Accattativi u sale, u sale ca ci vuole
Accattativi u sale, u sale ca ci vuole
Passa una lapa [in Italiano, è l'APE della Piaggio], a passo di lumaca, con un altoparlante piazzato precariamente,
sul tetto dell'abitacolo.
Alla guida un omaccione che sembra occupare tutto lo spazio disponibile
E il microfono vicino alla bocca per trasmettere la nenia con voce roca
Ma nessuno sembra interessarsi all'abbanniata. Forse il momento non è dei più indicati per fare scorta di sale, del sale ca ci vuole.
L'attenzione dei numerosi passanti è tutta polarizzata sulla corsa podistica che sta per svolgersi. Ohibò!, son tornate le corse podistiche e non me n’ero accorto!.
Numerosi podisti, già pronti per la corsa, in pantaloncini e maglietta (o canottiera) e il pettorale già attaccato con gli spilli compiono gli ultimi riti del pre-riscaldamento e riscaldamento e nessuno indossa la prescritta mascherina, tuttora prevista all’aperto in condizioni di non distanziamento.
Esercizi di allungamento muscolare, corsette a passo lento, per esplorare il circuito di gara, e brevi scatti veloci.
Io sono pronto da tempo, guardo gli altri con occhio divertito per cotanto impegno, forse anche un po' ironico
Non sono pronto, perché da molto tempo che non corro più, ma in fondo "Si è sempre pronti", no? Quindi, mi sento pronto.
Anche io indosso il pettorale, che emozione! Da quanto tempo!
Come giudici di gara sotto il gonfiabile ci sono i due Pini della corsa palermitana e siciliana: due miti.
Ambedue armati di megafono.
Invitano tutti a posizionarsi sulla linea di partenza.
I più furbi corrono in avanti, in modo da rientrare al momento giusto, per trovarsi poi in prima fila, pur non essendo certo tra i migliori. Altri se ne fottono, invece, e si posizionano in coda, ben contenti di non dover essere nella calca di gomiti, di braccia e di piedi scalcianti nelle prime centinaia di metri. Ma anche alcuni, in questi tempi di Covid, vogliono saggiamente evitare la calca e poi non parliamo del rischio di incorrere, mentre si sta compressi nella calca nei colpi proditori inferti dai subdoli artiglieri: in altri termini nelle nefaste bombe olfattive silenti, dalle quali non v’è alcuna protezione, e nemmeno la mascherina ci può.
Ed io sono tra questi ultimi: faccio parte della folla solo marginalmente e dal margine si può guardare molto meglio, sempre con ironia, ciò che fanno gli altri.
L'ironia non mi abbandona mai: "Mio dio! Che impegno!" Sembra che per l'80% di questi runner, correre sia tuttora una questione di vita o di morte. "Dio mio! Come si prendono sul serio! Ma dai, affrontate la vita con leggerezza! Sorridete! Ridete!"
Ed invece, no! Tutti a guardarsi in cagnesco, pronti a pestarsi i piedi a vicenda e a farsi lo sgambetto.
Conto alla rovescia a partire da 10. Proooonti! Romba la voce di uno dei Pini, dal megafono gracchiante. Attimo quasi percepibile di assoluta sospensione. e, quindi, "Viiiiiiiiiiiiiiiiiia!".
E la massa dei podsiti si mette in moto, all'inizio come un corpo unico o come un'informe millepiedi, poi la massa compatta si sgrana, qualcuno cade e si rialza, nel silenzio concentrato si leva qualche imprecazione.
Io seguo la massa. Ci sono e non ci sono, nello stesso tempo.
La mia mente fluttua al disopra dell'evento.
Seguo i miei pensieri.
Si tratta di fare due giri di circa cinque chilometri, per un totale di 10K.
Una corsa semi-cittadina come tante, niente di più, niente di meno. Ma per i molti runner qui presenti sembra che si tratti di una tenzone in cui si combatte per la vita o per la morte.
Incurante di tutto, procedo alla mia andatura lenta, le gambe pesanti come cemento.
Vado comunque.
Faticosamente arrivo quasi al termine del primo giro.
Qualcuno che non conosco mi incita
Anche se strascino i piedi e sono senza tempo di volo, cerco di darmi un contegno, ma nello stesso tempo rido come un pazzo. Che importa, in fondo?
Mi fermo a scattare qualche foto con il telefono. Voglio soltanto divertirmi.
E arrivo nella zona arrivi. Qui è stato predisposto, prima del gonfiabile un lungo tavolo con sopra i ristori, bevande specialmente, ma anche spugne intrise d'acqua.
Il passaggio tra il tavolo e la transenna è stretto ed io, innervosito, lo sposto violentemente di lato per farmi più spazio.
Poco dopo il gonfiabile, la strada che si deve imboccare per affrontare il secondo giro, fa gomito, nel punto in cui si erge un muro intonacato di bianco. Io invece di proseguire lungo il percorso come tutti fanno, mi fermo contro quel muro a correre sul posto.
Corro e corro sul posto, gli occhi fissi contro una piccola screpolature nell'intonaco.
"Ma che fai?", fa uno dei Pini, "Vai, vaiiiiii!".
Ma io non me ne do per inteso.
Continuo a zampettare sul posto.
Qualcuno dice: "Forse si è stancato del percorso, ma in fondo è sempre nel circuito di gara, no?"
Alcuni ridono e sghignazzano.
A un certo punto scatta una molla dentro di me, come se questo correre sul posto mi avesse dato la carica. E scatto in avanti.
Questa volta corro sul serio. Sento l'energia sprizzare dai miei pori, come il sudore che corre copioso.
Vado a velocità, volo per il circuito, superando persone ed ostacoli.
Quasi completo in un batter d'occhio la seconda parte del percorso di gara e arrivo nuovamente in vista del gonfiabile d'arrivo.
Mi precipito. Davanti a me la sagoma sbilenca di un podista. Mi avvento verso di lui e me lo mangio in un sol boccone. Poi, ancora un’altra podista. E’ una che incontro a volte nelle mie camminate mattutine (prima, un tempo, corse) e ogni volta che la vedevo, cortesemente le auguravo “Buongiorno”, ma lei non se ne dava per inteso e proseguiva con faccia di bronzo e occhialoni da sole a celarle il viso, una specie di mummia ambulante)
E anche costei la supero al volo.
Qualcuno del pubblico si sporge, invadendo come un invasato il percorso di gara, ed io lo supero con un balzo, agilissimo.
L'ultima parte del percorso è su di una passerella fatta di doghe di legno. in questa ultima parte, le battute dei miei piedi sono talmente frenetiche e possenti che scardino alcune delle tavole di legno che volano in aria come nella sequenza di uno dei cartoni animati Looney Tunes, che vedono l'infinito duello tra Willy Coyote e l'inafferrabile Beep Beep, senza che il primo abbia mai una sola chance di avere il sopravvento. Ma qui in quest'ultima immagine io mi sento molto Beep Beep.
Supero infine il gonfiabile ed ho finito la mia fatica.
(E il sogno va in dissolvenza)