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13 febbraio 2016 6 13 /02 /febbraio /2016 17:09
Paolo Vittone
Paolo Vittone

Paolo Vittone

La Lumaca e il tamburo. Favola di un viaggio alla riconquista del Tempo di Paolo Vittone ed Elisa Lussig (Infinito Edizioni, Collana Orienti, 2010) non è certamente un libro novità.
È stato pubblicato postumo nel 2010, dopo la morte per cancro di Paolo Vittone, a 46 anni, solo pochi mesi prima.
Paolo Vittore era un giornalista di Radio Popolare, redazione esteri, inviato nella guerra dell’ex-Jugoslavia.
Paolo Vittore, sapendo di essere malato terminale, tra un ciclo di cure e l’altro, decise di mettersi in cammino.
Non per dimenticarsi della malattia, poiché il cammino non consente facili evasioni.
Ma piuttosto per qcquisire una diversa e più profonda consapevolezzas: e quindi anche una maggiore presenza a se stesso, tanto più oppurtuna quando il tempo si fa stretto e si ha davanti un termine sempre più incombente.
Vittore si mise in cammino, da Trieste, per recuperare il tempo, il tempo per lui così prezioso. Fu Paolo Rumiz (che scrive l’introduzione al libro) a suggerirgli un cammino, e anche se all'inizio il suggerimento sembrasse azzardato per un uomo in quelle condizioni di salute, Vittone - una volta in cammino -ebbe poi modo di scoprire quanta forza gli venisse dal cammino: ce la faceva, e stava meglio, tanto che la malattia - seppur provvisoriamente - recedeva.
Da Trieste, Vittone ha camminato fino in Bosnia - la sua amata Bosnia - (anche se con tratti in auto), passando per Slovenia e Croazia.
La sua scrittura, delicata e profonda, dipinge con pochi tratti i luoghi e le persone, con sguardo empaticamente distaccato, coinvolto ma non troppo, se preferite.
E vi si parla delle ferite della guerra civile, di una guerra ancora così vicina ma ormai dimenticata, che preferiamo dimenticare. Dei nazionalismi e degli integralismi.
Vittone dipinge la parte sociale del territorio perché questo faceva, da giornalista. Ma dal suo ruolo di giornalista vuole smarcarsi, vuole vedere con occhio diverso, e quindi smette di ascoltare i discorsi delle persone, per fare dentro di sé un vuoto quasi zen, e lasciarsi baciare dagli elementi della natura.
In questo modo, egli ha recuperato il tempo, e il senso/la bellezza della vita, mentre di ciò che vedono i suoi occhi rimangono ricordi intimi, come lo sguardo acquoso del matto del villaggio, i profumi del bosco, la pioggia battente, il canto degli uccelli, uomini e donne dolci e accoglienti.
I ricordi più preziosi sono quelli delle emozioni, e valgono molto di più della cronaca o delle riflessioni socio-politiche.
Ecco la grande scoperta di Vittone, che ci lascia in eredità questo piccolo scritto da leggere e da rileggere con cura.

Accompagnano il libro i disegni di Elisa Iussig, che ha seguito Vittone per la prima parte del viaggio in auto, giovane donna incinta: disegni in bianco e nero, che rendono il libro ancor più poetico.
(Dal risguardo di copertina) Trieste molo audace. Un incontro è l'inizio di un viaggio a piedi di una donna incinta e di un uomo malato, confini estremi della vita, fino in Bosnia, passando per Slovenia e Croazia, varcando confini ufficiali e non, attraversando terre cattoliche, ortodosse e "meticce", fino a quelle dell'islam europeo, laico e aperto quanto ignorato. Un ultimo viaggio carico di sentimento in luoghi rimasti incolumi e in altri disfatti dalle guerre jugoslave degli Anni '90; posti in parte ricostruiti, altri in bilico tra passato bellico e futuro forse di pace; terre etnicamente purificate e terre meticcie, lungo il crinale che separa la cultura del mare e quella della terra. Introduzione di Paolo Rumiz.

 

Giugno 2008, una sera di pioggia. Qualcuno mi suonò al campanello di casa, a Trieste, aprii il portone, e dopo un minuto nella cornice della porta apparve lui. Smagrito, febbricitante, coperto di piaghe, ustionato sul naso e sul collo, lacero e fradicio fino alle ossa, ma totalmente felice. Paolo sembrava uno di quei cani che scappano nella stagione degli amori, e tornano a casa dopo giorni, magri, affamati e contenti. Le rughe, perfino gli eczemi e la pelle rovinata dalle terapie sembravano disegnati apposta per dare ancora più luce a uno sguardo infuocato da capitano di ventura…

Paolo Rumiz (dall'introduzione al volume)

Il retro della copertina

Il retro della copertina

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9 novembre 2015 1 09 /11 /novembre /2015 06:24
Psiche&Sport ha intervistato Giorgio Calcaterra: grande corsa, agonismo di prima qualità, ma sempre con brio

Psiche&Sport, il blog sportivo fondato da Stefano Ruzza e da Cesare Picco è andato ad intervistare Giorgio Calcaterra, campionissimo di corsa sulle lunghe distanze, tre volte campione del mondo 100 km su strada, vincitore per dieci volte consecutive della celebre 100 km del Passatore, ma anche per l'impresa di aver corso nel 2000 16 maratone sotto le ore 2h20, prima di votarsi all'Ultramaratona.
Non a caso, da molti è stato denominato affettuosamente "Re Giorgio".
Giorgio Calcaterra è una persona affabile alla mano, alle volte sembrerebbe un po' schivo ed introverso, poco disponibile al dialogo, ma è uno che comunica con gli occhi e che osserva.
Tanti si chiedono cosa egli pensi quando corre un'altramaratona, cosa senta: questa intervista dà alcune risposte a tali interrogativi, oltre a fornire alcuni inediti scorci sulla sua formazione alla corsa e sulla funzione del padre di Re Giorgio, come maestro ed ispiratore.
L'intervista è stata pubblicata nel sito originario il 2 novembre scorso.

Giorgio Calcaterra al Campionato del Mondo IAU 100 km a Winschoten, Olanda, 2011 (Foto di Maurizio Crispi)
Giorgio Calcaterra al Campionato del Mondo IAU 100 km a Winschoten, Olanda, 2011 (Foto di Maurizio Crispi)
Giorgio Calcaterra al Campionato del Mondo IAU 100 km a Winschoten, Olanda, 2011 (Foto di Maurizio Crispi)
Giorgio Calcaterra al Campionato del Mondo IAU 100 km a Winschoten, Olanda, 2011 (Foto di Maurizio Crispi)

Giorgio Calcaterra al Campionato del Mondo IAU 100 km a Winschoten, Olanda, 2011 (Foto di Maurizio Crispi)

Una delle doti che ti ha reso famoso è senza dubbio la resistenza. Ripensando alla tua vita, fin da quando eri bambino, c’è stato un momento o un’esperienza in cui ti sei accorto che eri portato per “la resistenza” e che la sensazione di superare la fatica ti poteva piacere?

Devo risponderti di no, il mio percorso è stato molto graduale. E' vivo in me il ricordo di quando avevo 18/19 anni e di come sia stato per me estremamente complicato superare le due ore di corsa. Vedevo le 2 ore di corsa come una distanza molto lunga.

Non mi sono mai ritenuto particolarmente resistente e non c'è stato un momento specifico in cui mi sono accorto di esserlo. Ho sempre corso tanto, perchè mi piaceva e perchè provavo piacere nel partecipare alle gare. Questo mi permetteva inoltre di passare del tempo con mio padre e di conoscere nuovi posti.

Facevo soltanto ciò che mi indicava il mio istinto e devo ammettere di non aver mai pensato di essere particolarmente resistente.

 

Posso chiederti come è avvenuto il passaggio da correre 2 ore a correre molte più ore?

E' stato tutto molto graduale! All'inizio correvo 2 ore, poi passando alle maratone le 2 ore e 30/2 ore e 40 le correvo tranquillamente. Il passo successivo è stato prendere parte a maratone quasi tutte le settimane. Mi invitavano, mi divertivo ed è stato per me quasi naturale. Un giorno poi mi proposero una 50 km, io pensai che 50 km non sono poi così lontani dai 42, solo 8 in più! Prima provai quindi a correre 50 km e poi passai a 78. Certo 78 sono molti più di 50, ma ne ero intrigato!

Infine arrivai a correre la 100 km del Passatore. Tutti me ne parlavano e quindi decisi di provarla. Volevo provare qualcosa di diverso e avevo il desiderio di sfidarmi. Fu tutto molto graduale! Quando mi ritrovai a prendere parte a molte gare, tutti mi rimandarono la resistenza come un mio punto forte.

 

Sei solito raccontare, scrivendo, le corse a cui prendi parte. Secondo te, il narrare un'esperienza sportiva vissuta può fare crescere un atleta? Se si in che modo?

Sai le motivazioni che mi hanno spinto a scrivere sono diverse dal ricercare aspetti prestativi, perciò mi riesce difficile risponderti.

Pensando però alle motivazioni, la prima che mi ha spinto a scrivere è stato il desiderio di tenere una sorta di diario, come quelli che si tengono nel cassetto. Il tempo può cancellare i ricordi e ho pensato a questo come un modo per farli rimanere maggiormente impressi.

Un'altra motivazione è stata il desiderio di archiviare le mie gare, continuando quanto iniziò mio padre, come raccogliendone il testimone. A 10 anni, quando ho iniziato a correre, mio padre mi fece un album delle gare. A dire il vero, ne fece più di uno tante furono le gare a cui partecipai! Scriveva la data, il tempo, la posizione e vi allegava la foto.

Mio padre mi insegnò a dare la dovuta importanza ai ricordi! Noi cambiamo, le cose un po' si dimenticano, ma attraverso le foto abbiamo la possibilità di vedere, come diceva lui, di scoprire come eravamo 10 o 20 anni prima. Il mio album è la continuazione di quello creato da mio papà, solamente in formato elettronico.

Un altro aspetto che mi ha spinto a scrivere è l'interesse manifestatomi, da alcune persone, nel poter leggere delle mie gare e delle mie sensazioni. Non ho fini pubblicitari, ma ho il piacere di condividere i miei pensieri con chi ha interesse nel leggerli. Il sito, inoltre, mi è stato regalato e credo che prendermene cura sia un modo per ringraziare chi mi ha fatto questo dono.

Anche se rileggere delle tue gare può aiutarti a scorgere dei possibili errori, le motivazioni che mi spingono a scrivere non sono connesse alla speranza di migliorare come atleta. Credo infatti che quanto faccio sia un modo per raccogliere il testimone passatomi da mio papà, condividendo le mie sensazioni con le persone che hanno piacere di leggerle.

 

Per leggere tutta l'intervista segui il link

Di seguito una fulminea scheda su Giorgio Calcaterra, per chi affacciandosi appena adesso al mondo delle corsa su strada ancora non dovesse conoscerlo.

Giorgio Calcaterra è un runner italiano.

3 volte campione del mondo nella 100 km di ultra-maratona nel 2008-2011-2012.

Laureatosi 10 volte vincitore nella prestigiosa 100 km del passatore.

Giorgio Calacaterra è conosciuto soprattutto per le sue doti di resistenza e di recupero. Nel 2000 stabilisce il record mondiale, correndo 16 maratone sotto le 2 ore e 20.

 

Chi siamo? Una sera, davanti a una birra, uno psicologo-psicoterapeuta con un debole per il ciclismo e un ultratrailer con la passione per la musica e l'arte narratoria, hanno pensato che lo sport non è solo fatto di gesti, ma soprattutto di sportivi con storie e mondi da raccontare.
Accompagnati da canzoni che scandiscono il nostro passo conosceremo i protagonisti dello sport e ci avvicineremo ai loro pensieri con la discrezione propria di chi fa una scoperta.
Per chi fosse interessato a sapere qualcosa di noi o fosse solo curioso....
CESARE PICCO: psicologo e psicoterapeuta ad indirizzo Analitico Transazionale, si occupa principalmente di formazione oltre a svolgere privatamente attività clinica.
Da sempre appassionato di sport, negli ultimi anni si è "ammalato" di ciclismo che pratica a livello amatoriale per meditare, per ridurre lo stress, per scoprire nuovi territori, per stare in gruppo e anche per dare una valvola di sfogo al suo bisogno di competizione.
STEFANO RUZZA: da sempre appassionato di musica, letteratura e sport, dopo aver praticato calcio in età giovanile, si rivolge alla corsa. Nell'ultratrail e nelle lunghe distanze trova una dimensione vicina al suo modo di concepire la vita, l'arte e una buona filosofia sportiva.
Atleta competitivo a livello nazionale, riesce a dare battaglia anche in alcune competizioni internazionali.
Impegnato a livello professionale e sociale come soccorritore per il 118 presso la Croce Rossa di Gallarate.
Oltre a Cesare e Stefano, molte altre persone hanno contribuito con idee, pareri e suggerimenti alla creazione di Psiche&Sport. Alcuni di loro avranno occasione di collaborare come autori, curando rubriche personali o contenuti specifici. Di volta in volta li presenteremo, così da farvi scoprire qualcosa anche di loro.

Chi siamo? (Psiche&Sport)

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4 novembre 2015 3 04 /11 /novembre /2015 06:12
Daniele Alimonti ha festeggiato il suo 50° compleanno, correndo una maratona al giorno per 50 giorni
Daniele Alimonti ha festeggiato il suo 50° compleanno, correndo una maratona al giorno per 50 giorni

il romano Daniele Alimonti che nella vita fa anche il runner appassionato ha deciso di festeggiare il suo 50° compleanno, correndo ogni giornouna maratona, occasionalmente affiancato da qualche volenteroso, disposto a condividere con lui una parte dei chilometri giornalieri.
Daniele Alimonti, pur essendo la sua impresa spontanea e non regolamentata, si affianca nel perseguimento di quest'idea all'impresa compiuta dall'ultramaratoneta statunitense Dean Karnazes (50 maratone, una al giorno in ciascuno degli stati USA), successivamente replicata da Enzo Caporaso, presdiente dell'ASD Il Giro d'Italia Run (51 maratone)
Il primo appuntamento ha avuto luogo, il 16 settembre 2015, a Roma alle ore 20.00, a ridosso del Parco Talenti, in Via Casal Boccone angolo Via V. U. Ojetti, su una pista ciclabile nuova di zecca lunga 2109,75 m, rigorosamente misurata da un ingegnere.
Qui, si è andati avanti e indietro per 10 volte, e alla fine i presenti, anche se hanno fatto solo una parte dei chilometri previsti per la canonica maratona, hanno ricevuto una medaglia e un diploma.

Tutti avrebbero potuto possono parteciparvi, anche i super-maratoneti italiani, anche se - ovviamente - essendo una manifestazione spontanea e non vidimata FIDAL - al termine non sarebbe stato l'agognato "punto maratona", del quale tutti gli aderenti al Club dei Super-maratoneti italiani cercano spasmodicamente, per accrescere il loro carnet di gare concluse.

La corsa, infatti, pur essendo più regolare di molte altre, per motivi economici, non è stata patrocinata dalla FIDAL e affini, né i tempi sono registrati da giudici istituzionali, essendo ogni partecipante arbitro di se stesso (così come è stato per i 49 "eventi" successivi).
Anche per quanto riguarda lo stato di salute, ognuno avrebbe dovuto provvedere da sé. Pur essendo basata sul principio del "fai-da-te" e della lealtà sportiva, nel corsa di questa prima maratona delle 50 previste, ognuno avrebbe dovuto indossare un regolare numero di gara (pettorale) che poteva essere scaricato dal sito, scegliendo il numero preferito. Nessuna quota d'iscrizione. la quota d’iscrizione.

Oggi 4 novembre 2015, Daniele Alimonti ha corso la sua ultima maratona (la 50^) ed - lo ricordiamo - esattamente il giorno del suo compleanno.
E, qindi, a Daneiel Alimonti i nostri più calorosi auguri sia per il suo 50° compleanno, sia per il compimento dell'impresa che, meritoriamente, è stata collegata ad un'iniziativa di solidarietà.

Nelle foto in alto: il gruppetto di atleti che ha partecipato alla prima delle 50 maratone, il 16 settembre 2015 e Daniele Alimonti al termine di una gara all'estero cui ha partecipato.

Daniele Alimonti ha festeggiato il suo 50° compleanno, correndo una maratona al giorno per 50 giorni
Daniele Alimonti ha festeggiato il suo 50° compleanno, correndo una maratona al giorno per 50 giorni
Daniele Alimonti ha festeggiato il suo 50° compleanno, correndo una maratona al giorno per 50 giorni
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2 novembre 2015 1 02 /11 /novembre /2015 05:52
VeronaMarathon 2015 (14^ ed.). Solo due settimane al via. Ci sarà anche Max Bogdanich, campione di maratona e di soldarietà

Solo ue settimane al via della 14^ Veronamarathon che, come l’anno passato, darà spettacolo e colore con la partenza ed arrivo nella centralissima piazza Bra, all’ombra dell’Arena.
Piazza Bra che da venerdì 13 a domenica 15 novembre 2015, giorno della gara, ospiterà anche l’Expo Marathon, il villaggio degli sponsor della competizione e dove transiteranno tutti i partecipanti per ritirare il pettorale di gara.

Salgono senza tregua le registrazioni online sul sito ufficiale, ad oggi si contano più di 2.800 partecipanti alla maratona e ci si interroga se verrà battuto o meno il muro delle 3000 presenze.
Ma non basta. Come annunciato ci sarà anche la 2^ Cangrande Half Marathon e, in questo caso, già sono quasi 2200 i podisti iscritti.

Quel che è sicuro che in questo 2015 l’evento veronese è la gara in Italia con il più elevato tasso di crescita, la differenza numerica rispetto al passato è importante e da sottolineare.

Tra queste migliaia di podisti ci sarà anche Massimiliano "Max" Bogdanich che fresco del titolo tricolore vinto in settembre non vuole mancare assolutamente l’appuntamento con l’evento veronese dove si classificò 6° nel 2013 e salì sul podio, terzo, nel 2014.

Due ore, trentasei minuti e cinquantotto secondi: è questo il tempo che ha portato, domenica 21 settembre, il veronese Massimiliano 'Max' Bogdanich a chiudere come secondo assoluto la Maratona del Piceno Fermano, aggiudicandosi, tra l'altro, il titolo di Campione Italiano Master di Maratona SM45. Niente male per uno che, ormai da qualche tempo, dichiara di correre solo ed esclusivamente per divertirsi.

Campione 'evergreen' di corsa su strada, di cross e di solidarietà, Max, com'è conosciuto da tutti a Verona, divide da anni la sua vita tra lavoro, famiglia e corse: aficionado della Verona Marathon, l'anno scorso si è classificato terzo assoluto, quest'anno Max sarà presente all'evento veronese, ma non correrà la 42km: “Convivo da tempo con un forte dolore al piede – spiega – che mi rende difficile correre: ho stretto i denti fino alla conquista del titolo Master di Maratona, ora credo di dover rallentare. Ma non c'è dubbio che ci sarò: magari correrò la Last 10km, la staffetta o la Cangrande Half Marathon... ma ci sarò, anzi, ci saremo, dato che parteciperò con 'Noi Corriamo da Dio', l'associazione della quale sono cofondatore e presidente... e in quest'occasione correremo per sostenere l'Amlal per offrire un pasto ai poveri in America Latina”.

Giunta alla sua quattordicesima edizione, la 42km scaligera è ormai divenuta una delle classiche del podismo italiano: merito dell'organizzazione, ma anche della bellezza della città: “Viviamo in una delle città più belle d'Italia – conferma Max – ed il percorso della gara tocca alcuni dei luoghi più belli di Verona e della sua provincia... per non parlare dell'organizzazione! Certo, anche qui ci sono problemi da risolvere, ma dopo aver corso centinaia di gare in giro per la penisola devo dire che gli organizzatori veronesi sono in assoluto tra i migliori. Un'eccellenza su tutte? Il percorso è sempre interamente chiuso al traffico ed assolutamente sicuro e questo non accade sempre in tutte le gare”.

Unico anche il rapporto tra Max ed il suo pubblico: “Essere al via della Veronamarathon per me è sempre una sensazione unica e bellissima – conferma Max –: io rappresento il podista locale che il pubblico ha visto crescere, il 'campione di casa', l'uomo che non smette mai di combattere, né nello sport, né nella vita... e che si aspetta sempre di vedere alla partenza. Per questo, sebbene infortunato e correndo una distanza più breve, ci sarò!”.

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23 ottobre 2015 5 23 /10 /ottobre /2015 05:08

Se ne è andato Fabrizio Cosi, calabrese di nascita e milanese di adozione, fondatore e anima dei ‘Podisti da Marte’, una nota associazione trasversale di runner, nata a Milano ma capace di raccogliere adepti anche in altre città italiane. 

Fabrizio Cosi, assieme al nucleo di fondatori di Podisti da Marte aveva ideato un modo per fars sì che centinaia di runner, al di fuori delle gare codificate invadessero pacificamente le strade e le piazze di Milano e che, in un certo senso, come i ciclisti che seguono la filosofia di "Critcal mass" se ne appropriassero, ridimensionando di conseguenza - per un semplice effetto "massa" il traffico automobilistico e l'impero del trasporto su gomma nelle città.
E questo "verbo", insieme nission e vision, i "podisti da Marte" hanno cercato di trasmetterlo non solo con le loro "scorribbande marziane" ma anche partecipando anche alle gare canoniche e arrivando al traguardo con lo striscione che enunciava la loro presenza.

A Fabrizio Cosi - e ai suoi soci - si deve anche la meritoria di un Centro culturale polivalente nella sua Milano che presto è diventato punto di riferimento di molteplici iniziative socio-culturali e volano propulsore di tanti e molteplici progetti di solidarietà

Cosi lo ha voluto ricordare Chiara Bisconti, assessore allo Sport del Comune di Milano, tra le prime a dare la notizia:

Fabrizio – scrive la Bisconti – in questi anni ha collaborato con noi su tanti progetti diversi, ci ha contagiato con la sua passione, la sua allegria, la sua generosità, la sua ironia. Con i ‘Podisti da Marte’ ha saputo interpretare al meglio quella che per noi è la vera passione dello sport, del correre insieme, dello stare bene con gli altri.
Le sue ‘missioni’, sempre dedicate a giuste cause contro ogni discriminazione, contro il razzismo, per aiutare i bambini in difficoltà, hanno colorato decine di strade e di piazze
“.

Portava la corsa ovunque, in ogni luogo – prosegue – e portava la sua grande voglia di vivere e ci contagiava tutti. È stato per noi un esempio, un precursore. Innamorato di Milano come pochi altri sapeva renderla più bella. Per noi, per tutto il mondo dello sport milanese, questo è un giorno molto triste. Lo porteremo sempre con noi, correremo sempre con il suo sorriso e la sua voglia di darsi agli altri. Il nostro pensiero e la nostra vicinanza va ai suoi familiari e a tutti coloro che gli volevano bene. Penso che Milano vedrà presto tante persone correre ancora una volta vicino a lui, con un sorriso, come avrebbe voluto”.

fonte: milanotoday

L'Asscociazione “Podisti da Marte” ha voluto ricordare Fabrizio Cosi con questo tweet: C’è solo un Capitano e adesso non c’è più. Lo ricorderemo correndo e continuando il suo lavoro.#ciaofabrizio.

Tanti anche gli attestati di stima che giungono in queste ore a mezzo social, dove Podisti da Marte aveva una sua pagina, forum di incontro per i tantissimi affiliati.

Ultramaratone Maratone e Dintorni (il cui Direttore responsabile ha conosciuto personalmente Fabrizio Cosi in occasione di una conferneza stampa, ospitata appunto nel Centro culturale da lui creato) lo ricorda per la sua arguzia e per la sua presenza discreta, ma sempre viva e attenta, con la capacità di mettere assieme lo sport con molte altre istanze culturali e sociali e si unisce al cordoglio manifestato dal mondo del podismo amatoriale, porgendo ai suoi familiari le più sentite cordoglianze

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22 ottobre 2015 4 22 /10 /ottobre /2015 07:06
L'Attraversata del Lago di Garda. Un'impresa eccezionale compiuta in solitaria da Federico Troletti

Il video che segue racconta l'"Attraversata a Nuoto del Lago di Garda", nel senso della lunghezza da Nord a Sud, con partenza dal Fraglia Vela di Riva D.G. e arrivo alla spiaggia di Rivoltella di Desenzano D.G..
L'impresa - 54 km praticamente in solitaria, a parte la doverosa assistenza - è stata compiuta da Federico Troletti tra il 5 e 6 agosto 2011...
La traversata si è svolta prevalentemente in notturna, con partenza alle 19.00 e arrivo nel corso della mattinata del giorno successivo.
Il nuotatore solitario è stato assistito capillarmente per tutta la durata dell'attraversamento da vogatori in canoa (sino ad un massimo di quattro, oltre ad un gommone sempre a prudente distanza ed una piccola motonave per un più complesso supporto logistico, con parte del suo team a bordo, ma anche mamma e fidanzata).
Condizioni meteo ottimali alla partenza ed anche per quanto riguarda la temperatura dell'acqua.
Di notte, tuttavia si sono scatenati dei temporali, con onde molto alte e problemi tecnici legati all'assistenza.
Sosta ogni 30 minuti per l'integrazione con sali minerali.
La verà sfida è stata quella di non avere in alcun momento della traversata il supporto fisico degli scafi che lo assistevano: ha mantenuto l'acquaticità in modo assolutamente autonomo anche durante le fasi integrative.
Federico Troletti, instancabile nuotatore, ha compiuto - e continua a compiere - molte imprese natatorie memorabile.
Ha un suo sito web, il cui motto è "I Swim Everywhere".

C'è anche un suo libro, presto in arrivo, dal titolo "Di Acqua e di Cielo"...

Come qualcuno avrà sospettato, c’è un libro in arrivo.
I lavori sono ancora agli inizi, le idee sono tante e stiamo cercando di trovare la rotta migliore: insomma, è ancora tutto in divenire, ma nonostante l’estate piena di appuntamenti cercheremo di non allontanare troppo il giorno della pubblicazione.
Una cosa, però, è certa: il titolo.
Perché siamo tutti fatti di acqua e di cielo…
(in collaborazione con Luca Zeus Morzenti )

Federico Troletti

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29 settembre 2015 2 29 /09 /settembre /2015 10:01
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno

Salvatore Sulsenti prosegue nella sua esperienza di preparazione alla 100 km del Passatore. I suoi resoconti si sono infittiti e adesso siamo di fronte ad un vero e proprio diario giornaliero al quale Salvatore consegna i suoi progressi, le sue speranze, i suoi sogni.

Il cambiamento di questa settimana è che da camminatore isolato è passato ad una forma di socializzazione e di condivisione, grazie al contatto con Inge Poidomani, appassionata ultramaratoneta siciliana.
Assieme ad Inge, Salvatore ha fatto delle uscite, aggregandosi inoltre ad un gruppo di camminatori.
Ancora nel 2014, Salvatore Sulsenti, non sapeva nemmeno cosa fosse la 100 km del Passatore, eppure proprio in quell'anno ha dato inizia ad un'era di rivolgimenti, affrontando da profano una camminata in natura di oltre 11 km.
Adesso, la 100 km del Passatore è diventata il suo sogno e non è un caso se la foto di copertina del suo profilo FB sia la misteriosa Uluru (in Inglese Ayers Rock) al centro dell'Australia e contornata dall'outback, uno dei deserti più aridi che si possano immaginare.

Ayers Rock potrebbe essere l'emblema dell'enigmatica (ed inafferrabile) meta dei nostri sogni.
Quelli che ci sono stati (con l'eccezione dei soliti turisti performativi che rovinano tutto con la pretesa che i luoghi siano delle cose da conquistare e da ricordare come un "trofeo" e basta) dicono che l'essere stati lì fisicamente non appaga, perché il luogo in sé è intriso di magia e di un potere cosmico che va al di là delle cose.
Un luogo di potere e di convergenza di linee di energia: che per questo motivo era - ed é - considerato sacro dagli aborigeni australiani.
E, quindi, quei viaggiatori che ci sono stati dicono che sono - trovandosi lì fisicamente - appena potuti entrare a contatto con i margini di un mistero, quel tanto che bastava tuttavia a proiettare le propria mente verso siderali distanze - a condizione, ovviamente, che i visitatori fossero permeabile alla meraviglia.
Si può immaginare che il "pellegrino" che decide di diventare ultramaratoneta sia uno che vuole arrivare a conoscere delle cose, saggiando i propri confini di resistenza, eppure ci sarà sempre qualcosa che rimarrà al di fuori della sua portata: ed è così che la corsa di lunga durata (o la camminata ultra-lunga, che è il suo equivalente) possono diventare quel volano energetico che consente di accedere ad un modo diverso di esperire se stessi e la realtà.

Ed ecco di seguito lo stralcio del diario di Salvatore, mentre insegue la sua meta.

Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno

Martedì 22 settembre.Dopo due giorni di meritato riposo dopo i 48 km di sabato e le naturali valutazioni, esco per strada con il gruppo si camminatori di cui ora faccio parte.
Circa 30 loschi figuri, con magliette rosso garibaldino, serpeggiano per vie e sterrati ognuno alla ricerca del proprio passo e di un compagno disposto ad ascoltarlo.
La temperatura è in ribasso, il pomeriggio leggermente ventilato e si cammina bene. Dalle 18,30 alle 20,30 ci si muove senza forzatura di ritmo (fatta eccezione per un isolato tentativo) percorrendo poco meno di 12 km. Torno a casa con la memoria dei miei percorsi e con la voglia di rimettermi ancora in discussione, passo dopo passo, attraverso qualche km da masticare ancora.

Mercoledì 23 settembre. Riposo causa visita odontotecnica in ospedale. Sorvolo sul servizio sanitario che fa appello, per la propria sopravvivenza, solo alla buona volontà di addetti spesso sottostimati. Un accento andrebbe posto sulla calca generata dai pazienti che a volte diventano impazienti e vivacizzano il loro dissenso nei corridoi dell’ospedale. Ma meglio astenersi da ulteriori note, non ne ho voglia.

Giovedì 24 settembre. Dalle 18,35 alle 20,15, km 11,00. Camminare in gruppo, al di là del passo di ognuno, comporta la volontà di uniformarsi mirando a tenere il gruppo serrato e a migliorare la performance media di tutti. Purtroppo non è facile come sembra. Poco male, cerco di dare il mio contributo e vado avanti. Camminare amichevolmente mi da il piacere di chiacchierare e di recuperare.

Venerdì 25 settembre.  Dalle 15,00 alle 18,00, 18 km senza sosta alcuna. Ho camminato con Inge Poidomani signora tedesca [ormai naturalizzata siciliana - ndr]con alcune edizioni del Passatore alle spalle, maratone, ultra maratone e da oggi ultra-camminate con me. E’ un piacere inaspettato muovermi con Inge, ascolto attentamente per tutto il tragitto i suoi racconti facendo tesoro di ogni suggerimento. Domenica 27. saremo ancora insieme.
La mia strada verso il Passatore non si avvicina ma si fa appena più chiara. Io al Passatore? Mi sembra strano anche pensarlo.

Sabato 26 settembre. Riposo, leggera indisposizione accompagnata da una fastidiosa cefalea. Domani mi rifaccio.

Domenica 27 settembre. Sono quasi le 5.00, un caffè ed una banana a colazione, fra meno di 2 ore verranno a prendermi per andare a Ragusa per la “Camminata della Cava Misericordia” organizzata da Vittorio Brullo, gruppo “Passo dopo Passo”. Iniziamo a muoverci puntualmente alle 7:31 e terminiamo alle 12:16.
Percorriamo 18,49 km (previsti 20/23km), partendo da Corso Italia, presso i Salesiani a Ragusa. Proseguiamo per Ragusa Ibla e poi per Cava Misericordia arrivando alla SS per Chiaramonte Gulfi al km.3 per fare ritorno a Ragusa.
Ci siamo mossi per sentieri, strade bianche ed asfalto e volutamente non accenno alla velocità media, assimilabile al ritmo di una allegra scampagnata.
Mi sono rilassato e divertito insieme ai miei compagni e compagne di cordata, ho allontanato le esigenze di performance per lasciarmi andare.
Ho compreso che ci si può allenare anche riposando o camminando piacevolmente con degli amici. Al termine della camminata sono rimasto sulle gambe, ed agevolmente, quasi 5 ore trascorse ad ascoltare la signora Inge elargirmi suggerimenti e consigli preziosissimi e soprattutto programmando altre uscite insieme. 
Il Passatore diventa un po’ più familiare ma sempre lontano. La mia consapevolezza come camminatore aumenta, so di poter fare e solo adesso sto cominciando a comprendere il “come fare”.
Mi da piacere sentire ogni muscolo delle mie gambe, come a volermi dire: “Salvatore, ci sei”.

Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
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27 settembre 2015 7 27 /09 /settembre /2015 18:25
Walkaboutitalia. I 3000 km a piedi attraverso l'Italia di Darinka Montico, con una valigia da riempire di sogni

Esce per i tipi di Edizioni dei Cammini, il volume di Darinka Montico, dal titolo Walkaboutitalia. L'Italia a piedi, senza soldi, raccogliendo sogni (2015), il racconto di un'esperienza di viaggio a piedi attraverso l'Italia, da Sud a Nord (con partenza da Palermo e arrivo a Baveno sul Lago Maggiore), per un totale di 3000 km (per l'esattezza 2910 km).
L'autrice del volume sarà presente allo Slow Travel Fest di Monteriggioni, tra il il 9 e l'11 ottobre 2015.

(dal risguardo di copertina) Walkabout è la camminata che gli aborigeni compiono in età adolescenziale, da soli nel deserto, per riconnettersi con le origini ancestrali delle loro terre e conoscere se stessi.
Con questo stesso intento, Darinka Montico, rientrata in Italia dopo anni trascorsi a viaggiare per il mondo, si è messa in cammino decisa a conoscere il Belpaese e a inseguire il suo sogno. Sola, senza soldi e con i piedi come unico mezzo di locomozione, Darinka ha attraversato l'Italia, dalla Sicilia a Baveno, il suo paese natale sulle sponde del Lago Maggiore, raccogliendo con entusiasmo e speranza anche i sogni delle persone che incrociavano i suoi passi, disposte a donarle un pezzetto di se stessi. 

Il suo cammino è diventato una piccola ricerca antropologica sui sogni o su ciò che ne è rimasto in una società caratterizzata sempre più dal materialismo e dalla superficialità. 

Dopo 2.910 chilometri, sette mesi e dieci giorni di cammino, Darinka è tornata a casa e il suo walkaboutitalia è diventato il tema di una conferenza TED e di un blog molto seguito.

Camminando per l’Italia da sola, ho scoperto che il sorriso è un’arma potentissima che apre quasi tutte le porte. E che un altro grande segreto per viaggiare nel mondo è la capacità di ascolto: quella che mi ha portato ad ascoltare le mie scarpe, ma che mi ha spinto a raccogliere i sogni delle persone che incontravo. Li scrivevo su un pezzo di carta, che ho conservato in una scatola cilindrica dorata. La piccola Annachiara che desidera un chihuahua, un Samsung, un fidanzato e poter volare; il 70enne Brant, che vive in una grotta dotata di wi-fi e sogna un giorno di partire per l’Isola di Pasqua...

Darinka Montico

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27 settembre 2015 7 27 /09 /settembre /2015 09:20

Il fantastico giapponese Hidekichi Miyazaki, 105 anni, correndo i 100 metri in 42", si è guadagnato il soprannome di "Golden Bolt", ma le sue aspettative nella recente competizione sono andate deluse: "Volevo limare un po' il tempo - ha detto al termine della gara -, visto che in allenamento sono riuscito anche a correre in 36 secondi",

"Volevo andare più veloce". il giapponese Hidekichi Miyazaki non nasconde un pizzico di delusione dopo aver corso i 100 metri in 42 secondi.
Conta poco, a quanto pare, se a 24 ore dal 105° compleanno ieri ha stabilito il nuovo record come sprinter più anziano del pianeta. "Volevo limare un po' il tempo, visto che in allenamento sono riuscito anche a correre in 36 secondi", ha spiegato il super-atleta ricordando che il suo primato assoluto è di 34''10 ma è stato stabilito quando aveva 'solo' 103 anni.

Nato nel 1910, Miyazaki ha cominciato a correre negli anni '90 e, solo recentemente, si è guadagnato il soprannome di Golden Bolt: al traguardo, infatti, celebra i suoi successi imitando il gesto del fulmine reso celebre da Usain Bolt. "I medici sono tutti sorpresi" per le performance del velocista. "Alla fine, si tratta solo di conservare la salute".

Il segreto? Allenamenti quotidiani senza esagerare e disciplina a tavola.

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23 settembre 2015 3 23 /09 /settembre /2015 01:23
Psche&Sport intervista Katia Figini, ultramaratoneta dei deserti e vessillifera di cause solidali: "Fallisce solo chi smette di sognare"

Katia Figini è una ultramaratoneta esperta nelle corse nei deserti.

Nel suo palmares sono presenti numerose competizioni internazionali tenutesi nel deserto della Namibia, dell'Oman, del Mali, del Sahara, della Giordania e della Bolivia.

Katia Figini, oltre ad essere una sportiva vincente, è anche attiva in prima persona per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. Nel 2010 e nel 2011 è diventata testimonial del progetto Run for Women diventando la prima donna in assoluto a percorrere 5 deserti in 5 continenti in un solo anno.

Attualmente Katia Figini è anche un coach sportivo e cura la preparazione per podisti a tutti i livelli e per runner che desiderano partecipare a gare nei deserti.

 

Niccolò Fabi, un cantautore italiano, canta “la solitudine è amara beatitudine, per me. E' necessaria come un vizio e la coltivo un po' per sfizio”. Per te, Katia, cos'è la solitudine? Che rapporto hai con lei e che valore ha all'interno della tua vita quotidiana?

 

Io ho sempre pensato di soffrire, di patire, l'idea di rimanere sola, ma in realtà spesso e volentieri sono sola nella mia vita.

Trasferendomi da Milano ad un paesino su un cucuzzolo di una collina di poco più di 300 abitanti, mi sono accorta che molto del mio tempo lo passo da sola e non mi pesa. A volte chiaramente ho il desiderio e il piacere di condividere del tempo e delle esperienze con gli altri, ma anche lo stare da sola lo trovo piacevole.

Sicuramente con il tempo ho imparato che a volte le persone riempiono il tempo per non stare da sole, ma queste cose hanno poca qualità. Quindi ho imparato a preferire di condividere il mio tempo con persone care, che posso anche darmi un ritorno esperienziale e valoriale. Se non c'è invece uno scambio arricchente credo sia meglio anche stare soli.

 

Credi la solitudine possa darti qualcosa che la folla e il gruppo non possano darti?

 

La solitudine ti permette di approfondire dei pensieri di natura introspettiva che con altri non potresti sviluppare. Non rapportandoti con altri credo sia più facile entrare nella propria sfera personale.

Chiaramente anche lo stare troppo soli non credo faccia bene. Ovviamente mi alleno anche con amici che condividono la mia passione. Entrambe le dimensioni se portate all'estremo credo siano dannose, è bene anche qui trovare un equilibrio.

 

Pensando alle tue gare, credo che una tua dote sia la resistenza. Ripensando alla tua vita, fin da quando eri bambina, c’è stato un momento o un’esperienza in cui ti sei accorta che eri portata per “la resistenza” e che la sensazione di superare la fatica ti poteva piacere?

 

La prima cosa che mi è venuta in mente è che la prima volta che ho dovuto dimostrare a me stessa la mia resistenza è quando a sei anni stavo rischiando di annegare. Ho chiamato aiuto per moltissimo tempo

Ero andata al largo con alcuni amici un po' più grandi di me e mi sono trovata in un mulinello che mi trascinava sotto. In quel momento mi trovavo sola, i miei amici non mi sentivano, e c'era questa forza che mi trascinava giù e ho capito che non dovevo mollare.

Mi ricordo che tenevo in mano con forza una maschera che tanto avevo desiderato e che mi era stata regalata dai miei genitori, perchè non volevo lasciarla. Non so con precisione quanto tempo ho chiesto aiuto, ma può essere passata mezz'ora, e mi sono resa conto che non potevo mollare.

Questo è stato il primo approccio, ma devo confidarti che sono sempre stata una persona che “non mollava” facilmente. Anche crescendo con un gruppo di amici maschi con cui facevamo cose un po' “estreme”, come pedalare per 40 km in bici tra i parchi, per stare dietro a loro che erano “più forti” di me, io non potevo mollare.

 

Trovavi piacevole queste attività di resistenza?

 

Nell'infanzia non ti domandi se provi piacere o meno. Ti trovi in una data attività, la fai. Chiaramente essendo in compagnia c'era anche un aspetto di piacere.

Se penso alla vita attuale il superare una fatica porta soddisfazione, perchè riuscire a fare qualcosa che in un dato momento era fatico, ma sei riuscito a superarlo penso sia gratificante per chiunque.

 

Durante le tue ore di corsa esistono dei pensieri a cui ricorri attivamente per far fronte ai momenti di difficoltà? Ti posso chiedere quali sono?

 

Io lavoro con un mental coach (Luca Taverna). Di mio avevo innate degli approcci di pensiero che normalmente si trattano con un mental coach, ma il lavoro con lui mi ha permesso di sistematizzarle e di farle diventare un metodo.

Un trucco per superare un momento di difficoltà è pensare all'arrivo, al podio, al traguardo, alle persone che si complimentano con te. Anche pensare ad assaporare una vittoria. Chiaramente ciò non significa darla per scontata, perchè questo ti porterebbe a dormire sugli allori. Questo ti motiva ad arrivare, perchè è come il pensiero di un bambino che sa che alla fine c'è la torta. Questo entusiasmo ti porta a vedere la fatica come ad un prezzo da pagare per ottenere un grande regalo.

Un'altra possibile strategia da utilizzare quando sta arrivando una crisi è fare ironia e sdrammatizzare. Nel mio caso, quando sono nel deserto mi dico che se sono li è perchè l'ho deciso io, ho pagato per esserci, mi sono allenata duramente e ora ho la possibilità di vedere dei posti stupendi. Razionalizzo la situazione per evitare di vederla in modo drammatico.

 

Credi che l'essere donna, una sportiva donna, possa caratterizzare la tua pratica atletica dal punto di vista mentale? Aspetti del tuo essere donna possono avvantaggiarti in allenamento e/o in gara?

 

Nelle gare a tappe le donne nelle prime fasi sono in posizioni di rincalzo, ma mano a mano che si susseguono le tappe una donna riesce ad avvicinarsi maggiormente ai primi o comunque riesce a guadagnare più posizioni se rapportata ad un uomo. Credo che l'essere maggiormente strateghe ci aiuti sotto questo aspetto. L'essere più debole a livello biologico, avendo muscoli più piccoli ci porta ad essere più strateghe e meno prepotenti nello “spingere”, ci porta, forse, ad avere una marcia in più sotto l'aspetto mentale.

Anche pensando alla maternità e ai nove mesi di gestazione, credo renda chiaro come una donna abbia una grande resistenza innata.

Chiaramente poi più che l'essere donna credo sia il carattere di una persona quello che ti avvantaggia in allenamento o in gara. Anche se una donna può avere dei vantaggi dal punto di vista mentale, ci sono donne stupide come donne intelligenti. Uomini stupidi come anche uomini intelligenti.

 

So che ti sei impegnata in prima persona per contrastare il fenomeno della violenza contro le donne e per sostenere l'emancipazione femminile. Parlando di corsa e di sport in genere, in che modo secondo te queste attività possono sviluppare e rinforzare il carattere della “donna moderna occidentale”?

 

Completerei anche con“uomo moderno occidentale”, perchè quando c'è benessere si tende un po' ad essere molli.

Tornando alla domanda, innanzitutto lo sport cambia la vita, perchè non ci sono scorciatoie e capisci che se vuoi riuscire, indipendentemente da quale sia il tuo obiettivo, ti devi “fare il mazzo”. Questo è già un buon campo per imparare molte cose.

Un altro elemento di insegnamento dello sport è che “nessuno ti regala niente” e soprattutto nel mio sport, quando corri per una settimana ti porti tutto ciò che ti serve sulle spalle e questo ti permette di comprendere quali sono le cose importanti nella vita, ciò di cui hai bisogno. Quando ritorni al mondo “occidentale” capisci quanto tu sia fortunato e impari a valorizzare ciò che già hai senza desiderare necessariamente tante altre cose.

Il fatto di sedersi ad una sedia e mangiare ad un tavolo è un valore aggiunto della vita, perchè se mangi per terra una settimana dopo aver corso ed essere stanco ti rendi conto di quanto sia scomodo. Possono sembrare una banalità un tavolo e una sedia, ma se impari a godere di queste cose, sei felice tutti i giorni.

Anche il lavandino dell'acqua! Se tu passi dai 35 ai 48 gradi, come mi è capitato nel deserto dell'Oman, dove ogni microgoccia dell'acqua è importante a casa tua, dove sei seduta vicino a una fonte di acqua quasi inesauribile, dici “questa è la fortuna più grande del mondo!”.

Credo che anche la donna orientale o africana, se dovesse venire qua, perderebbe la sua forza, perchè anche noi eravamo così prima.

 

Partecipi a stage di corsa e prepari atleti per corse nel deserto. Quanto conta l'aspetto mentale in questa attività?

 

Inizialmente ho pensato al 50%, almeno al 50%. Poi riflettendo ho capito che la percentuale sale all'aumentare dei km. Credo si potrebbe quasi fare un grafico.

A me è capitato anche di avere delle crisi correndo 5 km “tirati” e “impiccati”, però psicologicamente potevo dire a me stessa “manca poco” e che è questione di minuti. Se devi fare 100 km e dopo un passo ti rendi conto te ne mancano ancora 99,9 psicologicamente diventa distruttivo.

Più tempo devi stare sulle gambe e più hai bisogno di testa. Il prof. Arcelli diceva che ci può essere un grande atleta a livello fisico, ma se questo atleta non ha una mente che funziona bene non potrà fare una maratona da atleta con la A maiuscola. Io sono completamente in accordo con il prof. Arcelli [continua]

 

Per leggere tutta l'intervista, segui il link

 

 

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

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Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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            Elena Cifali   Eleonora Suizzo
   
   
   
   
   
   

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