Quello che segue- sulla seconda edizione della "Maratona delle Caytedrali" che ha avuto luogo il 20 dicembre 2015, è il bel articolo di Michele Rizzitelli, eccelente esempio di come una semplice maratona possa diventare occasione per compiere un percorso geografico, storico e culturale.
(Michele Rizzitelli) Il 20 dicembre 2015, si è svolta la seconda edizione della Maratona delle Cattedrali (Barletta-Giovinazzo, lungo il tracciato della SS 16.). La direttrice della Maratona delle Cattedrali è la SS 16, che scorre lungo la dorsale adriatica di tutta la Penisola, nel tratto che attraversa le città di Barletta, Trani, Bisceglie, Molfetta con arrivo a Giovinazzo. Ma non è il suo asfalto, piatto e rettilineo, antico e glorioso, a farla da padrone.
Sono le lunghe incursioni nei centri storici a rendere unico e inconfondibile il percorso. Poche sono le maratone che possono vantare l’attraversamento di tanti borghi antichi marinari, che furono splendenti nei secoli XI-XII-XIII e che di quell’epoca normanno-sveva conservano architetture di superba bellezza.
Erano tempi in cui la grande cultura orientale penetrava nel meno evoluto occidente attraverso la Puglia, che diveniva centro nevralgico di scambi commerciali, idee, realizzazioni, nonché porto naturale dei pellegrini verso la Terra Santa.
Poi ci furono le Crociate che non avrebbero potuto essere bandite se non con l’apporto determinante dei Normanni, insediati da queste parti. Infatti, l’attore più rappresentativo e spettacolare della Prima Crociata fu il normanno-pugliese Boemondo d’Altavilla che tutti sovrastò, compreso lo svigorito Goffredo di Buglione.
Tutta la regione divenne un “porto diffuso”, attraversata da un flusso ininterrotto di uomini e ricchezze. Il resto lo fece Federico II di Svevia, stupor mundi, che per la Puglia ebbe una particolare predilezione, tanto da costruirvi la sua reggia e riempirla di castelli. Estintisi gli Svevi, i subentrati Angioini trasferirono la capitale a Napoli, e per la regione cominciò un periodo di lenta emarginazione.
Testimonianza di quel periodo aureo, sono le cattedrali romaniche, che rappresentano una pagina affascinante della storia dell’architettura italiana. La maratona intende portare gli amanti della corsa in pellegrinaggio a cinque capolavori dell’arte romanica disposti in serie lungo la costa del Mare Adriatico. Ma non solo cattedrali! Accanto al potere spirituale non poteva che esserci il potere temporale, ed ecco gli imponenti castelli; chiese e fortezze non potevano essere costruite senza la ricchezza proveniente dal mare, quindi i porti; e attorno a questi svilupparsi pittoreschi borghi marinari. Tutto questo ha offerto la Maratona delle Cattedrali. Tanta varietà con un denominatore comune: architetture tutte rigorosamente in pietra e specchiantesi nel mare, ora sabbioso ora roccioso.
Si parte da Barletta (92.783 ab.) tra le absidi del Duomo (1140) e il castello svevo di forma stellare, elettrizzati dall’Inno di Mameli cantato da una soprano e dalla Fanfara dei bersaglieri. Non si è percorso neppure un centinaio di metri e i maratoneti si imbattono in un altro romanico, la Basilica di S. Sepolcro, con davanti al fianco il famoso Colosso, gigantesca statua bronzea raffigurante un imperatore romano d’oriente. Ad ulteriore conferma dei rapporti che la città ha avuto con le Crociate e la Terra Santa, ci si infila in Via Nazareth, si passa ora davanti al Duomo, al suo bel campanile, e la prima cattedrale e servita. Poi, ovviamente, la sabbiosa spiaggia e il porto prolungantesi nell’Adriatico.
Si corre verso Trani (53.639 ab.) per andare alla scoperta della seconda cattedrale, imboccando la via maestra della SS 16. Splende il sole, la temperatura è fresca, la strada è piatta, per cui si può aumentare il ritmo perché il passaggio tra gli insediamenti industriali in profonda crisi non è tra i più gradevoli. Ma elevando lo sguardo verso l’entroterra, è individuabile Castel del Monte, patrimonio UNESCO, la geniale costruzione federiciana. Trani mette in mostra la più bella cattedrale (1097) di Puglia, che da sola ripaga la fatica dei 42 km. Lo spettacolo che si presenta ai maratoneti è indimenticabile. Il mare si frange spumeggiante ai piedi della cattedrale così protesa nell’acqua da sembrare un veliero in procinto di salpare con il suo altissimo campanile a far da albero maestro.
Le emozioni proseguono nell’attiguo porto, un’insenatura naturale di forma ellittica, dove un monumento ricorda gli Ordinamenta Maris risalenti al 1063, il più antico codice marittimo del Medioevo. Poi la costa disegna una penisoletta immersa nel mare azzurro su cui sorge l’Abbazia romanica di S. Maria di Colonna (1098); un’edicola conserva un crocifisso con un taglio di scure alla radice del naso, inferto dai Saraceni in un assalto del 1480; dalla ferita sgorgò tanto sangue da colorare di rosso tutto l’Adriatico.
Il tratto di Statale 16 che porta a Bisceglie (52.736 ab.) presenta qualche piccola asperità di percorso ed è immerso in una fitta campagna di uliveti e vigneti. La strada passa a ponte su qualche pittoresca lama ed è punteggiata da torri di avvistamento risalenti al sec. XV. Ma è quando la si abbandona che Bisceglie appare nell’immensità del suo mare e della sua costa rocciosa. Commovente è il suo porticciolo di pescatori dove convergono le viuzze del suo centro storico. La sua cattedrale (1073) è l’unica a non essere situata proprio sul mare. Siamo al controllo chip del 21° km che per me segna 2:09:15. Da qui è partita la mezza maratona con arrivo a Giovinazzo.
L’ingresso in Molfetta (61.163 ab.) rimanda al leit motiv delle Crociate, accogliendoci nel piazzale di S. Maria dei Martiri con accanto i resti dell’Ospedale dei Crociati (1095) dove venivano curati i reduci. Poco dopo, agli occhi dei maratoneti si apre l’insenatura naturale del porto con le sue barche ciondolanti. Ragusani, amalfitani, veneziani, greci, slavi e dalmati frequentavano questi lidi per “mercatura e vi ebbero residenze e logge”. Si specchia nelle acque del porto la facciata del Duomo vecchio (1150), massiccio edificio romanico con tre cupole piramidali e due eleganti campanili.
La SS 16 che porta a Giovinazzo (20.905 ab.), dove è situato l’arrivo, riserva sorprese poco dopo Molfetta a Cala del Doge. Qui, nel 1003, il doge veneziano Pietro Orseolo II si fermò per organizzare la controffensiva finale per sventare il tentativo dei Saraceni di impadronirsi di Bari. Tra calette, torri di avvistamento e abitazioni sparse, si giunge nella città di destinazione finale. Abbandonata la via maestra, attraverso l’Arco di Traiano si penetra nel dedalo di stradine del centro storico, che avvolgono il minuscolo porto. Grandiosa, massiccia, alta, emerge la cattedrale (1283) sul borgo marinaro. All’improvviso, si giunge nella vasta piazza piena di sole ove è situato l’arrivo.
L’orologio segna per me 4:22:02.
Percorso ben segnalato e chiuso al traffico; sufficienti i ristori; percorso 700 m più lungo; pace maker coinvolgenti.
La maratona ha registrato 640 classificati. Il vincitore è stato Vito Sardella (2:35:19), al secondo posto Giuseppe Moliterni (2:42:08) e al terzo Giovanni Di Cosimo (2:51:37). La vincitrice è stata Francesca Mele (3:23:37), al secondo posto Maria Dibenedetto (3:24:58) e al terzo Angela Latorre (3:33:05).
La mezza maratona ha avuto 335 classificati. Il vincitore è stato Rosario Livatino (1:12:31), al secondo posto Pasquale De Chirico (1:15:43) e al terzo Michele La Vista (1:19:48). La vincitrice è stata Mariangela Bozzano (1:41:51), al secondo posto Marilena Piccirilli (1:42:48) e al terzo Gabriella Negrini (1:43:06).
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