rete qualcosa di più.
Avrei forse individuato delle aree tematiche e raccolti gli articoli invece che seguendo un criterio cronologico secondo la prevalente tematiche, dando a ciascuna sezione tematica una presentazione generale e una breve prefazione di commento al singolo capitoletto.
Ma si sa questa mia è soltanto una critica che ha il tempo che trova: e molto difficile cosa si sarebbe fatto, se non si è stati in quella situazione.
Più volte mi sono ritrovato nel dilemma di pubblicare a stampa alcuni dei miei principali contributi alla testata di podisti.net, ma poi ho lasciato perdere, proprio per la difficoltà dell'impresa, non volendo appunto utilizzare un semplice criterio cronologico.
Quindi, non me ne voglia Fazio per questa piccola e benevola "critica" che, in realtà, attiene ai miei personali desiderata.

 


Viste da dietro. Le emozioni e le impressioni di chi le gare vive da dietro(Presentazione del volume nel sito web della ASD Plus Ultra Trasacco) Chi, amante del podismo, vorrà leggere questo libro per  trarre da esso gli elementi di conoscenza utili a migliorare le proprie prestazioni in questa disciplina, resterà certamente deluso. Esso, pur trattando esclusivamente di corsa, non fornisce nessuna utile informazione sul modo di vestirsi per correre, quali le calzature più adatte, che diete seguire, come allenarsi e tutte quelle altre informazioni necessarie per diventare podisti degni di tale qualifica. In sostanza, dopo la sua lettura, le “scamorze” resteranno tali ed i campioni non riusciranno a ridurre i loro record di un solo decimo di secondo. 

Per contro, in esso, vi si potranno trovare quelle sensazioni, suggestioni ed emozioni che accompagnano il corridore di modesto livello tecnico, e che, in quanto tale, in gara ha tutto il tempo per guardarsi intorno e per leggere le sensazioni che il proprio animo gli rimanda. Peraltro, questa filosofia di corsa farà si che quanti la seguiranno non potranno che vedere le gare stando in fondo alla fila, tra gli ultimi e le loro gare non potranno, perciò, che essere “Viste da dietro”. 

Chi sarà incuriosito da questo libro e sarà tentato dal desiderio di leggerlo, potrà richiederlo all’autore contattandolo sulla sua e-mail (verofazio@alice.ited ottenerlo in cambio di una offerta in danaro, assolutamente volontaria e di entità soggettiva, che sarà devoluta, nella sua interezza, al Centro ANFFAS (Associazione Nazionale delle Famiglie di Persone con Disabilità Motorie e/o Relazionali) “Peter Pan” di Celano (AQ).

La somma così raccolta servirà per finanziare il progetto che prevede la realizzazione di una pensilina per coprire un tratto di strada privata che i disabili debbono percorrere giornalmente, con le loro carrozzine, per raggiungere, dall’area sosta delle vetture degli accompagnatori, l’infrastruttura ove vengono ospitati.

Invia una mail all'autore, clicca qui


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22 marzo 2014 6 22 /03 /marzo /2014 19:31

Noi non ci lasceremo mai. La mia vita con Bovo. Un dolente e amorevole ricordo di Igor Bovolente, l'atleta di Volley scomparso prematuramenteE' stato presentato, alla presenza dei due autori, nel contesto del Marathon Village, alla vigilia della 20^ Acea Maratona di Roma il volume, uscito nelle librerie il 19 novembre 2013 che si propone come una dolente e amorevole memoria di Vigor Bovolenta, l'atleta di Volley nazionale prematuramente scomparso. 

Si intitola "Noi non ci lasceremo mai. La mia vita con Bovo" ed è stato scritto dalla moglie Federica Lisi Bovolenta con Anna Cherubini (Mondadori, 2013).
Qaule migliore occasione per lanciare con un dibattito animato da sportivi questo volume? 

“Bovo se n’è andato ma senza lasciarmi, è rimasto dentro la mia vita”. Sono parole piene di amore ma anche di speranza quelle che Federica Lisi ha deciso di mettere nero su bianco dopo la tragedia che l’ha colpita il 24 marzo del 2012 quando l’amore della sua vita, il campione di volley Vigor Bovolenta, si è accasciato durante una partita e il suo cuore ha cessato di battere.
Federica e “Bovo” all’epoca avevano già quattro figli; la scoperta di aspettare il quinto è arrivata a 15 giorni dalla morte del campione. “Non ci lasceremo mai” è il titolo del libro scritto con Anna Cherubini (sorella di Jovanotti) in cui Federica racconta la vita con il marito.
Nata a Roma trentasette anni fa, Federica Lisi ha iniziato la sua carriera pallavolistica a 14 anni ee ha esordito in serie A1 a sedici. Poi, è arrivato l’incontro che le cambierà l’esistenza, quello con Vigor, per il quale lascerà la carriera agonistica per creare una famiglia.
Insieme hanno concepito quattro bambini non senza difficoltà, dopo tanti tentativi e fecondazioni assistite.
Federica parla anche di questo nel volume edito dalla Mondadori.
Nell’ottobre del 2012 nasce il quinto figlio, questa volta, concepito naturalmente. “Un segno dal cielo” dirà più volte Federica che non ha potuto condividere questa gioia con il marito.

 

Noi non ci lasceremo mai. La mia vita con Bovo. Un dolente e amorevole ricordo di Igor Bovolente, l'atleta di Volley scomparso prematuramente"Mi chiamo Federica Lisi Bovolenta, ho trentasette anni e cinque figli. Sono la moglie di Vigor Bovolenta, il campione di volley che in molti ricorderete, scomparso in campo il 24 marzo 2012. Vigor Bovolenta. Bovo per gli amici e per me. Quindici anni insieme. Poi lui se n'è andato. Se n'è andato senza lasciarmi. E senza lasciarmi istruzioni. Se n'è andato restando dentro la mia vita. Restando la mia vita. 'Bovo per sempre', 'Bovo nel cuore', 'Bovo in tutti noi': scrivono così in certi striscioni durante le partite. Sono striscioni grandi, colorati, struggenti. Uno di questi è dentro di me. 'Bovo per sempre.' È proprio come una scritta incisa nella mia anima, e sta lì, anche quando il vento cambia, quando si ferma, quando fa paura. Il vento che a volte arriva e si porta via tutto quello che abbiamo, la parte più importante di noi, senza la quale ci sembra di non ricevere più vita, di non poter più crescere. Ma poi non è così. Qualcosa resta sempre e si cresce ugualmente, come alberi le cui fronde si piegano verso il fiume anziché andare verso il cielo, come commedianti che accolgono l'improvviso colpo di scena. Si continua a giocare, a recitare; anche dal basso il cielo si vede lo stesso. Io, ora che lo so, cerco di non avere paura, di essere forte. È da oltre un anno che mi sforzo di esserlo ogni giorno. Ci sono momenti in cui penso che cederò e manderò tutto all'aria. Altri in cui penso che sarò più forte di qualunque cosa che mi possa capitare..."

 

 

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21 marzo 2014 5 21 /03 /marzo /2014 00:24

Manlio Gelsomini, campione partigiano. Nel libro di Valerio Piccioni, la storia di un uomo che fu campione d'atletica e campione nella vitaNei primi mesi del 2014 è uscito per i tipi di EGA - Edizioni Gruppo Abele Torino), il meritevole volume di Valerio Piccioni, Manlio Gelsomini, campione partigiano.
E' un libro che si è proposto il compito di ricostruire la velocissima vita di Manlio Gelsomini, nel suo percorso dall'atletica alle Fosse Ardeatine.
100 metri, i titoli regionali, la nazionale, il rugby: perché a vent'anni hai tante energie che uno sport non ti basta. Il fare a cazzotti per il fascismo. E poi la laurea in medicina con l'avversario di Freud. E la professione, i successi, la vita che va a mille.
Ma a un certo punto Manlio Gelsomini sterza, va da un'altra parte: le strade di San Lorenzo battono le immagini marziali delle parate.
L'8 settembre lui è dall'altra parte, sulle barricate contro i nazisti.
Da allora nulla sarà come prima. Fra comunisti irregolari, imboscate notturne, proclami eccitati e una spia avvolta nel mistero.
Fino ai sogni e agli incubi di via Tasso in un diario compilato voracemente, che sente l'avvicinarsi della fine, quel maledetto 24 marzo, alle Fosse Ardeatine.

(Fonte ItalNews) In una precedente presentazione del suo saggio, Valerio Piccioni, giornalista e Direttore della sede romana della Gazzetta dello Sport, cercando di spiegare da cosa nasce l'entusiasmo nel trasmettere a tanti le gesta di un grande uomo (nello sport e nella vita, sino a sacrificarla in nome di una causa)ha detto di Manlio Gelsomini: 

La scelta è dovuta principalmente alla mia curiosità verso i singoli percorsi umani di chi ha provato sulla propria pelle quanto è accaduto nella storia del mondo. La mia curiosità è stata corrisposta dal lavoro di Alessia Glielmi, archivista del museo della liberazione di via Tasso dove è custodito il diario che Manlio Gelsomini ha scritto durante la prigionia”.

Manlio Gelsomini, campione partigiano. Nel libro di Valerio Piccioni, la storia di un uomo che fu campione d'atletica e campione nella vitaLa parabola di Gelsomini è la dimostrazione che la resistenza è stata una collezione di storie umane diverse e con punti di partenza lontani. Egli aveva cominciato la sua missione pu, bblica come capo degli studenti fascisti e come atleta velocista del regime. La vita lo ha portato a scontrarsi con quella che poi era la pomposità stupida del fascismo: quel nazionalismo di basso livello che lo aveva prima sedotto per poi metterlo di fronte alla sua cruda realtà”.

Significativo – ha aggiunto – come Gelsomini abbia dato vita al suo percorso da partigiano partendo dagli studi medici trascorsi insieme ad un tirocinante ebreo, affrontando ostacoli e scoperte all’insegna di un pieno di orgoglio che alla fine lo porterà a scegliere la via partigiana. Erano quelli i giorni in cui si illuse di poter aiutare il suo paese a vivere per poi purtroppo finire anch’egli la sua vita nello sterminio delle fosse ardeatine”.

Ed ancora, secondo Valerio Piccioni, può avere un grande significato analizzare la storia di Gelsomini ai giorni nostri: “A quasi settant’anni da quell’eccidio, molti dei personaggi contemporanei sono un po’ distanti dall’inquadrare il vero percorso di opposizione al fascismo – commenta Piccioni -. Su di Gelsomini non si è concentrata una grande fascia intellettuale, ma la storia non è dei macro-eventi che hanno caratterizzato l’umanità ma di coloro che l’hanno vissuta incarnandone il tracciato; capire la storia, vuol dire capire come un ragazzo sportivo e vivace, con una pazzesca voglia di vivere, scopra il fascismo di pari passo, vivendolo prima come una ragione di vita e poi come uno dei suoi tanti ostacoli da evitare. Per questo – aggiunge il direttore – penso che uno dei modi migliori per  trasmettere la storia di Gelsomini a persone lontane anagraficamente da quel tempo sia utile analizzare il suo vissuto a partire dai suoi studi in medicina, passando dagli amori e dalle nuotate sul Tevere, fino ad arrivare all’entrata dei nazisti in Italia”.

 

Il volume di Valerio Piccioni viene presentato al Marathon Village della 20^ edizione della Maratona di Roma: l'appuntamento è alle 17.45 del 21 marzo 2014.

 

Manlio Gelsomini, campione partigiano. Nel libro di Valerio Piccioni, la storia di un uomo che fu campione d'atletica e campione nella vitaManlio Gelsomini (Roma, 9 novembre 1907 – Roma, 24 marzo 1944) è stato un atleta, militare e partigiano italiano, trucidato alle Fosse Ardeatine.

Velocista della "A.S. Roma", fu chiamato negli anni '20 nella Nazionale italiana di atletica leggera.
Giovanissimo aderì al Partito Nazionale Fascista e fu capitano del 79º Battaglione "Camicie Nere" della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale. 
Laureatosi in Medicina e chirurgia, fu medico al Policlinico Umberto I di Roma.
Durante la seconda guerra mondiale fu capitano medico di complemento, ed era a Roma l'8 settembre 1943. Sottrattosi ai tedeschi, entrò nel Fronte militare clandestino della Resistenza romana, e si rifugiò sulle montagne del viterbese organizzandovi, con il nome di bat­ta­glia Rug­giero Fiamma, nuclei di resistenza con il Raggruppamento bande "Monte Stella".
Arrestato dai tedeschi, fu ucciso nell'eccidio delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.
Gli venne conferita alla memoria l'onorificenza della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria, con la seguente motivazione: «Fu tra i primi ad organizzare un movimento di resistenza armata nella zona dell'alto Lazio. Instancabile nella cospirazione e nella lotta partigiana; con fermezza d'animo, con l'ascendente personale e il generoso sprezzo della vita, durante i giorni del terrore nazifascista, fu di luminoso esempio ai propri dipendenti, donando fiducia ai timorosi e accrescendo audacia ai forti. Denunciato da una spia, fu arrestato e sottoposto per 76 giorni ad inumane, indicibili torture, serbando il più assoluto silenzio circa l'organizzazione di cui faceva parte. Barbaramente trucidato insieme agli altri martiri alle Fosse Ardeatine, donava, sublime olocausto, la sua vita fiorente per la salvezza dei compagni di fede e per il riscatto della Patria oppressa» (Roma, 8 settembre 1943 -24 marzo 1944).

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20 marzo 2014 4 20 /03 /marzo /2014 23:10

Elogio del limite. Sogna in grande e osa fallire. In un piccolo libro, le divagazioni sull'arte di correre, fondate su di un'esperienza al Tor des GéantsIn Elogio del limite. Sogna in grande e osa fallire. Divagazioni sull'arte di correre (Ediciclo, Collana Ossigeno, 2012), Stefano Pistoni fa una serie di divagazioni sull'arte di correre a partire dalla sua esperienza da "finisher al Tor des Géants.

"Sogna in grande e osa fallire" queste le parole che il protagonista si ripete la notte prima dell'inizio del Tor des Géants: 330 chilometri di corsa (24.000 metri di dislivello) che si snodano attraverso il parco nazionale del Gran Paradiso e quello regionale del Monte Avic, toccando le due Alte Vie della Valle d'Aosta.
Una competizione no-stop dove fermarsi per dormire significa perdere posizioni e le gambe non bastano, la forza di volontà non basta, il coraggio è un mero accessorio, l'allucinazione una risorsa a cui attingere.
Serve avere coscienza del limite, accettare la fragilità del proprio corpo e della propria mente, affrontare e superare le crisi.
Fabrizio Pistoni ci racconta la sua esperienza in presa diretta, in un monologo interiore lungo quanto la corsa, registrando la fatica, gli incontri, le evoluzioni e involuzioni del pensiero, i morsi della fame, la sofferenza, i silenzi, i paesaggi mozzafiato sopra i 4000 metri di una montagna immobile e pura.

La gara diventa pretesto per narrare la resistenza, la prova, la fatica, l’elasticità e la creatività della mente, che attinge alle risorse più varie per mantenersi a galla. E superare il traguardo.

«Perché ho la sensazione di esser l’uomo più felice della Terra, mentre nei fatti sono solo uno che corre in montagna, di notte per di più!?! Torno con la mente ai discorsi scomodi della Voce: il fascino di questo gioco sarà forse legato all’essenzialità dei limiti con cui mi sto confrontando (il nostro stesso corpo, l’immensità ineludibile della Montagna e delle sue forme)? o tutto dipende dal timore di non arrivare in fondo a questa gara e dal fortissimo desiderio di riuscirci che ne consegue? Limite e desiderio… di nuovo loro: roba disponibile in abbondanza qui.
La mente riprende a tritare pensieri, la lascio fare, ma le impongo un solo divieto: nessuna domanda del genere “che ci faccio qui?”. Ho avuto un anno per pensarci e desiderare fortissimamente di esser dove mi trovo in questo momento.
Mi torna in mente la bellezza di quell’osa fallire».

Fabrizio Pistoni, classe 1963, è nato e vive a Ivrea (TO) con la moglie e i suoi due figli. Al Tor des Géants del 2010 si è classificato 20esimo. È stato Campione Italiano Junior nella Categoria C2-discesa di canoa fluviale, ha partecipato ai mondiali di rafting nel 1994, con il fratello Marcello, Walter Cecchinelli e Pietro Berga. Il suo team si è piazzato secondo in slalom e terzo in discesa.
Ha partecipato ad alcune gare di triathlon (Ironman Embrun e Elba nel 1996). Nel 1998 ha partecipato al Camel Trophy in Argentina e Cile.

"Afflitto dalla dipendenza da endorfine", negli ultimi anni ha scoperto la corsa lunga, che gli permette di allenarsi ovunque e di conciliare gli impegni familiari.

 

 

 


 

 

 

Una sintesi filmata del Tor des Géants 2012

 
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13 marzo 2014 4 13 /03 /marzo /2014 21:50

Non ci scusiamo per il disturbo. Un libro che parla del cammino come terapia per coloro che soffrono di disturbi psichici

 

 

Non ci scusiamo per il disturbo (pubblicato da Domus de Janas, 2013) è un libro che nasce come espressione e racconto di un progetto di valore, scritto da 12 utenti del Dipartimento di Salute Mentale di Sanluri in provincia di Cagliari. 

In Sardegna, a Villacidro, è nato un gruppo di cammino, presto battezzato "Andalas de Amistade Trekking", con uno psichiatra e qualche infermiere, ma soprattutto con un manipolo di ragazzi e ragazze con disturbi mentali.
Hanno cominciato a camminare nel Supramonte, muovendosi nello stesso terreno selvaggio in cui la Compagnia dei Cammini porta gruppi in trekking: i ragazzi sono cresciuti in un percorso di consapevolezza e liberazione dal disagio.
Il piccolo progetto è diventato sempre più significativo: infatti, ai regolari fine settimana in Supramonte si sono aggiunti un trekking in Corsica e un trekking in Nepal, verso il campo base dell’Everest.
Dal progetto sono scaturiti un film commovente, “Semus fortes”, che racconta un trekking di tre giorni nel Supramonte, e questo libro, scritto dal gruppo di ragazzi e ragazze che da questo percorso di malattia stanno pian piano uscendo.
Non ci scusiamo per il disturbo è dunque un libro corale, che segue cronologicamente questa storia, ma con voci che entrano ed escono dal racconto del coro, un vero e proprio “inno alla vita”.

Da subito i ragazzi hanno colto con l’intuizione sensoriale e corporea (prima ancora che mentale) il piacere di camminare: “Spesso si cammina in silenzio, ci si isola, si ha bisogno di riflettere, di stare soli e concentrarsi; si respira tanta aria pura, si ascoltano attentamente i rumori selvaggi della natura, lo scricchiolio degli arbusti sotto i piedi, il vento, le foglie che si staccano dai rami e cadono al suolo…” (Ketty)
I pensieri che i ragazzi fanno sono gli stessi che anche noi proviamo da anni: “L’attività di trekking, svolta dal gruppo di cui faccio parte, sin dalle prime uscite mi ha fatto migliorare tantissimo. Affrontare la fatica, le difficoltà tecniche dei sentieri di montagna, vivere fortemente e in maniera profonda il rapporto con gli altri membri del gruppo ha scatenato in me una energia positiva che non credevo di avere più, ed era così forte che non ricordo di averla provata in passato.” (Enrico)

Con un percorso lento, ma costante, i ragazzi portatori di disturbi psichici hanno scoperto il valore del camminare, della vita e della libertà.
Hanno spezzato le catene, ora camminano liberi verso la vita, che è lì per loro.
Grazie a uno psichiatra che alla professione ha aggiunto passione, Alessandro Coni, grazie al camminare e grazie alla loro bellezza interiore.

Autori vari – “Non ci scusiamo per il disturbo”, Domus de Janas 2013 – 12 euro

Lo psichiatra Alessandro Coni e alcuni ragazzi del gruppo terapeutico Andalas de Amistade saranno al Festival del Camminare di Bolzano per raccontare dal vivo la loro esperienza (e, contestualmente, verrà proiettato anche il film).

 

Leggi anche questa recensione (segui il link).

Una breve presentazione in video del film "Semus Fortes"

 

 

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10 marzo 2014 1 10 /03 /marzo /2014 19:25

La seduzione dell'avventura. Piccole scuse per fughe verso l'ignoto. Un libro che parla di avventura nel viaggio della vitaE' in uscita per i tipi di Edicilo il volume di Alberto Sciamplicotti che è fotografo e videomaker (e, quindi, anche viaggiatore), La Seduzione del Viaggio. Piccole scuse per fughe verso l'ignoto: un libro che parla di grandi avventure di viaggio, ma che esorta anche a trovare l'avventura nelle piccole cose della vita, senza bisogno di andare necessariamente lontano o in luoghi esotici e insoliti.
(dal risguardo di copertina) L’avventura è il viaggio della vita, l’andare verso l’incognito conoscendo solo il punto di partenza. Un’irrequietezza che da sempre ha agitato l’animo dell’uomo fin da quando, nel bel mezzo delle savane africane, ancora non uomo ma non più nemmeno scimmia, provava ad alzarsi sulle zampe posteriori per poter vedere oltre quel mare d’erba, per provare a intuire cosa c’era oltre l’orizzonte.
Attraverso riflessioni costellate di racconti e aneddoti, dall’avventura dell’esploratore polare Ernest Shackleton a quella vissuta sull’Everest dallo sciatore giapponese Yuichiro Miura, dal viaggio in aerostato di Andrée alle traversate oceaniche in barca a vela di Bernard Moitessier, l’autore Alberto Sciamplicotti prova a dipanare quel filo che lega

l’esistenza dell’uomo al desiderio di scoperta e di avventura.
Una ricerca senza fine perché sempre nuova. 

Alberto Sciamplicotti è nato a Roma e lavora come fotografo e videomaker per l’Università “La Sapienza”. Figlio d’arte - il padre era fotoreporter durante gli anni della Dolce Vita -, appassionato di montagna, arrampicata e sci-alpinismo, è cresciuto nel mito dell’esplorazione.
Dopo aver pubblicato volumi in cui ha raccontato vicende dell’alpinismo, ha collaborato con foto e scritti alla “Rivista della Montagna”, “Montagnard” e “Free. rider” e ha realizzato filmati premiati a festival del cinema della montagna e presentati in ambito nazionale e internazionale.


Il suo sito web è www.sciampli.it.

 

La seduzione dell'avventura. Piccole scuse per fughe verso l'ignoto. Un libro che parla di avventura nel viaggio della vita"Ognuno di noi porterà dentro la forza di quel venire al mondo 

urlando per il dolore di staccarsi dalla sicurezza del porto sicuro, 
di quello sforzo disperato per far entrare aria nei polmoni e 
permettere ai liquidi che li ostruiscono di uscire. 
Ognuno di noi, volente o nolente, cosciente o incosciente, 
porterà questo bagaglio, questa propensione all'avventura, 
all'andare per scoprire, vedere e provare".

 

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5 marzo 2014 3 05 /03 /marzo /2014 09:45

Matteo Renzi e Haruki Murakami. L'arte di correre balza in testa alle classifiche di vendita

E' universalmente conosciuto nel mondo del podismo, all'estero e in Italia, il volume dello scrittore giapponese Haruki Murakami (lui stesso runer di lungo corso) sulla corsa, tradotto in Italiano con il titolo "L'arte di Correre" (Einaudi, 2009), in cui lo scrittore mette in parallelo e mixa assieme le sue esperienze di corsa e di scrittura, in una combinazione davvero interessante e ricca di stimoli per ulteriori riflessioni a partire dalle proprie esperienze personali.
Succede - proprio in questi giorni - che Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei Ministri di fresca nomina, in maniera inconsueta per una classe politica (quella nostrana) che solitamente non legge (o che comunque di rado mostra le sue preferenze di lettura), stia dando un'imprevista risonanza al volume di Murakami, mostrandolo come suo "accessorio" di lavoro, forse perchè  - per lui - nell'esercizio della sua carica istituzionale - è fonte di ispirazioni ed anche di citazioni (e non solamente esibito come un semplice vezzo).

 

Matteo Renzi e Haruki Murakami. L'arte di correre balza in testa alle classifiche di vendita(dal risguardo di copertina) Quando, nel 1981, Murakami chiuse Peter Cat, il jazz bar che aveva gestito nei precedenti sette anni, per dedicarsi solo alla scrittura, ritenne che fosse anche giunto il momento di cambiare radicalmente abitudini di vita: decise di smettere di fumare sessanta sigarette al giorno, e - poiché scrivere è notoriamente un lavoro sedentario e Murakami per natura tenderebbe verso una certa pinguedine - di mettersi a correre. Da allora, di solito scrive quattro ore al mattino, poi il pomeriggio corre dieci o più chilometri. 
Qualche anno più tardi, su invito di una rivista, si recò in Grecia dove per la prima volta percorse tutto il tragitto classico della maratona. L'esperienza lo convinse: da allora ha partecipato a ventiquattro di queste competizioni, ma anche a una ultramaratona - che si corre su un percorso di cento chilometri - e a diverse gare di triathlon. 
Scritto nell'arco di tre anni, L'arte di correre è una intensa riflessione sulle motivazioni che ancora oggi spingono l'ormai sessantenne Murakami a sottoporsi a questa intensa attività fisica che assume il valore di una vera e propria strategia di sopravvivenza. Perché scrivere - sostiene Murakami - è un'attività pericolosa, una perenne lotta con i lati oscuri del proprio essere ed è indispensabile eliminare le tossine che, nell'atto creativo, si determinano nell'animo di uno scrittore. Al tempo stesso, questo insolito libro propone però anche illuminanti squarci sulla corsa in sé, sulle fatiche che essa comporta, sui momenti di debolezza e di esaltazione che chiunque abbia partecipato a una maratona (e a maggior ragione a una ultramaratona) avrà indubbiamente provato (leggi un estratto).


(Dalla Newsletter Einaudi, "In breve") Nell'acceso dibattito politico che ha accompagnato la nascita del nuovo governo di Matteo Renzi, in questi giorni, si inserisce anche Murakami Haruki.
Il neo-Presidente del Consiglio, infatti, ha portato in aula - sia alla Camera che al Senato - l'edizione Super ET dell'Arte di correre... e i commenti non si sono fatti attendere.
Una curiosità ripresa dai principali quotidiani, compresi Repubblica (qui e qui) e il Corriere della Sera (con un intervento di Mauro Covacich).
Ed anche l'effetto sul libro non è mancato: L'arte di correre è arrivato al secondo posto nella classifica assoluta di Amazon (e in prima posizione tra i titoli Mover&Shaker, in cui al quinto posto figurava anche l'edizione nei NumeriPrimi) ed è cresciuto anche su IBS, dove è stato tra i titoli più venduti di mercoledì (sia in Super ET che nelle Frontiere). Nel Kindle store, l'e-book è rientrato nella Top100 in sedicesima posizione e, ad oggi, è ancora tra i primi venti.

 


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27 febbraio 2014 4 27 /02 /febbraio /2014 16:29

Alzati e cammina. Un libro sulla viandanza per tutti coloro che cercano una propria stradaE' in uscita il 15 marzo 2014 il libro di Luigi Nacci, Alzati e cammina. Sulle strade della viandanza, Ediciclo.

Luigi Nacci è guida della Compagnia dei Cammini.

(dal risguardo di copertina) Un libro destinato a chi è nel limbo. A chi è insoddisfatto in famiglia, o sul lavoro. A chi ha perso momentaneamente la speranza di risalire la china. A chi, in definitiva, per una ragone o per l'altra, cerca la propria strada e sa che è giunto il momento di partire. "Alzati e cammina" propone degli esercizi e delle suggestioni per trovarsi pronti in quel momento: disfarsi di oggetti che non possono trovare spazio nello zaino, disfarsi delle abitudini superflue, del lavoro in cui non ci sentiamo realizzati, delle persone che ci trasciniamo accanto solo per paura di rimanere soli, camminare sotto la pioggia con serenità, camminare per andare a trovare una persona cara che non vediamo da tempo, aprire la porta di casa all'altro senza timore, perché non esiste viandante senza ospitaliere, e viceversa.

E' un'opera che esorta alla leggerezza, l'unica condizione che permette di stare a piedi uniti nel cammino, reggendo il peso delle domande che vertono sui nostri giorni, quelli presenti e quelli che verranno.

 

Alzati e cammina. Un libro sulla viandanza per tutti coloro che cercano una propria stradaLuca Gianotti (della Compagnia dei Cammini), che lo ha letto in anteprima (il volume di Nacci esce nella stessa collana del suo “L’arte del camminare”), ha scritto:

“Dal cammino non si torna indietro. Luigi Nacci ci regala lo strumento utile per diventare camminatori, imparando a diventare leggeri, ci serve solo un bastone, uno zaino e un paio di scarpe per prendere il volo. Rito di iniziazione all’essere viandanti. Insegna l’umiltà, l’accettazione, la curiosità, la negazione dell’io. E lo fa con un testo aggressivo, di bella scrittura, che vi colpirà come un pugno allo stomaco. Se dopo quel pugno, invece che aver voglia di ricambiare il pugno all’autore, siete scossi e stupiti, allora siete pronti per partire. A piedi.

“È nella lode alla vita che ti fai viandante”: questo libro è per chi è pronto. Pronto a mettere in discussione le proprie certezze, spaesarsi, partire. Se non siete pronti, come dice Nacci, buttate questo libro.”

 

Il video di presentazione

 

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27 febbraio 2014 4 27 /02 /febbraio /2014 10:55
Corro perchè mia mamma mi picchia. I molti pregi e i piccoli difetti (pochi) di un nuovo libro sulla corsa
(Maurizio Crispi) Al giorno d'oggi - basta fare una piccola rassegna dei libri usciti in quest'ultimo arco di tempo per rendersi conto di ciò - tutti coloro che corrono o che hanno fatto esperienze di corsa decidono di scrivere e di pubblicare ciò che hanno scritto. Scrivere implica anche il piacere di raccontare di se stessi e di essere letti da un pubblico più o meno folto. Un tempo - i più anziani e più esperti raccontavano le loro storie nelle veglie davanti al fuoco al camino - e in questo modo si tramandava un sapere e una cultura: oggi si scrive nel web e si pubblicano libri. E, quanto pare, tutti vogliono far sentire la propria voce, scrivere e pubblicare, vittime d'una febbre comune, sempre più diffusa, a prescindere dal fatto che si sia buoni scrittori. 
Oggi non è affatto difficile ottenere una risonanza mediatica per i propri scritti, attraverso blog e siti web vari: e, tra l'altro, nella nostra quotidianità solipsistica, gli schermi ammiccanti dei PC rappresentano sempre più quello che un tempo erano i focolari domestici e i camini di casa.
Ma molti non si accontentano di questa via di diffusione dei loro scritti e vogliono anche "farsi un libro" (rendersi, per così dire immortali, attraverso la carta stampata) o essere pubblicati.
Se relativamente facile è pubblicare su carta le proprie fatiche letterarie presso case editrici in cui l'utente paga per ricevere un servizio, a partire da un lavoro artigianale tutto fai-da-te, anche nella scelta dei possibili format del volume, un po' più difficile - anche se non del tutto impossibile - è avere stampato un libro presso case editrici "major", supportate da una grande distribuzione e disposte a dispiegare mezzi per la sua diffusione.
Il libro di Franz Rossi e Giovanni Storti rientra in questa tipologia (Corro perchè mia mamma mi picchia, Mondadori, Collana Strade Blu, 2013).
Il contenuto: i due autori, l'uno attore comico l'altro Direttore di una rinomata rivista di cose di corsa (XRun), raccontano attraverso una serie di sapidi capitoli le motivazioni che li spingono a correre e le loro esperienze di corsa che si muovono dagli scenari nostrani a quelli esotici di gare a cui hanno partecipato in luoghi lontani e poco accessibili per i più. I primi scenari servono a far sì che i lettori-runner possano facilmente identificarsi con loro, mentre i secondi servono a farli sognare.

In alternanza a quelli di resoconti di esperienze di corsa, vi sono dei brevi capitoli sul correre in genere (note su allenamenti, abbigliamento, tecnica). Il volume è arricchito da una prefazione ironica e divertente di Giacomo Poretti, collega di lavoro Giovanni Storti, suo amico nella vita, ma anche runner in erba e, in quanto tale, scettico sui "veri" benefici della corsa: "E il libro che vi accingete a leggere sembra scritto da due persone che si sono sottoposte volontariamente a torture inimmaginabili e, nonostante questo, si dichiarnano felici, ma l'aspetto più preoccupante é che, ne sono sicuro, rifarebbero tutte quelle cose descritte che una persona normale si guarderebbe bene dal fare" (ib., p. VIII)    
Mi è piaciuto? Sì e no! 
E provo a spiegare perchè.
A favore del sì, innanzitutto. Alcuni racconti sono sapidi e leggeri, vagamente umoristici, non si capisce dove finisca la realtà e da cominci l'effetto caricaturale. E, ovviamente, queste parti dei racconti (spesso, dichiaratamente, elaborati a quattro mani dai due autori) sono farina del sacco di Giovanni Storti, runner ma - prima ancora - intrattenitore per il grande pubblico. In altri non è facilmente identificabile la mano dell'autore prevalente. I due amici lanciano al lettore la sfida di indovinare chi abbia scritto cosa, esattamente. E questa sfida è divertente, non c'è dubbio.
In altri capitoli, invece, è stata scelta di introdurre in combinazione successiva, due diversi punti di vista: ed è quando i due racontano di imprese podistiche a cui hanno partecipato assieme, come è nel caso del racconto esilarante ad un'edizione di alcuni anni fa della goliardica (ma anche impegnativa) "Arrancabirra". 
Corro perchè mia mamma mi picchia. I molti pregi e i piccoli difetti (pochi) di un nuovo libro sulla corsaAncora a favore del sì: possiedono del pathos senza ironia, alcuni racconti di imprese podistiche impegnative, come il lungo resoconto "in soggettiva"del Tor des Geant (opera di Franz Rossi, al di fuori di ogni dubbio ragionevole).
Ed ancora il fatto che passi attraverso le parole dei due narratori l'idea di un modo di correre che sia anche stile di vita e strumento che fa vivere meglio (se addirittura, in taluni casi, non "salva" la vita).
A favore del no, invece. Alcuni racconti si disperdono in un eccesso di superficialità e sono forse troppo sbrigativi.
Probabilmente, nel complesso dei diversi capitoli, si evidenzia anche una certa disomogeneità per cui le varie parti sono un po' troppo scollate tra loro, come se tradissero  la loro origine di un insieme di scritti, non ben unificati da un filo conduttore sufficientemente forte.
Sotto questo profilo ho apprezzato molto di più il libro partorito da Roberto Giordano - pure lui uomo di spettacolo, oltre che runner da lunga data - sulle sue esperienze di corsa (Correndo per il mondo. Storie, aneddoti e consigli di corsa, Kowalski, 2013) che, molto più tipizzato, si presenta non soltanto guida ironica e disincantata al mondo del running, ma anche valido come Baedeker del podista che voglia intraprendere viaggi di corsa, anche in luoghi inconsueti.
L'opera degli amici Franz Rossi e Giovanni Storti va sicuramente letta e apprezzata: del resto i podisti, purché si parli di corsa, sono lettori di bocca buona, ma da un'opera pubblicata da Mondadori, francamente, mi sarei atteso qualcosa di più.
La presenza di Giovanni Storti nel team degli autori e la sua popolarità come attore comico, indubbiamente, ha facilitato l'apertura di molte porte: e che Giovanni Storti, con il suo nome e la sua popolarità, sia quello deputato a trainare le vendite del volume è indicato dal fatto che - malgrado la consuetudine e
ditoriale - voglia che nel caso di libri scritti a più mani, l'ordine degli autori sia in ordine alfabetico, Storti figura primo dei due autori, designato ad essere capocordata nella fortuna commerciale del volume (ed è lui, a sottolineare la non casualità di questa secelta, a comparire nella pagina frontale della copertina).
Se mi sento di consigliarlo agli amici runner?
Sì, leggetelo e divertitevi, assorbendo nello stesso tempo qualche bella pillola di saggezza sul Running World, come è ad esempio, una delle frasi che fa da suggello al volume e che voglio citare qui per esteso: "Tra le tante attività fini a se stesse, abbiamo scelto la corsa come paravento dietro al quale nascondere la voglia di fare qualcosa per noi. Qualcosa di personale (anche quando è condiviso con altri), qualcosa di profondamente egoistico. Correre ti fa sentire bene. Rubare un'ora alla routine, al lavoro, alla famiglia, e regalare quell'ora a te stesso ti fa sentire ancora meglio.
Correre significa muoversi velocemente da un posto all'altro senza necessità di altro che delle tue gambe. Il movimento è vita, è scoperta. E' avventura. La magia della corsa è tutta qui. Correre ti fa sentire vivo" (ib., p.190).
E aggiungerei che "Corro perché mia mamma mi picchia" è anche un bel libro sull'amicizia tra due persone diverse che si sono incontrtsate attraverso la corsa e il cui reciproco rapporto è stato cementata dal correre assieme in alcune circostanze, come con le altre persone interagenti, spesso menzionate nei diversi racconti con cui vengono declinati momenti spassosi,, a volte profondi, di amicizia e condivisione. 
E aggiungerei che è anche un bel libro sull'amicizia tra due persone diverse che si sono incontrtsate attraverso la corsa e il cui reciproco rapporto è stato cementata dal correre assieme in alcune circostanze, come con le altre persone spesso menzionate nei diversi racconti con le quali  vengono declinati momenti spassosi,, a volte profondi, di amicizia e condivisione. 
E, quindi, ciò che traspare è una rappresentazione del correre non solo come impresa individuale (ed individualistica), ma anche "religio" nel senso laico del termine, cioè di attività che lega assieme gli individui in un'esperienza conivisa (e raccontabile). 

Corro perchè mia mamma mi picchia. I molti pregi e i piccoli difetti (pochi) di un nuovo libro sulla corsa(Dal risguardo di copertina) Siamo abituati a vederlo insieme agli inseparabili Aldo e Giacomo, ma in questo libro Giovanni Storti si presenta in una veste insolita, maglietta e pantaloncini, e ci parla della sua più grande passione fuori dal palco, quella per la corsa. Lo fa alla sua maniera, con la consueta ironia, con un intreccio di leggerezza e profondità. Alternandosi nel racconto con Franz Rossi, compagno di avventure e di allenamenti, Giovanni, instancabile "assaggiatore di corse", pronto a sfidare il caldo come il freddo, a correre di giorno e di notte, a qualsiasi latitudine o altitudine, ci spiega come ha scoperto, o meglio riscoperto, questa vena atletica. Dalle fughe infantili per sottrarsi alle ciabattate materne a una pratica ritrovata, non tanto per motivazioni salutistiche, quanto perché la corsa ha il fascino di una vera arte. Ci addentriamo così, in compagnia dei due protagonisti, negli itinerari delle gare più coinvolgenti, sentiamo con loro la fatica ma anche il piacere di misurarsi con se stessi e con gli altri, la gioia di superare i propri limiti. E soprattutto impariamo a guardare con curiosità ed emozione i luoghi e l'umanità che si incontrano lungo il tragitto. Si aprono davanti a noi scorci di una Milano, quella dei Navigli, dei parchi e della Montagnetta di San Siro, lontana dall'affannata metropoli dell'immaginario collettivo. Prefazione di Giacomo Poretti
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26 febbraio 2014 3 26 /02 /febbraio /2014 17:32

Vieni a correre con me. Quando il gap generazionale tra un padre e un figlio si colma attraverso la corsa fatta assiemeVieni a correre con me. Un padre e un figlio alla ricerca del tempo perduto di Geoffrey Beattie e Ben Beattie (Edizioni LOG, 2013) è un libro scritto da un padre e un figlio che hanno ritrovato un'intesa attraverso la passione per la corsa che, prima solo del padre, è stata poi condivisa da entrambi. La corsa fatta assieme e le gare disputate assieme (ognuno secondo le proprie risorse e capacità) ha creato magicamente un ponte di contatto e ha colmato un abisso di incomunicabilità e di incomprensione.

Dopo il successo in Inghilterra, è arrivato anche in Italia la biografia di Geoffrey Beattie, psicologo e accademico inglese, autore di numerosi libri e serie televisive nonché lo psicologo del Grande Fratello in UK.
Geoffrey Beattie ha iniziato a correre all’età di 13 anni, senza più smettere, allenandosi ogni giorno senza interruzioni.

Egli considera lo sport una scelta di vita, soprattutto a livello psicologico, per sé e per tutti coloro che lo praticano.
In Vieni a correre con me che è un libro autobiografico scritto con suo figlio Ben, emergono le diverse ragioni di una passione condivisa, l’amore per la corsa e per le maratone che, pian piano, hanno contagiato anche i figli, trasformando gli anni luce di distanza tra loro in pochi minuti di distacco, allietati poi da tante esperienze in comune e tanto tempo passato insieme.

 

Vieni a correre con me. Quando il gap generazionale tra un padre e un figlio si colma attraverso la corsa fatta assieme(Dal risguardo di copertina) La distanza abissale e incolmabile che separa quasi tutti i padri dai loro figli può essere superata solo con un miracolo, oppure con uno sforzo e una dedizione che superano quasi sempre le nostre capacità umane. Ogni tanto però dentro di noi esistono delle risorse nascoste, che sono più forti di qualsiasi ostacolo e che ci guidano con ¡1 loro passo leggero oltre i nostri limiti, come è successo all'autore di questo libro, forse uno dei padri peggiori e più incasinati che un figlio possa immaginarsi. La sua risorsa è stata l'amore per la corsa e la sua sfrenata passione per le maratone, che piano piano hanno contagiato anche i figli, trasformando magicamente gli anni luce di distanza tra loro in pochi minuti di distacco, allietati poi da tante esperienze in comune e tanto tempo passato assieme. Un tempo che sembrava perduto e che invece è tornato almeno in parte ai suoi legittimi proprietari, carico di tutti i suoi messaggi, di tutti i suoi ricordi, oltre che del suo inesprimibile ma indiscutibile amore!

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

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Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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