A 71 anni, Luigi Caringella attraversa i deserti di corsa e affronta le maratone. La sua ultima impresa: 1.368 chilometri di corsa da Siviglia a Finisterre. Caringella è partito da lontano, ma ha tutti i numeri per diventare un italico Fauja Singh, il primo maratoneta centenario della storia dello sport.
(Famiglia Cristiana) Lo chiamano il “nonno no-limits”. Luigi Caringella, a dispetto dei suoi 71 anni, è un maratoneta temerario che affronta le sfide più impossibili. A vederlo correre sembra che i segni della vecchiaia non abbiamo per nulla scalfito il suo fisico atletico e asciutto. A dispetto dell’età, riesce a compiere imprese incredibili come la più recente traversata Spagna-Portogallo: è partito da Siviglia per toccare Caceres, Muxia, Fatima, Santiago de Compostela fino a raggiungere Finisterre.
Ben 1.368 chilometri percorsi in venticinque giorni, da solo e in condizioni quasi proibitive, portandosi dietro pochi indumenti, uno zaino di quattro chili, dove c’era anche posto per i bustoni della spazzatura contro le intemperie e per una piccola tenda che lui stesso si è costruito artigianalmente. Con coraggio, tenacia e spirito di sacrificio ha attraversato boschi, radure, terreni accidentati, laghetti, fiumi, sterrati e tracciati fangosi, dormendo sotto le stelle.
Anche questa volta Luigi Caringella, pensionato di Adelfia in provincia di Bari, ce l’ha fatta. “E’ stata una prova durissima, una traversata all’insegna dello sport e della fede", racconta con un filo di emozione, "ho voluto portare la mia testimonianza di atleta puro a tutti gli effetti in alcuni dei luoghi più sacri d’Europa. Ho vissuto dei momenti difficili, impegnativi. In un paio di circostanze mi sono anche perso per poi ritornare nuovamente al punto di partenza. Ma, con l’aiuto di Dio ho sempre ritrovato la strada maestra. Quando ho raggiunto Finisterre, dove secondo gli antichi saggi lì finisce il mondo, sono rimasto quasi paralizzato dalla bellezza dello scenario che mi circondava. Come vuole la tradizione, mi sono tolto gli indumenti e li ho buttati in mare in segno di purificazione”.
Luigi Caringella, che negli anni Sessanta fece parte della Nazionale dilettanti allenata da Ferruccio Valcareggi come terzino sinistro, ha cominciato la sua carriera di maratoneta una quindicina di anni fa. Fu il fratello Trifone ad incoraggiarlo e a convincerlo che fare sport in età avanzata era una sorta di elisir di lunga vita. Da allora ha percorso oltre 7 mila chilometri. Nel suo singolare palmares spiccano la maratona di New York nel 2004, le gare di Berlino e San Pietroburgo, le tre traversate nel deserto del Sinai.
Ma il suo fiore all’occhiello è senza dubbio la maratona del Sahara di 120 chilometri nel marzo del 2007. A metà percorso fu travolto e avvolto da una tempesta di sabbia. Con gli occhi arrossati, la gola arsa e un nuvolone di polvere addosso perse l’orientamento. Grazie a un orologio satellitare ritrovò la direzione giusta e giunse 135° al traguardo, provato ma felice, precedendo un campione del calibro di Orlando Pizzolato.
Luigi Caringella è davvero un atleta senza età che continua ad allenarsi ogni giorno, imperterrito, nei campi coltivati vicino al suo paese sotto il sole o con la pioggia e persino lungo i binari della ferrovia per adattarsi ai percorsi più accidentati. “Se vuoi resistere a qualsiasi tipo di difficoltà devi prepararti al meglio senza tralasciare alcun particolare”, dice con la serenità che lo contraddistingue. La sua maratona non è ancora finita perché, come ripete spesso, “io nella mia vita non mi sono mai arreso, non ho mai mollato e correre, spesso nella solitudine, mi dà una sensazione di vera libertà”.